c Il quinto social forum europeo alle prese con il cambio di clima (anche interno) - 24/09/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 24/09/2008]
[Categorie: Movimenti ]
[Fonte: Greenreport]
[Autore: Massimo Serafini]
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Il quinto social forum europeo alle prese con il cambio di clima (anche interno)

ROMA. Luci ed ombre sono il bilancio del quinto social forum europeo. Se da un lato questo movimento si conferma l’unica aggregazione sociale che si mobilita e lotta per rendere possibile un mondo diverso e quindi la principale risorsa per costruire una alternativa all’egemonia del liberismo sui processi di globalizzazione, dall’altro evidente è la sua perdita di peso e di incisività politica subite in questi durissimi anni. Positivamente si conferma l’unica realtà capace di diffondersi e radicarsi globalmente, soprattutto è la sola esperienza capace di mobilitare tanti giovani, che sono protagonisti indiscussi di questi appuntamenti. Contemporaneamente colpiva negativamente l’isolamento rispetto alla città che li ospitava.

Non sono mancati i partecipanti, ottomila accrediti secondo gli organizzatori, anche questa volta confluiti a proprie spese nella città svedese, ma era evidente il loro isolamento. Fino alla manifestazione conclusiva, Malmo e i suoi abitanti non si sono accorti che stavano ospitando un social forum. I numerosissimi e assai qualificati seminari si perdevano e scomparivano in troppi luoghi per riuscire a comunicare con la popolazione.

Solo la presenza di tanti ragazzi e ragazze, con i loro zaini coloratissimi, sull’efficientissimo sistema di trasporto pubblico può avere suscitato qualche curiosità nella popolazione, ma non sufficiente a coinvolgerla nelle iniziative del forum. La caduta di simpatia e capacità di penetrazione di questo movimento sono ampiamente comprensibili se solo si pensa a quanto è successo nel mondo negli anni, quasi dieci, che ci separano da Seattle:

progressivo e generalizzato riarmo, anche nucleare, estensione delle guerre e del terrorismo, accelerazione della catastrofe ambientale, diffusione del razzismo e della povertà, spostamento a destra dell’Europa e più in generale del mondo, ad eccezione dell’America latina. Questa durissima realtà non poteva non pesare sugli ottomila partecipanti al forum, fra i quali non si respirava più quel clima di entusiasmo e fiducia di altri appuntamenti.

Al contrario negli sguardi delle tante giovani donne e dei numerosi ragazzi confluiti a Malmo si coglieva solo una grande voglia collettiva di discutere per cercare di capire perché le cose sono andate nella direzione opposta a quella che le grandi mobilitazioni seguite a Seattle indicavano. Qualche risposta i numerosi e assai partecipati seminari l’hanno fornita.

In particolare la discussione ha individuato e selezionato una priorità su cui tentare il rilancio del movimento: la lotta ai cambiamenti climatici e al modello economico ed energetico che li alimenta. E’ stato sicuramente il tema che più ha attirato i partecipanti al forum, che hanno riempito di gente i seminari ad esso dedicati, nei quali si è svolta una discussione rivolta alle iniziative da prendere per colmare i ritardi accumulati dai decisori politici in questi anni. Soprattutto a discuterne non sono stati solo gli ambientalisti, ma ha coinvolto anche lavoratrici e lavoratori e le loro rappresentanze sindacali.

Due sono le scadenze emerse: la prima più ravvicinata, il sei dicembre prossimo, appuntamento a Poznam per lanciare la campagna contro il cambio di clima; la seconda, la convocazione il prossimo anno di una grande manifestazione a Copenaghen, da fare in coincidenza con la riunione che i governi di tutto il mondo faranno, nella capitale danese, da cui dovrebbe uscire il nuovo protocollo di Kyoto e le scelte energetiche capaci di realizzarlo. Il prossimo forum mondiale di Belem deciderà se l’appuntamento di Copenaghen dovrà diventare, come è auspicabile, una giornata di mobilitazione in tutto il pianeta. Non si tratta semplicemente di organizzare due manifestazioni, ma di prepararle, articolando una precisa piattaforma energetico ambientale in tutti i territori nazionali, sulla quale sviluppare vertenze e conflitti.

E’ in questo quadro che va collocata la lotta contro il nucleare, in particolare nel nostro paese, affinché questa fonte intrinsecamente insicura venga esclusa dalle fonti utili a sconfiggere il cambiamento climatico. La lotta ai cambiamenti climatici non è la sola priorità individuata, ma è sicuramente quella a cui il movimento affida la speranza di un suo rilancio ed uscita dalle difficoltà. L’esito non è per nulla scontato, ma non c’è dubbio che, la possibilità di ridurre il divario fra la rapidità con cui procede la tragedia climatica e l’esasperante lentezza delle decisioni politiche capaci di contrastarla, dipende molto dal fatto che questo esito sia positivo.

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