c Living Planet Report 2012: stiamo esaurendo le risorse - 15/05/2012 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 15/05/2012]
[Categorie: Documenti;Alimentazione;Ecologia;Economia;Politica;Scienza; ]
[Fonte: Greenreport.it]
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Living Planet Report 2012: stiamo esaurendo le risorse

E' stata lanciata oggi dallo Spazio dall'astronauta dell'Agenzia spaziale europea (Esa), André Kuipers l'edizione 2012 del "Living Planet Report", l'indagine biennale del Wwf sulla salute della Terra. «Abbiamo un solo pianeta. Da qui riesco a vedere l'impronta dell'umanità, tra cui gli incendi delle foreste, l'inquinamento atmosferico e l'erosione del suolo e delle coste: le sfide che si riflettono in questa edizione del Living Planet Report - ha detto Kuipers - Mentre ci sono pressioni insostenibili sul pianeta, abbiamo la possibilità di salvare la nostra "casa", non solo per il nostro beneficio, ma, soprattutto, per le generazioni a venire».

Il Panda presenta cifre scioccanti: «Siamo talmente avidi che in un anno "divoriamo" le risorse naturali di un Pianeta e mezzo (in parole povere utilizziamo risorse oltre la capacità che i sistemi naturali hanno di rigenerarle attraverso i loro cicli vitali). Una voracità che ha provocato, solo fra il 1970 e il 2008, la perdita del 30% di biodiversità a livello globale con punte del 60% nei Tropici, tra le aree geografiche più colpite del mondo».

Un trend confermato anche dai dati sull'impronta ecologica: «Nel 2008, infatti, a fronte di una biocapacità (cioè della capacità che i sistemi naturali hanno di produrre risorse biologiche utilizzabili dagli esseri umani) della Terra di 12 miliardi di ettari globali (Gha), corrispondenti ad una "porzione" pro capite media di 1,8 gha, che nel 1961 era di 3,2 ettari globale, quasi il triplo, si è registrata un'impronta ecologica umana di 18,2 miliardi di gha complessivi per una quota procapite di 2,7 gha». Secondo il Wwf, «In Italia superiamo addirittura la media mondiale con un consumo annuale di ben 2,5 pianeti e una quota pro capite di 4,5 gha».

Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia, ha detto: «Viviamo come se avessimo un pianeta in più a nostra disposizione. Stiamo utilizzando il 50% di più delle risorse che la Terra può produrre e se non cambieremo rotta il numero crescerà rapidamente: entro il 2030 anche due pianeti non saranno sufficienti. Nel 1970 sottraevamo annualmente materie prime dalla Terra per circa 30 miliardi di tonnellate, oggi siamo a quasi 70 miliardi. Come hanno indicato i maggiori scienziati internazionali che si occupano di scienze del sistema Terra, ci troviamo in un nuovo periodo geologico (un battito di ciglio rispetto ai 4.5 miliardi di anni di vita del nostro Pianeta) definito Antropocene perché l'intervento umano produce effetti equivalenti alle grandi forze della natura che hanno modellato il Pianeta stesso quando però non era abitato da più di 7 miliardi di esseri umani».

Ecco alcuni numeri del rapporto che descrivono le minacce di questo tipo di sviluppo per gli ecosistemi che sostengono la sopravvivenza degli esseri umani: «Negli ecosistemi di acqua dolce la capacità di rigenerarsi è diminuita del 37%, a livello globale, con una riduzione del 70% nelle zone tropicali. Inoltre solo meno di 1/3 i fiumi del mondo, la cui lunghezza supera 1.000 km, che scorrono liberamente e senza dighe sul letto principale. A questo sovra sfruttamento è legato anche il rischio di emergenza idrica: nel mondo, infatti, 2,7 miliardi di persone vivono nei pressi di bacini idrici che almeno 1 mese l'anno subiscono carenze idriche gravi. Per quanto riguarda gli ecosistemi marini, invece, l'attività di pesca mondiale, dal 1950 al 2005, è aumentata di circa 5 volte, passando dai 19 agli 87 milioni di tonnellate e causando così il sovrasfruttamento di molti stock ittici.

