c Sfida del secolo - 21/03/2007 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 21/03/2007]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Econews]
[Autore: Redazione Econews]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google

Econews - Portale della Federazione dei Verdi

Sfida del secolo
Fino a 2.000 litri per produrre un kg di grano. Ma il problema dell’acqua nel mondo si può risolvere. Parla Diouf della Fao

"Non esagerano quelli che definiscono la scarsità d’acqua la sfida del secolo. Un recente dibattito in Australia sulla proposta di riciclare le acque reflue in acqua potabile, il lento prosciugamento di enormi bacini idrografici, come il Lago Ciad in Africa o il lago Aral in Asia, i milioni di persone che lottano ogni giorno per coltivare la terra in regioni colpite dalla siccità in Asia, Africa ed America latina, sono tutti segnali della necessità irrimandabile di preservare e fare un uso più produttivo delle risorse idriche del pianeta".

 

Lo scrive Jacques Diouf, direttore della FAO, in un intervento pubblicato su Repubblica. "Il tema della Giornata Mondiale dell'Acqua di quest’anno (22 marzo) ‘Fronteggiare la scarsità d´acqua', vuole essere una chiara e categorica chiamata all’azione", aggiunge Diouf.

 

"L’agricoltura è la più grande consumatrice d’acqua" e per la FAO "sarà la prima a dover trovare delle soluzioni ad una domanda globale in continuo aumento perché consuma circa il 70 per cento dell’acqua che viene utilizzata al mondo. E questa percentuale sale sino al 95 per cento in molti paesi in via di sviluppo, dove si trovano circa tre quarti di tutte le terre agricole irrigue".

 
Diouf spiega che "per migliorare la situazione alimentare gli agricoltori dovranno allora trovare il modo di produrre più cibo con proporzionalmente meno acqua. In media, secondo la FAO, occorrono da 1.000 a 2.000 litri per produrre un chilo di grano, e da 13.000 a 15.000 litri per produrre la stessa quantità di carne da bovini alimentati con cereali".

 
Di contro la quantità di acqua potabile "di cui ha bisogno quotidianamente un essere umano si aggira appena tra i due e i cinque litri", ma la cifra che se ne va in media "ogni giorno è di 2.000 litri di acqua a persona. Ne consegue che l’effettivo consumo
giornaliero d’acqua a persona è 1.000 volte superiore alla quantità stimata dell’acqua che beviamo".

 

"Per riuscire a stare al passo con l’accresciuta domanda di cibo, e anche tenendo conto di un aumento nella produttività delle risorse idriche, si stima che per il 2030 dovrà destinarsi all’agricoltura un 14 per cento in più d’acqua per riuscire ad ottenere quell’incremento del 55 per cento necessario per compensare l’aumento della popolazione".

 
La penuria d’acqua "è più acuta nelle zone aride del pianeta, dove vivono oltre 2 miliardi di persone, nonché la metà di tutti i poveri del mondo. Vi è grave scarsità d’acqua in Medio Oriente e Nord Africa, ma anche in Messico, Pakistan, Sudafrica e larga parte della Cina e dell’India".


La FAO, spiega ancora Diouf, "è a favore di progetti di irrigazione su piccola scala a livello di villaggio, che impiegano tecnologie relativamente semplici ed a basso costo che possono essere utilizzate dai piccoli contadini. Paesi molto diversi tra loro come Sudafrica, Turchia e Messico si sono orientati verso questo tipo di programmi d’irrigazione".

 

A livello mondiale, ricorda ancora il direttore della FAO, "sono oltre 1 miliardo e 100 milioni le persone che non hanno accesso sufficiente all’acqua potabile e 2.6 miliardi non dispongono di servizi igienici adeguati. E non è un caso che ogni giorno 3.800 bambini muoiono per malattie associate alla mancanza di acqua potabile e di servizi igienici degni di questo nome".

 
Diouf spiega un concetto significativo: "Non tutti i paesi hanno accesso diretto all’acqua di cui hanno bisogno per produrre il cibo necessario alla popolazione. Il mercato internazionale delle derrate rappresenta quindi un importante veicolo per esportare ‘acqua virtuale’ dai paesi esportatori di prodotti alimentari, con abbondanti risorse idriche, ai paesi importatori di alimenti con scarsezza d’acqua. Uno studio della FAO stima, per esempio, che per coltivare il cibo che viene importato nel Medio Oriente sarebbero necessari 86,5 km3 di acqua - l’equivalente del flusso annuale del Nilo nella regione".

 

Quindi per Diouf "il commercio di acqua virtuale non solo è potenzialmente benefico per il paese importatore ma anche per la gestione globale dell’acqua perché i cereali, che sono una delle principali esportazioni, possono essere prodotti con minor impiego d’acqua in paesi che hanno un’alta produttività delle risorse idriche. In secondo luogo, poiché buona parte dei cereali importati è prodotta in zone non irrigate a clima temperato, per la loro coltivazione si ‘consuma’ solo l’umidità del terreno, e non l’acqua di superficie o le falde sotterranee che potrebbero destinarsi ad altri usi".

 

"Trasformare questa capacità in risultati concreti - conclude il direttore della Fao - richiede però volontà politica, risorse finanziarie e cooperazione internazionale".



Redazione
21 marzo 2007

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google