c Nuovi paradigmi per una nuova economia - 10/06/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 10/06/2009]
[Categorie: Decrescita ]
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Nuovi paradigmi per una nuova economia

“Fino a non molto tempo fa chi parlava di crisi era puntualmente bollato come una cassandra”, scrive Carlo Petrini nell’introduzione all’ultimo libro di Vandana Shiva, Ritorno alla terra. “Oggi, invece, ‘crisi’ sembra diventata la parola d’ordine, rimbalza dappertutto: perché la crisi, o meglio le crisi, sono più che mai evidenti.” Inevitabilmente di crisi si è parlato anche a Terrafutura 2009, la fiera-convegno dedicata alle buone pratiche del vivere e dell’agire quotidiano, nel corso di vari incontri.

In uno di essi, intitolato “La crescita non c’è più: costruiamo nuove economie e nuovi modelli di benessere”, varie personalità del mondo dell’economia, dell’ambientalismo e della politica hanno cercato di spiegare nuovamente le cause della crisi, nelle sue varie sfaccettature, ma anche di porre a confronto le idee per l’individuazione di una soluzione, per un rinnovamento della società, dell’economia e degli stili di vita attuali.

Wolfgang Sachs, ricercatore del Wuppertal Institute in Germania, noto sociologo autore di numerosi libri, ha sottolineato come la crisi si presenti con una doppia natura: economica ed ecologica. In entrambi i casi, a provocarla è stato un eccessivo e scellerato prelievo di risorse, un prestito che gli uomini hanno chiesto al futuro pur con la precisa consapevolezza che non sarebbero stati in grado di restituirlo.

Di conseguenza, ci troviamo oggi in una situazione in cui le risorse e le possibilità sono molto scarse, mentre le aspettative della gente elevate (in taluni casi anche eccessive).

“Dato questo quadro di partenza”- spiega Sachs -“le vie che si possono percorrere sono quattro:

Esclusione - Per non rinunciare alle proprie pretese, si cerca di limitare quelle degli altri: ciò si traduce nella legge del più forte che si impone sul più debole e perpetra un’esclusione sociale.

Espansione (rischiosa) - Non essendo disposti a rinunciare ad alcunché, ci si illude di poter ancora comunque crescere e si procede irresponsabilmente adottando soluzioni che non possono essere tali, talvolta optando per tecnologie pericolose. Ad esempio, si ricorre nuovamente al nucleare, pubblicizzandolo come fosse la manna dal cielo e proponendolo persino sotto la bandiera dell’ecologismo. O anche si arriva a pensare che si debbano modificare le piante o intervenire sugli oceani in modo che essi assorbano una quantità maggiore di CO2.

Efficienza - Le risorse sono scarse ma anche male utilizzate: un uso più intelligente e uno sviluppo tecnologico nella direzione dell’efficienza possono permetterci di reagire alla crisi.

Deficienza - Poiché non possiamo soddisfare le esigenze di tutti i popoli mantenendo l’attuale stile di vita dei paesi del nord del mondo, dobbiamo rivedere le nostre aspirazioni, le nostre pretese e operare una scelta di sobrietà.”

Terrafutura nel programma culturale, negli incontri, come nella sezione espositiva di aziende e associazioni si pone tra efficienza e deficienza: le varie proposte sono, infatti, orientate tanto ad un uso più saggio e razionale delle risorse quanto alla sperimentazione di pratiche di solidarietà, condivisione, sobrietà, decrescita.

Approfondendo ulteriormente la questione ambientale, Susan George, economista statunitense, presidentessa del Transnational Institute di Amsterdam nonché vicepresidentessa di Attac France, ha messo in evidenza come l’uomo abbia alterato gli equilibri della biosfera. “Il nostro pianeta”- afferma George - “è in generale in grado di adeguarsi ai cambiamenti, ma attualmente ciò non risulta possibile perché gli esseri umani stanno accelerando troppo i processi rispetto a quelli naturali. Il pianeta si riscalda troppo rapidamente, di conseguenza le riserve di ghiaccio permanente si sciolgono a ritmo continuo. La varietà biologica della Terra sta diminuendo paurosamente: il tasso di estinzione delle specie viventi è calcolato essere al momento circa cento volte maggiore di quello naturale.”
Susan George sostiene che l'uomo nel corso degli ultimi decenni abbia alterato molto gli equilibri della bosfera"Del resto”- continua George - ogni 20 anni raddoppia la percentuale di risorse che la nostra specie prende dal pianeta. Vent’anni fa ci impossessavamo del 20%, ora siamo al 40%; se continuiamo in questo modo tra vent’anni preleveremo ben l’80%: per le altre specie non rimarrà alcunché.” Evidentemente un sistema del genere non può sopravvivere. Non abbiamo scelta: l’impianto dell’economia globale attuale deve modificare. Il capitalismo è arrivato al capolinea.