Deforestazione e degrado forestale sono responsabili di circa il 20% delle emissioni globali di CO2 provocate dall'uomo, incluse le perdite dai terreni forestali. Una duplice piaga, quindi, quella della deforestazione per biodiversità e clima. E' stato infatti calcolato che per limitare il riscaldamento medio globale sotto ai 2°C di temperatura media mondiale rispetto ai livelli pre-industriali sarà necessaria una riduzione delle emissioni di oltre l'80% rispetto al picco previsto; se le emissioni continueranno ad aumentare, probabilmente entro il 2040 alcune grandi regioni sperimenteranno già un aumento di oltre 2°C della temperatura media annuale». L'Indice del Pianeta Vivente del rapporto misura lo stato di salute della biodiversità della Terra, analizzando 9.000 popolazioni di specie di vertebrati (mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci di oltre 2.600 specie)ed ha trovato una riduzione globale del 30%, dal 1970 ad oggi.

Il ‘Living Planet Report', viene diffuso in Italia nel corso della campagna "Un Mare di Oasi per te" per la salvaguardia delle coste italiane, in occasione della Festa delle Oasi Wwwf (20 maggio) e in vista del vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile ‘Rio 20' che si terrà a Rio de Janeiro dal 20 al 22 giugno.

Il Panda presenta anche il dossier coste "Il profilo fragile dell'Italia", che fotografa uno degli aspetti più drammatici dell'impronta ecologica in Italia: il consumo del suolo, e dice che «In Italia il 50% delle coste è ormai compromesso a causa di fenomeni come cementificazione selvaggia ed erosione costiera. Le aree costiere, anello di congiunzione tra gli ecosistemi terrestri e quelli marini dove si è particolarmente diffusa la presenza umana, si trovano a subire pesanti trasformazioni e profondi impatti dovuti al nostro intervento. Ecco perché il cambiamento di uso del suolo è stato individuato come una delle nove aree problematiche che alcuni tra i maggiori esperti mondiali di scienze del sistema Terra hanno indicato come "Planetary Boundaries" (i confini planetari che l'intervento umano non dovrebbe oltrepassare, a causa degli effetti disastrosi che potrebbero scaturire per le società umane)».

Secondo il Wwf sono 5 le mosse per salvare il Pianeta:

1. Preservare il capitale naturale e proteggere la biodiversità. L'impegno deve concentrarsi particolarmente sul proteggere e ripristinare i processi ecologici fondamentali, necessari per la sicurezza delle risorse alimentari, idriche ed energetiche, nonché per favorire la resilienza e l'adattamento ai cambiamenti climatici. La pluralità di specie e habitat della Terra deve essere preservata per il suo valore intrinseco.

2. Produrre meglio. Sistemi di produzione efficienti contribuiscono ad abbassare l'Impronta ecologica dell'umanità e a riportarla nei limiti ecologici, riducendo la domanda antropica di risorse idriche, territorio, energia e altre risorse naturali.

3. Consumare in maniera saggia. Vivere nei limiti ecologici della Terra richiede anche modelli di consumo globali in equilibrio con la biocapacità del Pianeta. Ridurre l'Impronta ecologica - e in particolare quella del carbonio - delle popolazioni ad alto reddito deve essere l'obiettivo primario. Cambiare i modelli alimentari e una riduzione degli alimenti sprecati dalle popolazioni più ricche rappresentano dei fattori cruciali.

4. Riorientare i flussi finanziari. In troppi casi, il sovrasfruttamento a breve termine delle risorse e il danneggiamento o la distruzione degli ecosistemi risultano una grande fonte di profitti per pochi attori, mentre i benefici a lungo termine del proteggere, mantenere e investire nei capitali naturali vengono valutati economicamente in maniera errata, o non valutati affatto. Di conseguenza, reindirizzare i flussi finanziari a supporto della conservazione e di una gestione sostenibile degli ecosistemi diventa una condizione indispensabile per preservare il capitale naturale e operare migliori scelte di produzione e consumo, garantendo così che tali carichi non passino alle generazioni future.

5. La gestione equa delle risorse. Una gestione equa delle risorse costituisce la seconda condizione essenziale per ridurre e condividere il nostro utilizzo delle stesse, rimanendo entro la capacità rigenerativa di un solo Pianeta. E' necessario anche migliorare gli standard sanitari ed educativi e creare piani efficaci di sviluppo economico. Tali piani devono essere inseriti in un quadro politico e giuridico che fornisca un accesso equo alle risorse alimentari, idriche ed energetiche ed essere sostenuti da processi inclusivi per un utilizzo del territorio gestito in maniera sostenibile. Inoltre, una gestione equa delle risorse richiede un cambiamento delle definizioni di benessere e successo, che dovrà includere la salute personale, sociale e ambientale, che vanno dalla protezione del capitale naturale all'orientamento dei flussi finanziari fino alla gestione equa delle risorse.

La sintesi del rapporto (in italiano)

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