c Se l´America salverà l´ambiente che salverà l´economia... - 20/11/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 20/11/2008]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Greenreport]
[Autore: Alessandro Farulli]
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Se l´America salverà l´ambiente che salverà l´economia...

LIVORNO. «L’America salverà l’ambiente». Lo ha detto Barack Obama ieri in California ribadendo che – riporta la Repubblica stamani - «Ora è il tempo di affrontare questa sfida una volta per tutte. Il ritardo non è più un’opzione. La negazione non è più accettabile come risposta. Troppo spesso Washington ha fallito in questo campo, ma quando mi insedierò le cose cambieranno: la mia presidenza segnerà un nuovo capitolo nella leadership americana sul cambiamento climatico, capace di rafforzare la nostra sicurezza e di creare milioni di nuovi posti di lavoro».

Insomma, in piena crisi economico/finanziaria ed ecologica (anzi, proprio per questo...), il neopresidente degli Stati Uniti conferma che la sua America investirà nelle fonti rinnovabili, nell’energia solare, nell’eolico e cercherà di rendere più sicuro il nucleare «non solo» perché «serviranno a ridurre la nostra dipendenza dal petrolio straniero», «non solo» perché «ci aiuteranno a salvare il pianeta», ma perché «trasformeranno le nostre industrie e ci tireranno fuori dalla crisi economica creando cinque milioni di nuovi posti di lavoro che saranno ben pagati e non potranno essere dati in outsourcing».

Se non è ancora una rivoluzione copernicana è solo perché agli annunci dovranno seguire le azioni e fino ad allora tutte queste dichiarazioni potrebbero (e speriamo che non lo siano) essere solo marketing politico. Ma, anche se fossero mero marketing politico, sarebbero significative comunque: vorrebbe dire che anche la politica marketing ha cambiato segno!

Nel frattempo ci accontentiamo - e ci pare piuttosto interessante - di quanto oggi Francesco Rutelli, in una lettera scritta al Sole24Ore, parli della necessità di «un robusto programma ambientale dentro il piano anticrisi». Altro che aiuti a pioggia all’industria e addio a limitazioni ambientali, pacchetti clima e chi più ne ha più ne tolga, bensì «migliorare gli incentivi per l’edilizia privata sostenibile; per il risparmio energetico; la cogenerazione e i finanziamenti per l’efficienza dell’housing pubblico».

E ancora «Investire nel trasporto collettivo (abbiamo crescenti esigenze di mobilità e crescenti disagi dei pendolari; abbiamo binari liberi, ma abbiamo pochi treni, pur essendo ben capaci di costruirli; senza dimenticare che metà della rete ferroviaria del Sud non è elettrificata)».

Primo tra i leader del Pd, come detto, incrocia crisi economica/finanziaria e crisi ecologica e parla di «un’opportunità da cogliere: nel cercare di riorientare gli investimenti pubblici perché rispondano con maggiore efficienza e tempestività alla crisi si possono collegare queste misure al piano per il clima e l’energia che l’Italia sta negoziando in queste settimane a Bruxelles».

Rutelli gioca a fare l’americano a Roma di sordiana memoria? Può darsi, ma il senso delle sue parole non può non essere condivisibile specialmente di fronte alla pessima operazione massmediatica - ovviamente dal nostro punto di vista - portata avanti dal Sole24Ore che oggi riesce a fare un titolo in prima pagina che sentenzia: “Tra Germania e Italia accordo sul clima” (con tanto di foto di Berlusconi calice di champagne in mano ritratto con Angela Merkel), per poi dare la vera notizia e cioè che «hanno annunciato la creazione di un tavolo tecnico bilaterale che avrà il compito di “avvicinare le nostre posizioni” ha affermato il capo del Governo italiano». Ergo si è preso atto che le posizioni sono distanti, altro che accordo, e che si proverà ad avvicinarle con un tavolo tecnico...

Vedremo anche qui come andranno a finire le cose, ma è chiaro che dalle decisioni dei governi dell’Ue come da quella degli Stati Uniti e più in generale del G-20 passa il futuro dell’economia che è esattamente quello della sostenibilità ambientale e sociale sul pianeta. E’ dunque auspicabile che almeno nel settore auto si trovino accordo al rialzo e non al ribasso. Aiuti a pioggia degli Stati forse salveranno nell’immediato dei posti di lavoro, ma non garantiranno un futuro ad un settore che deve rinnovarsi dalle fondamenta. E gli annunciati aiuti di Obama alle tre case automobilistiche americane in crisi non sembrano affatto essere propinati senza indicazioni di come investirli, anzi sono indirizzati ad ottenere auto a maggiore efficienza.

Il comparto, diciamo un’ovvietà, movimenta capitali finanziari enormi, come enorme è il numero dei lavoratori, ma un aiuto a pioggia senza un riorientamento verso un’auto più ecologica (e ci fermiamo qui perché il ragionamento è molto più complesso e dovrebbe passare anche per un’idea di mondo futuro con un gran numero di macchine in meno…) è fallimentare.

E non solo come dice oggi l´istituto Bruno Leoni che appunto giudica "un grave errore" sussidiare i produttori di automobili in funzione anti-crisi, perché «La crisi di fatto aiuta a scremare il mercato degli operatori più inefficienti»; ma perché questo sarebbe comunque una lasciar fare al mercato che si è visto, da solo, dove si dirigerebbe. Da questa crisi da cui tutti vorrebbero uscire e, tranne pochissimi, tornare esattamente al punto prima del crack – forse perché ottenebrati ormai dalla funzione di ripristino dei pc che permettono in caso di tilt di tornare indietro fino al giorno in cui tutto funzionava per poter così ripartire serenamente – se ne potrà uscire davvero solo se almeno si tenterà nello stesso momento di metter mano alla crisi ambientale.

Qualcuno lo ha capito, il Governo italiano no. E non è neppure una questione partitica perché Sarkozy e Barroso, o meglio le loro posizioni, dimostrano che non è questa (cioè il cambio di direzione dell´economia) puramente una questione su cui dividersi tra centrodestra e centrosinistra.

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