c Il modo giusto per uscire dalla crisi? - 27/05/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 27/05/2009]
[Categorie: Decrescita ]
[Fonte: Decrescita.it]
[Autore: Mauro Bonaiuti, Joan Martinez Alier, Francois Schneider]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Il modo giusto per uscire dalla crisi?
Siamo sicuri che la Obamaeconomics sia il solo modo per uscire dalla crisi? Ad un anno dalla conferenza di Parigi sulla decrescita, Mauro Bonaiuti, Joan Martinez Alier (ex presidente dell'International Society of Ecological Economics) e Francois Schneider hanno lanciato un appello – rivolto innanzitutto ai responsabili di governo, ma anche a coloro che sono impegnati nelle istituzioni per la tutela ambientale e sociale e nelle ong - sottolineando che potrebbe esserci un'altra via.

Gli economisti del Fondo Monetario Internazionale e gli esperti delle più prestigiose istituzioni internazionali non sono stati capaci di prevedere la crisi economica che stiamo attraversando. Tuttavia, oggi, gli stessi esperti, pur con accenti diversi, non hanno dubbi sulla ricetta per uscire dalla crisi: ritornare alla crescita economica.
Ci è stato spiegato che la crisi è venuta a seguito dell'esplosione della bolla speculativa legata ai mutui subprime. In altre parole la crisi economica è dovuta agli eccessi nella creazione del debito. Tuttavia, in risposta alla crisi, i leaders delle economie globali hanno creato il più grande debito che la storia economica ricordi. Ma come ha spiegato Frederick Soddy già negli anni Venti, il debito è una “richiesta di ricchezza reale” in altre parole la creazione di debito spinge la società verso una maggiore produzione di beni e servizi per ripagare quel debito. Tuttavia, come ha mostrato Georgescu-Roegen, tale produzione di ricchezza è limitata dall'ammontare di bassa entropia disponibile, in altre parole, dai limiti biofisici del pianeta.
Questa crisi, dunque, non è solo finanziaria ma è anche ambientale. Non dimentichiamo che nel Luglio 2008 il prezzo del petrolio superò i 140 dollari al barile, riducendo le aspettative di profitto ed innescando, secondo alcuni, la crisi finanziaria.
Tuttavia le politiche contro la crisi prevedono investimenti per aumentare la capacità produttiva, attraverso sussidi per produrre automobili, bulldozer, TIR, aerei, che dovrebbero contribuire a rendere più “verdi” queste industrie. Ma “bulldozer verdi” continueranno ad estrarre risorse naturali, le automobili “verdi” continueranno ad incrementare il traffico e l'inquinamento, i “TIR verdi” continueranno a trasportare merci in tutta Europa.
La crisi che stiamo attraversando è anche una crisi sociale. Novanta milioni di persone sono scivolate sotto la soglia dei due dollari al giorno (nel 2008) secondo le stime della Banca Mondiale. Milioni sono i posti di lavoro perduti in Europa, in particolare tra i lavoratori precari. Ma la risposta alla crisi invoca ancora maggiore produttività del lavoro per una competizione ancora più selvaggia. Tuttavia maggiore produttività non significa forse un numero minore di lavoratori per produrre lo stesso ammontare di beni e servizi?
La crisi è anche una crisi sociale legata alla concentrazione di ricchezza nella parte sviluppata del mondo. E come via di uscita dalla crisi i governi incentivano la crescita economica e sostengono i grandi colossi industriali e finanziari nella parte più ricca del mondo.
D'altra parte, grazie alla riduzione nella produzione e nei consumi, in particolare di petrolio, abbiamo registrato in questi mesi un incremento significativo nella diffusione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico, oltre che, in molti paesi, una riduzione nelle emissioni di CO2. Questo è avvenuto dopo anni venti anni di insuccessi delle politiche ambientali improntate alla crescita e allo sviluppo sostenibile che hanno significato, come noto, un incremento nel consumo totale di materia energia e delle relative emissioni.
I più accreditati analisti prevedono il raggiungimento a breve del picco nella produzione di un numero significativo materie prime fondamentali, incluso il petrolio. Tuttavia , come via di uscita dalla crisi, i governi stanno promuovendo incrementi nella produzione e nel consumo. L'interrogativo rimane: che cosa accadrà quando la domanda di questi beni riprenderà a salire?

Siamo veramente sicuri che questa sia la via giusta per uscire dalla crisi?

Politiche di matrice neokeynesiana - tese a sostenere la domanda aggregata e i consumi - possono essere utili nella fase acuta della crisi, al fine di ricondurre il sistema verso una relativa stabilità, tuttavia - nel tempo lungo - rafforzano le condizioni che hanno portato alla crisi attuale.
Richiamiamo urgentemente governi e cittadini ad una differente opzione, che eviti di considerare tra i rimedi le cause profonde del problema.

Esiste un'altra via:

- Sostenere, praticare ed istituzionalizzare la condivisione del lavoro (Job Sharing) favorendo di conseguenza una riduzione dell'orario di lavoro.
- Muovere verso una riforma delle Istituzioni internazionali, nazionali e locali, favorendo relazioni impronte alla cooperazione.
- Sostenere il lavoro domestico, volontario, e la creazioni di reti di economia sociale e solidale.
- Prevenire la paura della riconversione supportando la ricerca e l'innovazione alla frugalità e alla riconversione energetica e tecnologica.
- Sostenere la riduzione nell'uso di risorse, la condivisione di beni e servizi, il riutilizzo e più in generale modelli culturali e stili di vita orientati alla sobrietà e alla gioia di vivere.
- Ridurre le ineguaglianze attraverso la redistribuzione della ricchezza e delle conoscenze nei paesi del Nord, del Sud, e tra Nord e Sud.
- Rilocalizzare l'economia, riducendo la polarizzazione tra centro e periferia, tra città e campagna, e valorizzando risorse e conoscenze locali.
- Incoraggiare la ricerca transdisciplinare e le pratiche sperimentali per la transizione verso una società ecologicamente e socialmente sostenibile.

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google