c Malmo raffredda il social forum - 22/09/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 22/09/2008]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: La Nuova Ecologia]
[Autore: di Massimo Serafini -Segreteria Nazionale di Legambiente]
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Malmo raffredda il social forum

Ieri nella città svedese si è chiuso con un corteo il quinto appuntamento dei movimenti sociali europei. Ottomila i partecipanti, fra seminari e convegni dedicati anche ai cambiamenti climatici. Ma il movimento ha perso la sua incisività politica. L’appuntamento di gennaio a Belem Una bella, partecipata e pacifica manifestazione ha chiuso il quinto social forum europeo. Il bilancio su quanto l’evento ha saputo produrre non può che partire da un punto fermo: questo movimento è l’unica aggregazione sociale che si pone il problema e si mobilita per rendere possibile un mondo diverso e quindi resta la principale risorsa per costruire una alternativa allo stato di cose presenti e all’egemonia del liberismo sui processi di globalizzazione. È l’unica perché ha saputo diffondersi globalmente e, non a caso, anche a questo appuntamento che era solo europeo, ha portato anche realtà latino americane ed asiatiche. È soprattutto la sola esperienza che riesce a mobilitare ed impegnare i giovani, i protagonisti indiscussi di queste iniziative. Detto ciò, sarebbe un errore tacere sulle difficoltà che questo movimento sta attraversando, evidenziate anche dalle giornate di Malmo. Ciò che più colpiva non era la mancanza di partecipanti, ottomila accrediti secondo gli organizzatori, anche questa volta confluiti a proprie spese nella città svedese, ma il loro isolamento rispetto alla città che li ospitava, che non penso sia dipeso solo da problemi organizzativi, ma al contrario da una perdita di peso e di incisività politica del movimento. Fino alla manifestazione di ieri la città e i suoi abitanti penso non si siano accorti che stavano ospitando il social forum. I numerosissimi e assai qualificati seminari si perdevano e scomparivano in troppi luoghi per riuscire a comunicare con la popolazione di Malmo. Solo la presenza di tanti ragazzi e ragazze, con i loro zaini coloratissimi, sull’efficientissimo sistema di trasporto pubblico può forse avere suscitato qualche curiosità nella popolazione, ma non sufficiente a coinvolgerla nelle iniziative del forum. Persino chi preferiva spostarsi a piedi, inseguendo da un luogo all’altro i seminari, era difficilmente notabile perché si perdeva nel bel sistema di parchi urbani o lungo le interminabili e diffusissime piste ciclabili. Che si fosse in Svezia lo si capiva ai semafori e ai passaggi pedonali dove un traffico, che a Roma c’è solo alle sei del mattino e che qui invece è scorrevole in ogni ora del giorno e della notte, si arrestava appena scorgeva una persona a piedi, compresi gli italiani che attraversavano con il rosso. L’ isolamento dell’evento evidenzia un esaurimento della spinta propulsiva di questo movimento. Non potrebbe che essere così se solo si pensa a quanto è successo nel mondo negli anni, quasi dieci, che ci separano da Seattle: progressivo e generalizzato riarmo, anche nucleare, estensione delle guerre e del terrorismo, accelerazione della catastrofe ambientale, diffusione del razzismo e della povertà, spostamento a destra dell’Europa e più in generale del mondo, ad eccezione dell’America latina. Questa durissima realtà non poteva non pesare sugli ottomila partecipanti al forum, fra i quali di conseguenza non si respirava più quel clima di entusiasmo e fiducia di altri appuntamenti, la felicità di scoprire che in ogni angolo del mondo la globalizzazione liberista era contrastata. Negli sguardi delle tante giovani donne e dei numerosi ragazzi confluiti a Malmo si coglieva in realtà una grande voglia di discutere e confrontarsi per capire perché le cose sono andate nella direzione opposta a quella che le grandi mobilitazioni seguite a Seattle volevano e sul perché il mondo diverso per cui si è lottato sembra oggi sempre meno possibile. Qualche risposta i numerosi seminari l’hanno fornita ed ora toccherà al forum mondiale di Belem, in Brasile, rilanciarle e trasformarle in azioni globali. In particolare la discussione ha individuato e selezionato una priorità su cui tentare il rilancio del movimento: la lotta ai cambiamenti climatici e al modello economico ed energetico che li alimenta. Due le scadenze da costruire e su cui lavorare: la prima, il sei dicembre prossimo, appuntamento a Poznam per lanciare la campagna contro il cambio di clima; la seconda, una grande manifestazione a Copenaghen il prossimo anno, da fare in coincidenza con la riunione che i governi di tutto il mondo faranno nella capitale danese e dalla quale dovrebbero uscire i nuovi impegni di riduzione delle emissioni climalteranti, nonché le scelte energetiche capaci di realizzarli. Il prossimo forum mondiale di Belem a gennaio 2009 deciderà se l’appuntamento di Copenaghen dovrà diventare, come è auspicabile, una giornata di mobilitazione globale in tutto il pianeta. Non si tratta quindi solo di organizzare due manifestazioni, ma di prepararle, articolando una precisa piattaforma energetico ambientale in tutti i territori nazionali, sulla quale sviluppare vertenze e conflitti. È in questo quadro che va collocata la lotta contro il nucleare, in particolare nel nostro paese, affinché questa fonte intrinsecamente insicura venga esclusa dalle fonti utili a sconfiggere il cambiamento climatico. Non è la sola priorità individuata, ma è quella su cui si è deciso di giocarsi la credibilità del rilancio del movimento, la ripresa di una sua visibilità, capacità elaborativa, in definitiva del suo grado di penetrazione nelle popolazioni. L’esito di tutto ciò non è per nulla scontato, ma non c’è dubbio che la possibilità di ridurre il divario fra la rapidità con cui procede la tragedia climatica e l’esasperante lentezza delle decisioni politiche capaci di contrastarla, dipende dal fatto che questo esito sia positivo, in altre parole dalla capacità di questo movimento di realizzare le decisioni prese a Malmo. In questo tentativo il movimento non va lasciato solo. È decisamente una buona occasione su cui impegnare la sinistra e il tentativo stesso di un processo costituente della stessa, soprattutto di verificare se il progetto di un nuovo soggetto politico della sinistra è utile al paese.

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