1 - QUESTIONE CULTURALE
Negli ultimi decenni sono cambiate molte cose sul piano delle conoscenze, la Teoria di
Gaia, divenuta in pochi anni descrizione scientifica ufficiale del mondo, ci costringe a
ragionare in modo molto diverso rispetto al passato.
Se il mondo non è un oggetto degli uomini, ma un sistema fisiologico, tutte le parti sono
necessarie alla stabilità dell'intero sistema. La biodiversità si è rivelata
indispensabile alla produzione delle condizioni ambientali adatte al mantenimento della
vita sul pianeta.
Questo significa una sola cosa: il nostro modo di affrontare i problemi deve partire
dall'analisi delle necessità del sistema complessivo. Il nostro interesse principale è
la possibilità di sopravvivere e questa possibilità dipende dalla stabilità del sistema
nel suo complesso.
2 - QUESTIONE POLITICA
Stiamo vivendo un periodo molto particolare, per certi versi pericoloso, ma per molti
altri entusiasmante: quest'anno abbiamo partecipato alla più grande manifestazione per la
pace della storia, un Movimento travolgente che è maturato in pochissimi anni dal momento
in cui la globalizzazione delle multinazionali ha cominciato a manifestarsi in maniera
evidente.
E' un Movimento che sembra muoversi su contenuti culturali nuovi, non c'è più
contraddizione tra interessi individuali e interessi collettivi, tra quelli nazionali e
quelli planetari. L'energia del Movimento esprime localmente i temi globali, esprime
elementi di coerenza con le nuove conoscenze sul mondo, si rende conto che il sistema è
uno solo e che bisogna agire in sintonia con esso e le sue caratteristiche.
La forza con cui ha saputo imporre l'evidenza di alternative politiche alla guerra
all'Iraq (comunque sia andata), ne modifica sostanzialmente le qualità, non è più il
Movimento confuso e sulla difensiva delle drammatiche giornate del G8, ma è divenuto un
Movimento popolare capace di elaborare sulla base delle nuove conoscenze e proporre ai
centri di potere del mondo nuovi modi di leggere la realtà, di agire su di essa, e di
regolare diversamente i comportamenti umani.
A questo punto è in grado di presentarsi direttamente alle Istituzioni, proponendo nuove
leggi, eliminando o revisionando quelle esistenti. Se i politici non sono in grado di
farlo, o non vogliono, il Movimento può scavalcarli imponendo la propria presenza e le
proprie forme di organizzazione di massa, riaffermando che le Istituzioni sono strumenti
della collettività e non solo di una sua parte.
L'attacco diretto alle Istituzioni si può configurare come l'utilizzo di quelle forme di
Democrazia diretta previste dalla nostra Costituzione. Cioè dalla difesa della legalità
e dei diritti nelle piazze, all' imposizione di nuove normative cui i governanti di turno
devono necessariamente dare risposta. Una classe dirigente che ha confuso una Nazione con
un'azienda privata e che sta tentando di stravolgere le stesse regole della nostra
Democrazia può essere costretta su posizioni di difesa.
3 - PROPOSTA AL MOVIMENTO
Riprendersi il diritto-dovere di riscrivere le leggi e di riappropriarsi delle
Istituzioni. Questo il Movimento lo sta già facendo, sono in atto, da diversi mesi,
campagne di raccolta firme su vari argomenti: diritti, lavoro, salute, ambiente. La novità della nostra proposta non è nell'uso dello strumento
referendario ma nel suggerimento di organizzare pacchetti di Referendum per settori di
intervento: la privatizzazione dell'acqua, l'inquinamento
elettromagnetico, gli Ogm, la caccia, sono tutti temi riconducibili ad un unico pacchetto
sull'ambiente. Questa logica permetterebbe la concentrazione
delle forze necessarie per raggiungere il quorum, lavorare per un
referendum significherebbe lavorare contemporaneamente per tutto il pacchetto. Se i temi
di un pacchetto fossero 4 o 5, le forze a disposizione di ogni tema diventerebbero 4 o 5
volte superiori. Non solo, concentrando le forze e agendo per settori, la logica politica
muterebbe: affrontare 4 o 5 temi sull'ambiente significherebbe concentrare l'attenzione
sulla mentalità con cui la classe dirigente si relaziona con l'ambiente nel suo complesso
e dunque sulla necessità di intervenire modificando il nostro stesso atteggiamento
sull'intero settore. La nostra attenzione anche ad uno solo dei referendum compresi nel
pacchetto, svilupperebbe un atteggiamento di attenzione sulla nostra relazione con
l'intero ambiente. Lo stesso vale per tutti gli altri
argomenti.
