c Un Piano per salvare il pianeta - 07/05/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 07/05/2009]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Un Piano per salvare il pianeta]
[Autore: Nicholas Stern]
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Libro

Un Piano per salvare il pianeta
riprendiamo il seguente estratto dal libro di Nicholas Stern, Un piano per salvare il pianeta, Feltrinelli, Milano 2009, pp. 272, euro 16.

"I cambiamenti climatici
non sono solo una minaccia per l'ambiente, ma un pericolo gravissimo per
l'economia mondiale. Se non si agisce subito, il prezzo da pagare sara'
troppo alto. Per tutti. 'Sarebbe folle ignorare un messaggio cosi' forte e
urgente' (Amartya Sen, premio Nobel per l'economia). Nato su incarico del
governo inglese e reso pubblico alla fine del 2006, l'ormai famoso Rapporto
Stern ha fornito la prima ampia indagine sulle conseguenze economiche dei
cambiamenti climatici e sull'impatto sociale dei rischi ambientali. Dal
momento della sua diffusione, il Rapporto si e' imposto come un
insostituibile strumento di analisi e un innovativo punto di riferimento per
i governi di ogni parte del mondo. In questo nuovo libro l'autore di quel
documento - l'economista inglese Nicholas Stern - ne riprende i risultati e
ne trae le piu' importanti lezioni politiche. Siamo infatti - avverte
Stern - in un momento delicatissimo: le decisioni che verranno assunte nei
prossimi cinque anni e le azioni che saranno intraprese nei prossimi due-tre
decenni saranno vitali per il futuro del pianeta. Il modello tradizionale di
crescita si e' inceppato, ed e' urgente pensare un nuovo modello basato su
un basso uso di combustibili tradizionali. Ignorare la questione significa
non solo condannare la Terra a un futuro di inquinamento, ma imboccare una
strada di non sviluppo e di decadimento economico. E' urgente avviare azioni
concrete, stabilire un prezzo per l'emissione dei gas serra, definire forti
obiettivi di riduzione, bloccare la deforestazione, sostenere l'innovazione
e l'impiego di tecnologie a basso tenore di carbonio. Per la prima volta in
modo accessibile ma economicamente circostanziato, Stern chiarisce com'e'
possibile raggiungere questi obiettivi, ridurre drasticamente i rischi
ambientali e favorire una nuova fase di crescita e di progresso" e la
seguente notizia sull'autore: "Nicholas Stern insegna economia alla London
School of Economics, dove dirige l'Osservatorio indiano creato all'interno
dell'Asian Research Centre. Dal 2000 al 2003 e' stato Chief Economist e
Senior Vicepresident della Banca mondiale. Dal 2003 al 2007 e' stato
consulente del primo ministro inglese per i temi dello sviluppo economico e
del cambiamento climatico. Su incarico del governo laburista, ha condotto la
prima ampia indagine sugli effetti economici dei cambiamenti climatici, poi
trasformatasi in un rapporto, l'ormai famoso Stern Review, reso pubblico
alla fine del 2006. Tra le molte onorificenze ricevute, Nicholas Stern e'
stato nominato alla British Academy nel 1993 ed e' membro onorario
dell'American Academy of Arts and Sciences. Nel 2004 e' stato inoltre
nominato Knight Bachelor, una delle piu' alte cariche onorarie del Regno
Unito"]

Indice del volume
Ringraziamenti; Acronimi e abbreviazioni; Introduzione; 1. Perche' abbiamo
un problema e come possiamo affrontarlo; Quale pericolo e come rispondere;
Dove ha fallito il mercato; Progettare una politica sul clima; 2. I
pericoli; Grandi rischi e grande incertezza; Dalle persone alle emissioni;
Dalle emissioni all'accumulo; Accumulo delle emissioni e aumento della
temperatura; Aumento di temperatura, cambiamenti climatici e condizioni di