“Il cambiamento può avvenire solo attraverso una delle seguenti quattro strade: produrre in modo più efficiente diventa più economico e, quindi, più conveniente per le aziende e gli investitori; le leggi obbligano al cambiamento, ponendo ingenti tasse per l’inquinamento, gli oneri ambientali, lo smaltimento, ecc; il non adeguamento alle richieste determina un danno d’immagine per l’impresa, con conseguente perdita di clienti/consumatori; si manifesta un vero e proprio cambiamento delle concezioni, i valori, i miti a cui le società si ispirano.”

Quest’ultima è la via più complessa e meno rapida, ma di sicuro la più auspicabile, perché è l’unica in grado di produrre un cambiamento reale, sostanziale e duraturo. Occorre dunque inventare e stabilire un nuovo paradigma per le società e per il sistema economico globale, fondato su principi e valori differenti da quelli che li hanno innervati fino ad ora, basati sul capitalismo, la produttività, la crescita infinita, l’individualismo e l’egoismo.

A proposito di ciò, Euclides Mance, filosofo e scrittore brasiliano, in qualità di collaboratore della Rete Brasiliana di Socioeconomia Solidale, ha presentato l’esperienza delle reti di economia e collaborazione solidale, che si stanno sviluppando da alcuni anni in Brasile. Agli ideali di profitto, individualismo e speculazione, si sostituiscono pratiche di collaborazione e cooperazione, microcredito e mutua assistenza. Si costituiscono circuiti in cui fluiscono i beni, i servizi e le informazioni prodotti dalle realtà dell’economia solidale, in modo che queste si possano sostenere a vicenda, creando gli spazi e i modi di un’economia diversa.

Nell’ambito di queste reti viene riscoperta la dimensione di relazione tra i soggetti economici, che collaborano e scambiano risorse e conoscenze; il lavoratore ha un ruolo centrale, per cui si dà grande importanza alle condizioni in cui opera, alla sua salute, la formazione e il benessere privato. Altrettanta importanza viene riconosciuta all’ambiente: il rispetto per l’ecosistema che ci ospita e ci nutre è alla base di molte scelte.

Le reti di economia sociale, inoltre, praticano la partecipazione democratica di tutti i membri ai processi decisionali e alla definizione delle linee guida della loro economia. Perché la pratica della vera democrazia viene vista nella definizione comune degli obiettivi e degli investimenti nei quali si riverserà il denaro della comunità o gruppo sociale in questione.

“L’economia e la collaborazione solidale possono diventare le strategie di organizzazione di una società post-capitalista” afferma Mance. “Si tratta di creare reti nelle quali unità di produzione e consumo generano occupazione e reddito, rafforzano l’economia e la partecipazione locale e, soprattutto, producono un’autonoma trasformazione culturale della società in grado di affermare una visione etica e solidale del mondo.”

Se apprezzabili senza dubbio per la loro vitalità e come esperienze in grado di lanciare segnali nuovi e provare percorsi differenti, restano comunque dubbi su come schemi di tal tipo possano essere applicati a grandi economie nazionali e internazionali e, soprattutto, come si possa invertire la rotta nei sistemi delle grandi potenze economiche mondiali.

E’ indubbio che ci sia ancora molta strada da percorrere, ma le soluzioni possono essere elaborate solo sul campo, partendo da idee concrete da sviluppare via via su scale diverse. “Queste crisi vanno viste come un’opportunità per scatenare la nostra creatività”, ha dichiarato più volte Vandana Shiva (assente sospirata a Terrafutura). Cerchiamo di coglierla, questa occasione. Chi comincia?

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