4 - IN CONCLUSIONE
La situazione che abbiamo tentato di delineare nelle righe precedenti ci induce ad alcune
riflessioni: esistono nuove conoscenze sul mondo, esiste un Movimento popolare capace di
pensare in maniera più coerente con le nuove conoscenze, esiste una classe dirigente
incapace di adattarsi e che si oppone alle nuove necessità che la storia sta proponendo
(diritti dei popoli ecc.), questa classe attacca su fronti che danneggiano
contemporaneamente uomini, popoli, animali e ambiente. In altre parole questa classe non
rappresenta più l'intera umanità, ma solo se stessa. I valori culturali che l'hanno
sostenuta fino a questo momento vengono sostituiti da nuovi valori condivisi e
riconosciuti come validi dalla maggioranza delle popolazioni. Sono gli stessi valori che
derivano da una concezione sistemica del pianeta: insomma sta nascendo una nuova
concezione del mondo basata sulla collaborazione e la sinergia tra parti diverse.
Perché non lavorare insieme sviluppando tutte le energie possibili?!
5 - ABOLIRE LA CACCIA
La questione caccia è stata fino ad ora affrontata soltanto dal punto di vista
esclusivamente umano:
a - Un atteggiamento etico che rifiuta l'uccisione di animali come atto crudele e inutile
nei confronti delle altre forme di vita;
b - Un atteggiamento utilitaristico che sostiene la proprietà dell'uomo sull'intera
natura e dunque la necessità di salvaguardare il nostro patrimonio comune del quale fanno
parte anche tutte le altre specie animali.
Questo modo di porsi il problema è facilmente riconducibile alla cultura che informa
tutta la nostra vita e che si esprime in ogni nostra scelta quotidiana, la nostra cultura
è conseguenza della nostra immagine del mondo e l'immagine del mondo è ancora oggi
quella cartesiana, il meccanicismo.
Dunque nei due modi di affrontare il problema, quello etico e quello utilitaristico, è
comunque determinante la valutazione, o meglio, la volontà dell'uomo.
Ma se le nuove conoscenze ci dicono che l'intera vita sul pianeta dipende dalla
biodiversità, indipendentemente dalla volontà umana, la caccia non si può praticare.
Essa contribuisce ad intaccare le basi su cui poggia la nostra stessa possibilità di
vivere, riducendo la biodiversità, essa diminuisce la capacità di sopravvivenza
dell'intero sistema vivente.
La caccia non è un'attività sostenibile! Occorre abolirla e vietarla come pratica umana
di attentato alla stessa sopravvivenza dell'uomo sulla terra, in particolare quando si
limita ad attività esclusivamente ludica e di interesse individuale!
Negli ultimi anni, tutte le Associazioni venatorie, attraverso svariate forze politiche,
hanno adottato una politica estremamente aggressiva di attacco generalizzato ai limiti
imposti alla caccia da leggi nazionali ed europee.
Abbiamo assistito allo sfondamento sfacciato delle condizioni che regolavano un
"prelievo" misurato, a tutti i livelli istituzionali: comuni, province, regioni.
Ma le risposte delle Associazioni ambientaliste e animaliste, in qualche caso, sono
riuscite a tamponare i problemi appellandosi alla legge nazionale.
Ed ecco allora l'attacco finale, lo svuotamento della Legge nazionale 157/92 che regola
l'attività venatoria. A questo punto l'aggressione è generale, su tutti i piani, in
tutte le Istituzioni.
E' possibile un'unica risposta, coerente con le nuove conoscenze, coerente con il
mantenimento della vita sulla Terra, coerente con le scelte del Movimento: proporre un
referendum nazionale per l'eliminazione definitiva della caccia, scelta condivisa dalla
maggioranza della popolazione in base a tutte le indagini demoscopiche.
FIRMA LA PROPOSTA!
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