vita; Gli scettici; 3. Come ridurre le emissioni e a che prezzo; A quali
obiettivi puntare; Come raggiungere gli obiettivi; I costi dell'intervento;
4. Come adattarsi ai cambiamenti climatici; Adattamento e riduzione delle
emissioni: un confronto; Come adattarci; Sviluppo e adattamento nei paesi
poveri. Il costo della sfida; Adattamento nei paesi in via di sviluppo e
comunita' internazionale; 5. Etica, sconto e necessita' di agire; I valori
etici; Diritti, responsabilita' e sostenibilita'; La scienza economica e il
tasso di sconto; E' possibile trovare i valori etici nel mercato? Quanto
costa non fare nulla; Come mai alcuni economisti hanno sbagliato in modo
tanto plateale? Come andare avanti; 6. Le politiche di riduzione delle
emissioni; Prezzi e mercati; Schemi di commercializzazione delle quote; Come
sviluppare la tecnologia; Come arrivare all'elettricita' a carbonio zero: il
caso della Germania; Ancora fallimenti del mercato; Responsabilita',
discussione pubblica e scelte di vita; Comunita', progettazione urbana e
trasporti pubblici; Istituzioni e coalizioni per l'intervento; 7. Cittadini,
aziende, comunita': la forza dell'esempio; Individuare le opportunita' e
motivare comportamenti consapevoli; L'opinione pubblica e la pressione sulle
istituzioni politiche; Le aziende: opportunita', rischi e leadership; Le
aziende e le politiche di intervento; Comunita'; 8. La struttura del patto
globale; Gli elementi chiave necessari per un patto globale; Le fonti di
finanziamento; 9. Come costruire un'azione duratura; Mirare alto e
comprendere come si arriva alla collaborazione; Esempi concreti di politiche
sulle emissioni; La discussione e l'analisi; Come vanno pensate le politiche
in un'economia mondiale turbolenta; Le politiche di sostegno all'accordo
globale; Le strutture internazionali; 10. Un pianeta in pericolo; Note;
Bibliografia.
*
Dove ha fallito il mercato
Al cuore delle scelte di politica economica ci deve essere il riconoscimento
che l'emissione dei gas serra rappresenta un fallimento del mercato. Quando
emettiamo gas serra danneggiamo le prospettive di altri e, in assenza di
adeguate politiche correttive, non siamo tenuti ad accollarcene i costi. Il
mercato quindi fallisce, nel senso che il suo principale strumento di
coordinamento, i prezzi, in questo caso fornisce un'indicazione sbagliata.
In altre parole, i prezzi - per esempio del petrolio o dell'alluminio
prodotto con energia "sporca" - non corrispondono ai veri costi che la
societa' deve sopportare per produrre o usare le merci. Nel linguaggio degli
economisti si direbbe che il costo sociale della produzione e del consumo e'
superiore al costo privato e quindi, in mancanza di un intervento
correttivo, il mercato spinge verso un'eccessiva produzione e un eccessivo
consumo di quei beni. Producendo e consumando quantita' inferiori di tali
beni e quantita' maggiori di altri, possiamo generare quei margini economici
necessari per migliorare il benessere di tutti. Se il mercato viene lasciato
senza interventi correttivi, finisce per degenerare, producendo inefficienza
e sprechi.
I fallimenti del mercato possono assumere forme diverse e le politiche
economiche servono in gran parte proprio a correggerli. Le forme principali
sono l'impossibilita' di accedere a un'informazione completa, gli abusi di
potere contrattuale e le "esternalita'". Si parla di "esternalita'" quando
le azioni di qualcuno possono direttamente danneggiare gli altri, come
accade, per esempio, quando si scaricano sostanze tossiche in un fiume, si
costruiscono edifici che sono un pugno nell'occhio o si fuma in un
ristorante.
