c Anteprima dell'intervista a Jeremy Rifkin - 22/07/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 22/07/2009]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Rinnovabili.it]
[Autore: Carlo Alberto Pratesi]
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Anteprima dell'intervista a Jeremy Rifkin
Un’interessante intervista al ricercatore americano, rilasciata alla Fondazione Barilla, grazie alla quale Rinnovabili.it è in grado di anticiparvi alcuni brani

Grazie alla cortesia di “Barilla Center for Food and Nutrition”, siamo in grado di anticiparvi alcuni brani di un’interessante intervista a Rifkin, raccolta da Carlo Alberto Pratesi. L’argomento è, ovviamente, molto centrato sulle problematiche dell’alimentazione e in particolar modo al ciclo produttivo e al consumo della carne. Si parla degli allevamenti ma anche delle conseguenze per l’uomo e per la flora e la fauna del pianeta. Potrete visionare il video dell’intervista in versione integrale da lunedì prossimo sul sito della Barilla Center for Food and Nutrition

Carlo Alberto Pratesi – Negli ultimi tempi ho letto molti dei suoi libri (“End of work”, “The age of access”, “Biotech century”, ecc..) ma solo pochi giorni fa ho letto “Beyond Beef: The Rise and Fall of the Cattle Culture” centralizzato sui problemi riguardanti l’ambiente, la società e la salute causati dal nostro errato stile di nutrizione. Ho notato che è stato scritto almeno 20 anni fa. Sembra così contemporaneo! Vuol dire che nulla è cambiato da allora? La carne è ancora una delle maggiori cause dei nostri problemi?

Jeremy Rifkin – Certamente lo è e nessuno vuole parlarne. Ho scritto quel libro nel 1991 e a quel tempo la questione era abbastanza controversa. L’Associazione Americana degli Allevatori e l’industria della carne bovina aveva creato una campagna attraverso il paese per ostacolare la pubblicazione di questo libro. La cosa interessante è che è ancora contemporaneo perché ora stiamo affrontando una crisi globale senza precedenti, siamo di fronte al disfacimento dell’economia mondiale, ad una crisi energetica e agli impatti in tempo reale dei cambiamenti climatici. Naturalmente al centro della discussione c’è il modo in cui viene gestita l’agricoltura. Il fatto è: il cambiamento climatico potrebbe essere un momento determinante per le nostre forme viventi, potremmo essere sul ciglio della nostra potenziale estinzione alle soglie dei prossimi secoli. Non c’è mai stato un momento simile a questo nella storia dell’umanità e siamo addormentati su questo punto di svolta, ma nel presente l’agricoltura deve prevalere.
Ci sono molti dibattiti nel mondo riguardanti il biossido di carbonio, CO2, e sappiamo che i nostri edifici utilizzano per la maggior parte combustibile fossile e producono in maggioranza CO2, circa un terzo della CO2 che va in atmosfera proviene dagli edifici. Siamo anche allertati circa i trasporti, i veicoli utilizzano un’enorme quantità di petrolio e generano il surriscaldameto globale. Quello su cui la gente non viene allertata è che l’agricoltura e soprattutto l’industria della carne bovina generano più riscaldamento globale che tutti i veicoli mondiali messi insieme. In realtà la Numero 1 delle cause del riscaldamento globale sono gli edifici, la Numero 2 è la produzione ed il consumo di carne e la causa Numero 3 è il trasporto mondiale.

C.A.P. – Considerando che il problema attualmente dovrebbe essere ben conosciuto, e grazie anche al suo libro, l’opinione pubblica generale è allertata riguardo tali tematiche, ha notato alcune iniziative positive promosse dalle istituzioni a livello locale o globale? O la lobby degli allevatori è ancora troppo forte? Dopo 18 anni, è ottimista? Siamo alla caduta finale dell’allevamento del bestiame?

J.R. – Mr Pachauri ha ricevuto il premio Nobel per la pace, con Mr Gore, due anni fa. Gli è stato chiesto: Qual è la prima cosa che i consumatori mondiali potrebbero fare per fronteggiare i cambiamenti climatici? – lui rispose: “Ridurre il consumo di carne”, nessuno ne colse l’importanza. Paul McCarthney ne parlò, deceduta sua moglie Linda, scrisse una promozione al mio libro, per la British edition. Ora abbiamo un primo ministro, Mr. Gabriel, Ministro dell’Ambiente tedesco, che ne ha parlato: incoraggia la Germania perché per cultura è una grande consumatrice di carne. Ma nel mio paese, il presidente Obama non ne ha mai parlato, nessun membro del congresso, nessun membro dell’amministrazione, nessuno lo ha fatto. Così abbiamo una grave crisi, questa crisi produttiva nel settore dell’alimentazione rappresenta una crisi in altri settori a causa dell’indrustria agricola. Abbiamo ammassato i nostri animali – il nostro bestiame, i suini, gli ovini ed il pollamme sono nutriti in condizioni industriali tutt’altro che salubri. Il risultato è la diffusione di virus e malattie. E quando sono in ambienti chiusi – maiali, pecore, bestiame sono trattati in maniera oltraggiosa, nessuno che abbia visto tali realtà potrebbe continuare a mangiare della carne, ma quello che sta succedendo ora è che i virus si stanno diffondendo e stanno mutando al punto da attaccare anche la popolazione umana. Un esempio: il nuovo virus della febbre suina sta attraversando il mondo.

C.A.P. – Probabilmente sarà difficile cambiare cultura, senza il supporto personale di ogni singolo consumatore che potrebbe essere il motore vincente per investire nella comunicazione per guidare la popolazione verso sistemi di alimentazione alternativi con basso consumo di carne.

J.R. – Lei sa che ora esiste una discussione diffusa nelle scuole e nelle case e tra i consumatori riguardo la riduzione dei consumi energetici negli edifici, l’aumento dell’efficienza energetica ed il riciclaggio dei rifiuti. Si parla di una maggiore efficienza nelle automobili, dell’incentivazione ad acquistare macchine che consumino meno. Ma non abbiamo dibattiti a livello scolastico, familiare e politico circa la riduzione dei consumi di carne. Attualmente parliamo di tasse sul carbonio ma non di tassare il metano. Se possiamo introdurre una carbon tax perchè non parlare di un’imposta sull’allevamento o di una sulla carne?

C.A.P. – Ho letto una recensione sulla versione italiana del suo libro scritta da Michael Prowse, giornalista del Financial Times. “Sono decenni che Rifkin ha un confronto/scontro con l’opinione pubblica…” quindi probabilmente potrei chiederle cosa accadrà in futuro, soprattutto per ciò che concerne l’alimentazione.

J.R. – Abbiamo una grave crisi, un dissolvimento globale dell’economia, una crisi energetica e cambiamenti climatici in atto che impattano sull’agricoltura. Ciò sta creando ‘la tempesta perfetta’ e noi siamo nell’occhio del ciclone e non so se riusciremo a placarlo perchè non abbiamo mai visto nulla di simile nella storia dell’umanità. Quello di cui abbiamo bisogno è un piano economico, che possa avere il potenziale di indirizzare questa crisi. Ho messo in luce un piano industriale rivoluzionario, per condurci ad un nuovo regime energetico basato sulle fonti rinnovabili di energia: quel piano è diventato il piano energetico a lungo termine dell’Unione Europea, non ancora degli USA o del mondo intero, ma l’Unione Europea oggi sta conducendo l’economia mondiale…

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