c Allarme di Amnesty: «Senza new deal la recessione si trasformerà in ulteriore repressione e sfruttamento» - 28/05/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 28/05/2009]
[Categorie: Pace ]
[Fonte: Greenreport.it]
[Autore: Diego Barsotti]
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Allarme di Amnesty: «Senza new deal la recessione si trasformerà in ulteriore repressione e sfruttamento»

«Il mondo ha bisogno di un nuovo tipo di leadership, di un new deal dedicato ai diritti umani: ha bisogno non di promesse di carta ma di azioni e impegni concreti per disinnescare la bomba a orologeria, di investire nei diritti umani quanto s´investe nell´economia. Miliardi di persone sono private di sicurezza, giustizia e dignità. La crisi che le colpisce ha a che fare con la mancanza di cibo, di lavoro, di acqua potabile, di terra e di alloggio ma anche con l´aumento di disuguaglianza, xenofobia, razzismo, violenza e repressione».

Con queste parole Christine Weise, presidente della sezione italiana di Amnesty international ha presentato il rapporto annuale 2009 dell’associazione, sottolineando ancora una volta come la crisi economica sia solo la punta visibile di una crisi che mina l’esistenza dell’uomo sulla terra e l’esistenza della terra stessa, sempre più consumata e sempre peggio governata nella redistribuzione delle sue risorse naturali, non più ‘diritti’ di ciascun abitante, ma ‘bisogni’ per alcuni abitanti.

Tra gli effetti più evidenti di questo modello economico che in nome della crescita senza se e senza ma calpesta i diritti di milioni di persone, Weise ha citato la negazione alle comunità indigene del diritto fondamentale a una vita dignitosa, nonostante la crescita economica in paesi come Brasile, Messico e India; gli sgomberi forzati di centinaia di migliaia di persone da insediamenti abitativi precari o terreni agricoli, in nome dello sviluppo economico; il vertiginoso aumento dei prezzi, che ha provocato altra fame e altre malattie e, in paesi come Corea del Nord, Myanmar e Zimbabwe, l´uso del cibo come arma politica; la reazione alla pressione migratoria da parte dei paesi di destinazione e di transito, che hanno adottato politiche ancora più restrittive, con l´Europa a indicare il cammino in collusione con governi come Mauritania, Marocco e Libia.

«Osserviamo nel mondo crescenti segnali di rivolta e violenza politica. Il rischio è che la recessione porti con sé maggiore repressione – ha continuato Christine Weise - Lo abbiamo già visto in Tunisia, Egitto, Camerun e altri paesi africani, quando i governi hanno stroncato duramente le proteste contro la situazione economica, sociale e politica. L´impunità della polizia e delle forze di sicurezza è risultata dominante. La Cina e la Russia sono la prova che all´apertura dei mercati non è corrisposta l´apertura delle società».

Mentre si concentrano sui tentativi di rianimare l´economia globale, i leader del mondo trascurano quei conflitti mortali, alimentati quasi sempre dalla fame di energia e di materie, che producono violazioni dei diritti umani di massa. «Da Gaza al Darfur, dall´est della Repubblica Democratica del Congo al nord dello Sri Lanka – si legge nel rapporto di Amnesty international - il costo umano dei conflitti è risultato orrendo e la blanda risposta della comunità internazionale è stata scioccante. Le crisi sono interconnesse tra loro: ignorarne una per concentrarsi su un´altra non fa altro che aggravarle entrambe. La ripresa dell´economia non sarà equa e non durerà a lungo se i governi non porranno fine alle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà e se non fermeranno i conflitti armati che generano nuove violazioni» ha puntualizzato Weise.

Sottolineando come la crisi economica abbia creato un urgente bisogno di cambiamento, Weise ha annunciato il lancio di una nuova campagna globale di Amnesty international, che intende affrontare e fermare le violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. In Italia, la campagna si chiamerà “Io pretendo dignità”.

«La povertà è caratterizzata da privazione, disuguaglianza, ingiustizia, insicurezza e oppressione, cioè da una serie di fattori che insieme erodono il primo dei diritti umani: la dignità di ogni essere umano. Quasi 50 anni fa, Amnesty international venne creata per chiedere il rilascio dei prigionieri di coscienza. Oggi noi pretendiamo dignità per i prigionieri della povertà, affinché possano cambiare la loro vita. La nostra campagna porterà i diritti umani al centro del dibattito sulla povertà e, quello che c´interessa ancora di più, al centro delle soluzioni per contrastare la povertà e per restituire la dignità a ogni essere umano» ha concluso Weise.

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