A fronte di un fallimento del mercato, la risposta giusta non e' quella di
abbandonare il meccanismo della domanda e dell'offerta, ma di agire
direttamente per "ripararlo", ricorrendo per esempio alla leva fiscale, a
forme di controllo dei prezzi o all'intervento legislativo. Reagendo in
questo modo ai mutamenti climatici e adottando politiche complementari in
tema di tecnologia e deforestazione, si puo' raggiungere una crescita
economica ininterrotta capace di ridurre la poverta'. Al contrario, se si
consente al fallimento del mercato di diventare permanente si avranno danni
all'ambiente e interruzioni del processo di crescita destinati a sfociare in
migrazioni e conflitti. Per comprendere sia i pericoli sia le politiche da
adottare, bisogna esaminare in che modo si produce un fallimento del mercato
e quali effetti puo' avere sulle generazioni future.
Le emissioni sono chiaramente un'esternalita' e rappresentano quindi un
fallimento del mercato, ma il loro impatto si differenzia per esempio da
quello della congestione o dell'inquinamento localizzato per quattro
caratteristiche fondamentali: sono di lungo periodo; sono globali;
presentano un'incertezza maggiore; si manifestano, potenzialmente, su vasta
scala. Le emissioni di gas serra rappresentano il maggiore fallimento del
mercato mai verificatosi. Al centro della nostra analisi economica ci deve
essere posto per un'etica dei valori sia transgenerazionale sia
intergenerazionale; per la collaborazione internazionale; per la presa di
coscienza del rischio; insomma per un cambiamento profondo, capace di
contare molto di piu' degli "incrementi marginali" del gergo degli
economisti. Gran parte delle analisi sui cambiamenti climatici degli ultimi
due decenni e' fuorviante perche' non prende in considerazione questi
aspetti o lo fa solo in modo incompleto e superficiale.
Nei prossimi tre decenni la nostra azione in tema di investimenti, di
creazione e impiego dell'energia, di organizzazione dei trasporti e di
gestione delle foreste determinera' se saremo o no in grado di tenere sotto
controllo i cambiamenti climatici. Per una risposta efficace saranno
necessarie soprattutto nuove tecnologie e una riduzione degli sprechi. Per
cominciare a muoverci lungo un percorso di sviluppo piu' sostenibile ci
vuole un piano a lungo termine: molti degli investimenti piu' gravosi,
infatti, hanno un ciclo di vita di vari decenni, come le centrali elettriche
e i grandi edifici.
Ragionando di politiche sui cambiamenti climatici, specialmente quando si
tratta dei tempi, si deve tener presente che c'e' un effetto di non ritorno
di cruciale importanza. Il flusso continuo di emissioni alimenta la
formazione nell'atmosfera di accumuli ad alta concentrazione di gas serra,
che vengono smaltiti solo con difficolta'. Quindi ogni nostro ritardo si
traduce in un incremento dell'accumulo di gas e sposta in avanti, sulla
scala delle difficolta' e del pericolo, il nostro punto di partenza. A
questo effetto di non ritorno si deve sommare la lunga vita di esercizio
degli investimenti: il risultato e' che le decisioni, i piani e i sistemi
incentivanti che metteremo in opera nei prossimi mesi e anni sono destinati
a condizionare profondamente il futuro della Terra.
Un'analisi che, come la nostra, voglia considerare come ridurre in
prospettiva i rischi per le generazioni a venire deve esaminare in modo
specifico la questione etica. Troppo spesso gli economisti eludono questo
tipo di considerazioni, con il pretesto che si tratta di temi non pertinenti
o sostenendo che le scelte etiche vengono "rivelate" proprio dagli andamenti
e dai risultati di mercato. Entrambe queste posizioni, pero', sono
sbagliate. All'analisi degli economisti non si ispirano solo le politiche
economiche, ma anche i processi politici e le valutazioni morali, dunque
essa puo' aiutare a dar forma alla discussione. Per esempio, puo' chiarire
l'effetto che diversi paradigmi di valori hanno sulle decisioni politiche e
mettere in luce eventuali contraddizioni. Mentre l'andamento dei mercati,
anche se puo' fornire alcune limitate indicazioni sui valori, non potra' mai
determinare quali valori debbano guidare decisioni di tale importanza,
responsabilita' collettiva e durata temporale.
