c Alla conquista dell'Africa - 07/05/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 07/05/2009]
[Categorie: Politica ]
[Fonte: La Nuova ecologia]
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Alla conquista dell'Africa
Da tempo impegnate in uno scontro a distanza per accaparrarsi contratti petroliferi e materie prime in ogni parte del mondo a sostegno della loro espansione economica, Cina ed India si confrontano ora anche su un nuovo terreno: il controllo di terre coltivabili in Africa per garantirsi generi alimentari di prima necessità

Da tempo impegnate in uno scontro a distanza per accaparrarsi contratti petroliferi e materie prime in ogni parte del mondo a sostegno della loro espansione economica, Cina ed India si confrontano ora anche su un nuovo terreno: il controllo di terre coltivabili in Africa per garantirsi generi alimentari di prima necessità. Al riguardo l'ambasciatore indiano in Etiopia, Gurjit Singh, ha rivelato al quotidiano Hindustan Times che grandi compagnie indiane, appoggiate dal governo, hanno investito nel 2008 due miliardi di dollari per l'affitto di terre etiopiche e la costruzione di impianti per produrre té e zucchero. Tale somma potrebbe raddoppiare nel 2009. L'idea di sfruttare le vaste distese di terra non coltivate dell'Africa sub-sahariana è stata raccolta negli anni scorsi da vari paesi, fra cui il Brasile che è leader mondiale nella produzione di biodiesel dalla canna da zucchero, ed è suffragata da uno studio della Fao secondo cui solo il 14% delle terre africane che potrebbero esserlo sono coltivate.

Negli ultimi tempi l'India a causa della crisi economica e finanziaria mondiale ha registrato un preoccupante fenomeno di aumento dei prezzi dei prodotti agricoli (riso, grano e zucchero), alimenti base delle centinaia di milioni di poveri che conta il paese. E per contrastare i rincari, il governo ha deciso di incoraggiare la coltivazione di terre nel continente nero, controllandone direttamente i progetti. Il fatto è comunque che mentre l'India fa i primi passi in questo settore la Cina, rileva uno studio dell'Istituto internazionale di ricerca sulla politica alimentare (Ifpri), e alcuni ricchi Stati del Golfo in difficoltà per prodotti alimentari ed acqua, hanno pesantemente investito in Africa. "Nell'ultimo triennio - assicura il direttore generale dell'Ifpri, Joachim von Braun - sono state vendute terre in Africa equivalenti a tutto lo spazio coltivabile della Germania (15-20 milioni di ettari), per una somma stimabile fra 20 e 30 miliardi di dollari". Alcuni esempi? Pechino ha comprato nel 2007 circa 2,8 milioni di ettari di terra in Congo per sviluppare piantagioni di palme da utilizzare la produzione di biodiesel. L'anno successivo ha investito 800 milioni di dollari in Mozambico per la produzione di riso su vasta scala.

Lo shopping africano, che avviene nel silenzio quasi totale dei media, ha interessato anche il Qatar, che ha firnmato un contratto per l'acquisizione di 40.000 ettari in Kenya, gli Emirati arabi uniti e la Corea del Sud che hanno acquistato rispettivamente 378.000 e 690.000 ettari di terre in Sudan. Uno dei casi che non è passato inosservato ha riguardato la sudcoreana Daewoo che nel luglio 2008 ha aggiunto alle sue proprietà l'affitto di 1,3 milioni di ettari di terre del Madagascar (circa la metà dello spazio coltivabile esistente) per una produzione di palme da olio e granturco. Il pagamento? Un prezzo simbolico per la terra e la promessa di investimenti per le infrastrutture del paese. E vi sono state anche operazioni imbarazzanti, come quella denunciata dal ricercatore tedesco Uwe Hoering sulla Newsletter World Economy and Development di un investimento del banchiere Usa Philippe Heilberg che ha firmato un accordo nel martoriato Sud-Sudan con il Signore della Guerra Paulino Matip per l'affitto di 4.000 chilometri di terra.

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