c Ambinete: Bangkok, è ora di pensare al bene comune - 13/10/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 13/10/2009]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Ansa.it]
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Ambinete: Bangkok, è ora di pensare al bene comune

Alla fine della maratona dei colloqui di Bangkok, si delineano le linee guida di un futuro patto piu' ampio sul clima. A dirlo e' l'Onu, invitando le nazioni piu' ricche a non affossare il protocollo di Kyoto e a non eludere i necessari tagli alle emissioni di gas serra. Le Nazioni Unite, con queste due settimane di lavoro, hanno cercato di convogliare tutte le nazioni nella 'lotta comune' contro i cambiamenti climatici, ricordando ai delegati dei circa 180 paesi convenuti nella capitale thailandese, che e' rimasto poco tempo per mostrare piu' determinazione nell'impegno di arrestare il rapido riscaldamento della Terra. ''Tutti gli ingredienti per il successo sono ora sul tavolo e cio' che dobbiamo fare ora e' un passo indietro rispetto agli interessi particolari, e far si' che l'interesse comune prevalga'', ha detto alla stampa Yvo de Boer, capo della segreteria Onu sui cambiamenti climatici. I colloqui di Bangkok sono l'ultima importante sessione di negoziati prima della conferenza di Copenaghen prevista dal 7 al 18 dicembre prossimi, in cui si cerchera' di trovare un accordo piu' ampio per espandere o rimpiazzare il protocollo di Kyoto del 1997, attualmente la maggiore arma in mano alle Nazioni Unite per contrastare i cambiamenti climatici. I delegati convenuti a Bangkok hanno passato le ultime due settimane per mettere a punto il testo e le opzioni della bozza che costituira' la base di un nuovo accordo destinato, nelle speranze, a trasformare l'economia globale e prevenire il pericoloso riscaldamento del pianeta. I colloqui - a detta degli osservatori - hanno segnato progressi sulla strada di aiutare le nazioni piu' povere a fronteggiare gli effetti dei cambiamenti climatici e a spostarsi verso un'economia basata su un'energia pulita, nonche' a stabilire i meccanismi per raccogliere e distribuire i fondi necessari. Ma rimane il punto ostico della quantita' di fondi da destinare alle nazioni piu' povere e la dimensione dell'impegno dei paesi ricchi a tagliare le proprie emissioni di gas serra: due argomenti chiave che, secondo l'Onu e i paesi in via di sviluppo, stanno rallentando i progressi verso un accordo definitivo. ''Sul finanziamento, tutte le nazioni industrializzate sono 'dispersi in azione', lamenta Aldem Mayer della 'Union of Concerned Scientists', chiedendo agli Stati Uniti ''di montare a bordo''. Secondo diversi analisti, Copenaghen avra' successo solo se i leader mondiali saranno pronti a decisioni dure. ''E' sempre piu' chiaro che un reale progresso in questi negoziati richiede un fondamentale impegno a livello politico'', dice Elliot Diringer, del Pew Center sul clima di Washington. A Copenaghen ci sara' anche Barack Obama? Sono in molti a sperarlo. Insignito oggi del premio Nobel per la pace il presidente Usa - che ricevera' il premio, viene sottolineato, il prossimo 10 dicembre - a giudizio unanime, potrebbe dare la spinta necessaria per chiudere con successo la complessa trattativa sul clima.

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