La seconda caratteristica dell'esternalita' e' la sua natura globale. I gas
serra producono lo stesso effetto sul riscaldamento globale
indipendentemente dal fatto che siano emessi a Londra, a New York, a Sydney,
a Pechino, a Delhi o a Johannesburg. Gli uragani e le tempeste colpiscono
con la stessa forza New Orleans o Mumbai, le inondazioni sommergono
l'Inghilterra proprio come il Mozambico, la siccita' e' la stessa in
Australia e nel Darfur, il livello del mare si sta alzando sia in Florida
sia in Bangladesh.
Qui vediamo manifestarsi una duplice ingiustizia: i paesi poveri, che sono
quelli meno responsabili dello stato attuale dell'accumulo di gas serra,
sono anche quelli colpiti per primi e piu' duramente dagli effetti dei
cambiamenti climatici. Al contempo la rapida crescita economica della Cina,
dell'India e di altri paesi li sta gia' trasformando in importanti fonti di
emissione. La Cina ha gia' superato gli Usa ed e' attualmente il principale
produttore di gas serra a livello mondiale, mentre al terzo e al quarto
posto troviamo l'Indonesia e il Brasile, questi ultimi soprattutto a causa
della deforestazione e degli incendi delle torbiere.
Sono i paesi ricchi ad avere le maggiori responsabilita' dello stato attuale
delle cose, non solo dal punto di vista storico. Spetta quindi a loro
prendere l'iniziativa e mostrarsi all'altezza della gravita' del momento,
altrimenti l'azione globale e' destinata a fallire. Ma il futuro del clima
sulla Terra dipende soprattutto dai paesi in via di sviluppo e dalle loro
scelte: dal punto di vista demografico questo e' il loro pianeta. Gia' oggi
i paesi ricchi rappresentano meno di un sesto della popolazione globale; nel
2050 non saranno che un nono, poco piu' del 10 per cento. Le grandi nazioni
in via di sviluppo giocheranno quindi un ruolo centrale nell'organizzazione
e nella gestione dell'azione internazionale che dovra' proteggere il loro
stesso futuro. E' una profonda ingiustizia che la difficile situazione in
cui ci troviamo sia in gran parte frutto del comportamento dei paesi ricchi,
ma i numeri relativi alla popolazione e alle emissioni future sono tali che
un piano d'azione che veda coinvolti solo loro non risulterebbe credibile.
La terza e la quarta caratteristica dell'esternalita', cioe' la centralita'
del rischio e la larga scala dei possibili effetti negativi, determinano sia
la struttura dell'argomentazione sia il metodo di analisi. Non si tratta di
un investimento per una nuova infrastruttura come un ponte o una strada. In
quel caso il rapporto costi-benefici sarebbe interpretabile correttamente
sulla base di un incremento marginale nel quadro di un dato percorso di
crescita del sistema economico nel suo complesso. Ma parlando di mutamenti
climatici discutiamo di strategie riguardanti percorsi di crescita (o di
declino) per l'economia globale nel suo complesso, in un quadro di dati
incerti. Sia gli strumenti di analisi sia le valutazioni politiche devono
essere adeguati per affrontare direttamente questo tipo di situazione.
Sembra impossibile, ma finora troppe discussioni hanno affrontato le
politiche sui cambiamenti climatici come se fossero decisioni riguardanti un
singolo investimento in un contesto ben definito, proprio come quando si
pensa a un nuovo ponte. Per un ponte la tradizionale analisi economica
(beneficio marginale contro costo marginale) va sicuramente bene, ma nel
caso del clima le interazioni fra i vari parametri economici sono molto piu'
complicate e profonde.

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