c Siccità e inondazioni: il clima fa raddoppiare i conflitti civili - 31/08/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 31/08/2011]
[Categorie: Pace ]
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Siccità e inondazioni: il clima fa raddoppiare i conflitti civili
El Nino collegato allo scoppio del 21% delle guerre combattute nel mondo negli ultimi 50 anni. Maggiormente colpiti i paesi in via di sviluppo, lo studio della Columbia University.

Lo scoppiare di guerre e conflitti civili potrebbe essere ampiamente influenzato anche dalle condizioni climatiche.

Sembra infatti che grandi fenomeni come El Nino - che si abbatte sui Paesi affacciati sull’Oceano Pacifico e che provoca inondazioni e siccità - aumentino la probabilità di scontri armati.

In particolare, proprio il periodico passaggio di El Nino, caratterizzato da temperature torride, raddoppierebbe i conflitti nei paesi tropicali e potrebbe addirittura essere collegato allo scoppio del 21% delle guerre combattute nel mondo negli ultimi 50 anni.


E’ quanto afferma, per la prima volta in assoluto, uno studio della Columbia University di New York (clicca qui per visionare l'abstract) che si è conquistato la copertina di Nature.

I ricercatori hanno seguito l'andamento di questo fenomeno climatico che si verifica ogni 3-7 anni, tra dicembre e gennaio, nell'oceano Pacifico (El-Nino Southern Oscillation, Enso), raccogliendo i dati disponibili dal 1950 al 2004.

Mettendoli in relazione con oltre 200 conflitti civili avvenuti in 175 paesi, hanno scoperto che la probabilità che si verifichi una guerra nei paesi interessati dal Nino raddoppia nei periodi più caldi, passando dal 3% al 6%.

«E' la prima dimostrazione che la stabilità delle società moderne è strettamente collegata al clima globale», scrivono su Nature i ricercatori, coordinati dall'esperto in affari internazionali Solomon M. Hsiang.

«Questo non significa che il clima decida il nostro destino», precisa il coautore della ricerca Mark Cane, tra i primi climatologi a studiare la periodicità del Nino. «Il nostro studio - aggiunge - dimostra piuttosto che il clima incide sulla quantità dei combattimenti, ma non si tratta dell'unico fattore: bisogna tenere in considerazione anche altre ragioni di tipo politico ed economico».

Le cause di tale influenza non sono ancora del tutto chiare anche se secondo gli scienziati, nelle zone dove sono già presenti povertà, disuguaglianze sociali e tensioni latenti, è possibile che il clima possa dare il colpo di grazia: «Quando il raccolto va perso, gli uomini possono ricorrere più facilmente alle armi per trovare di che vivere» conclude Hsiang.

Per questo a risentire del fenomeno sono principalmente i paesi poveri: basti pensare all'Australia che, pur risentendo fortemente degli effetti del Nino, non ha mai vissuto una guerra civile.

Solomon M. Hsiang ricorda che tra i paesi presi in esame, due in particolare sembrano dimostrare meglio di tutti la fondatezza della teoria illustrata su Nature: si tratta del Perù e del Sudan. Quando El-Nino colpì duramente gli altopiani peruviani distruggendo i raccolti nel 1982, gli attacchi di guerriglia del movimento rivoluzionario “Sendero Luminoso” sfociarono in una vera e propria guerra civile.


In Sudan, invece, l'arrivo del Nino nel 1963 segnò un anno di sangue, caratterizzato dall'intensificarsi dei combattimenti già in atto tra il governo centrale e i separatisti del Sud. L'insurrezione venne soffocata, ma riesplose nel 1976, un altro anno segnato dal Nino così come il 1983, in cui scoppiò la seconda guerra civile sudanese.

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