c Asia, un aumento di capitale non aiuterà i poveri e l’ambiente, occorre cambiare il modello di sviluppo - 06/05/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 06/05/2009]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Greenreport.it]
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Asia, un aumento di capitale non aiuterà i poveri e l’ambiente, occorre cambiare il modello di sviluppo

Il “Ngo Forum on Adb”, la rete di 250 Ong che tiene sotto controllo la Asian development bank (Adb – Banca asiatica per lo sviluppo) ha criticato la decisione degli azionisti Adb di triplicare il capitale della banca, affermando che «I progetti finanziati dall’organismo hanno fatto più male che bene alle comunità che puntavano ad aiutare».

Il 30 aprile l’Adb ha aumentato il suo capitale da 55 a 165 miliardi di dollari con l’intento di far fronte alla crisi mondiale ed aiutare i Paesi più poveri dell’Asia a raggiungere gli Obiettivi del millennio per lo sviluppoo dell’Onu, in particolare quello di ridurre della metà i poveri entro il 2015.

Secondo un rapporto della Banca asiatica la crisi economica attuale è più vasta e profonda di quella finanziaria che sconvolse il continente nel 1997-1998 e circa 60 milioni di persone, che avrebbero potuto uscire dalla povertà estrema, resteranno poverissime nel 2009, mentre potrebbero salire a 100 milioni nel 2010.

Il presidente dell’Abd, Haruhiko Kuroda, intervenendo all’Asian development bank annual meeting, che si è tenuto dal 2 al 5 maggio a Bali, in Indonesia, ha detto che «L’immenso deficit infrastrutturale dell’Asia è l’ostacolo maggiore agli investimenti, alla crescita economica ed alle misure di riduzione della povertà».

Buoni propositi che non convincono per niente NGO Forum on ADB, che segue attentamente le attività dell’Adb dal 1992, e che a Bali ha bollato le proposte dell’Adb come «Irresponsabili e pericolose. I progetti finanziati dall’Adb hanno provocato lo spostamento forzato di popolazioni e nuociuto all’ambiente. Questo aumento di capitale andrà a beneficio, in buona parte, degli clienti del settore privato e delle grandi infrastrutture. Numerosi studi hanno dimostrato che questi tipi di finanziamenti non sono a beneficio delle popolazioni più povere».

Durante il contro-vertice delle Ong a Bali, Red Constantino, direttore del Forum anti-Adb delle Ong, ha detto che «Se non sarà ben gestito, questo aumento generale di capitale del 200% potrebbe facilmente tradursi in un aumento dei danni sociali ed ambientali di ben più del 200%».

Secondo l’International accountability project, un organismo che controlla lo sviluppo nel mondo, attualmente circa 15 milioni di persone ogni anno sono costrette a lasciare la loro regione, le loro comunità, le loro terre per far spazio a grandi progetti di sviluppo come miniere, dighe, centrali elettriche, piantagioni intensive e infrastrutture. Purtroppo, buttare via i soldi indiscriminatamente non risolverà nè la crisi finanziaria né quella climatica. Ciò di cui la regione ha bisogno sono soluzioni durature nelle quali i poveri e gli ecosistemi siano al centro».

In Nepal, 20.000 persone si preparano a lasciare le loro terre nella zona di Seti, nel nord-est del Paese, per permettere la realizzazione di progetti idroelettrici finanziati dall’Adb e Ratan Bandari, uno dei prossimi profughi, ha raccontato a Bali: «Non riceviamo nessuna informazione sul progetti, a parte dei rapporti. Non ci sono investimenti interni in questo progetto? Ci sono così tanti problemi oppure no? Niente informazioni e le popolazioni locali non sono veramente consultate».

Kuroda ha risposto che «La Banca ha fatto tutto il possibile per controllare la sostenibilità ambientale dei suoi progetti. Abbiamo dei sistemi di responsabilità adeguati, che ci permettono di rispondere in maniera adatta a tutte le proteste relative alle misure di protezione dell’ambiente ed alle questioni del re insediamento. Penso che l’Adb abbia molto appreso dalle sue esperienze passate e che abbiamo compiuto importanti progressi e, al contrario, devo dire che che la maggioranza dei nostri progetti infrastrutturali sono buoni per l’ambiente».

Non la pensa assolutamente così Stephanie Fried, di Environmental defense fund, una Ong ambientalista Usa, «I problemi posti dal progetto previsto nell’ovest della zona di Seti, in Nepal, non sono unici: nell’insieme della regione Asia-Pacifico, le comunità interessate dai progetti dell’Adb ne segnalano di simili. Globalmente, abbiamo una vera occasione per ripensare il finanziamento allo sviluppo. L’Abd utilizzerà il suo aumento di capitale in maniera responsabile o continuerà come prima, a detrimento delle popolazioni locali?».

ActionAid International ha presentato a Bali un rapporto che evidenzia che «Secondo le conclusioni di diversi studi condotti in Vietnam, Nepal, Bangladesh e Cambogia, i progetti finanziati dall’Adb non hanno permesso di ridurre la povertà e la vulnerabilità delle popolazioni alle crisi climatiche, alimentari ed economiche.In Bangladesh, più di 60.000 piccoli contadini, pescatori e famiglie, che dipendono dalle zone umide del Paese, rischiano dei perdere i loro mezzi di sussistenza, le loro terre e le loro culture a causa di un progetto di gestione delle risorse idriche finanziato dall’Adb nel sud-ovest del Paese. In Laos, 30.000 persone sono state sprofondate nella miseria dal progetto idroelettrico di Theun-Hinboun, che le ha private delle risorse naturali delle quali avevano bisogno per guadagnarsi da vivere».

Secondo Leak Kay, di Conservation and development Cambogia, «Più di 1.500 famiglie sono state sfollate dal progetto “Autoroute 1” finanziato dall’Adb in Cambogia».

Per Rashed al Mahmud Titumir, direttore di ActionAid per l’Asia «L’Abd non fa che mettere della pomata sulle crisi alimentare, economica e climatica; no guarisce. La sua versione dello sviluppo non ha fatto che aggiungersi alla crisi che colpisce le popolazioni povere dell’Asia, LA Banca dovrebbe creare un sistema di finanziamenti senza condizioni, oltre l’attuale programma, ed investire di più nell’agricoltura puntando a proteggere i piccoli contadini».

Uno sconsolato Red Constantino dice: «La riunione annuale della Banca è finita. Si è cominciato col dire che l’approccio del “business-as-usual” non è più accettabile. Ma, ironia della sorte, rimangono solo quelle proposte, gli approcci riciclati che non hanno funzionato in passato e che allo stato attuale possono solo aggravare i problemi della regione».

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