c La nuova strategia del capitalismo: la smobilitazione cittadina - 30/08/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 30/08/2011]
[Categorie: Movimenti ]
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La nuova strategia del capitalismo: la smobilitazione cittadina

Il benessere delle ampie classi medie delle nazioni sviluppate si basa sullo sfruttamento dei paesi in via di sviluppo, ció fa sí che le uniche funzioni svolte dalla classe media dei paesi sviluppati siano quelle del consumo dei beni prodotti, i servizi e il capitalismo speculativo. E si basa anche sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili in quantitá sempre piú crescenti e insostenibili, sui danni ambientali e la perdita generale di qualitá ambientale nei paesi in via di sviluppo, oltre che su altri impatti di carattere globale ma che vengono considerati come un problema a lunga scadenza e per ció non preoccupano l’ansia dell’arricchimento e del consumo che ha tempi molto piú corti.


La tesi marxista basata sull’esistenza di condizioni ogettive (contraddizioni) secondo le quali, di maniera meccanica, si sarebbe dato il passo da una societá capitalista a una societá comunista, si è rivelata molto lontana dalla realtá dei fatti. Il capitalismo, dominato dall’economia liberale e da un sistema politico chiamato democratico (ma basato unicamente sul fatto di depositare una scheda elettorale ogni quattro anni), é sopravvissuto nonostante le continue crisi inerenti al prorpio sistema. Le cause di questo fenomeno sono complesse e non è questo lo spazio giusto per analizzarle, tuttavia vogliamo segnalare giusto qualche pennellata  per dimostrare la straordinaria capacitá del capitalismo di reinventarsi, nonostante non sia un sistema eterno ma che prima o poi è destinato a scomparire, cosí come pronosticava il marxismo.


All’inizio del XX secolo si indicava l’alleanza tra il proletariato e la classe contadina, sotto la direzione del primo, per dare inizio alla rivoluzione socialista. Ma questo accadeva durante una fase industriale del capitalismo che aveva como fonte di risorse e mercato di consumo i prorpi territori nazionali. Malgrado la scintilla si accese in alcuni luoghii (Russia, Cina, etc...), il capitalismo si reinventó attraverso un processo di internazionalizzazione della dsiponibilitá di risorne e della societá di consumo. Questo provocó la lenta crescita della chiamata classe media, che inizió a espandersi fino a togliere spazio ai settori del classico proletariato e della classica borghesia.


L’aumento della capacità di consumo, necessario per mantenere la superproduzione industriale, produsse una sensazione di benessere mai sentita prima d’allora dalle masse della popolazione e solamente interrotta da cicliche crisi di superproduzione e subconsumo. Per questa ragione, il  benessere delle amplie classi medie delle nazioni sviluppate si basa sullo sfruttamento dei paesi in via di sviluppo, ció fa sí che le uniche funzioni svolte dalla clase media dei paesi sviluppati siano quelle del consumo dei beni prodotti, i servizi e il capitalismo speculativo. E si basa anche sullo sfruttamento di risorse non rinnovabili in quantitá sempre piú crescente e insostenibile, sui danni ambientali e la perdita generale di qualitá ambientale nei paesi in via di sviluppo, oltre che su altri impatti di carattere globale ma che vengono considerati come un problema a lunga scadenza e per ció non preoccupano l’ansia dell’arricchimento e del consumo che ha tempi molto piú corti.


Il movimento cittadino e i meccanismi di disattivazione


In questo scenario socio-economico, la societá civile si mobilizza massivamente solamente quando vede minacciato il suo benessere, il suo accesso al lavoro e la sua capacitá d’acquisto (p.e. scioperi generali e altri movimenti sociali). Nelle epoche di bolla dello sviluppo che si creano tra due crisi, tuttavia, molti settori della societá civile critici con il sistema, lottano di forma organizzata contro glio abusi di potere e le grandi corporazioni, mediante quello che si puó genericamente definire come movimento cittadino. È un movimento che il sistema deve accettare poiché si basa in pricipi costituzionali propri di ogni democrazia: libertá di riunione e di associazione. Il sistema ammette il movimento cittadino perchè può controllarlo mediante le leggi, limitando le possibili azioni a una base giuridica decisa solamente da coloro che sono stati eletti come rappresentanti virtuali della collettivitá.


Il recente Movimento 15-M è un esempio di come la società non è cieca e che avverte chiaramente le trappole che suppone questo sistema affinchè funzioni una democrazia reale cosí come sembra consacrare il testo dell Costituzione. In questo modo, raggiungendo un determinato livello di organizzazione e di esigenze, il movimento cittadino, attraverso associazioni di diverso genere, con un’attitudine critica e l’uso della propria legislazione, puó arrivare a ostacolare lo sviluppo del capitalismo nella sua nuova tappa post-industriale del secolo XXI, o almeno a minare l’immagine dell’ “unico sistema capace di assicurare il benessere della popolazione”. I pensatori e strateghi del capitalismo internzionale sono coscienti della crescente minaccia del movimento cittadino nei paesi sviluppati. In questo articolo proponiamo alcune riflessioni e argomentazioni sulle forme con cui il capitalismo sta dando un nuovo giro per continuare ad essere il sistema economico insostituibile: la smobilitazione cittadina.


Giá in tempi di “bonaccia” economica (grazie a bolle di ogni tipo), l’associazionismo e la mobilitazione cittadina sono difficili. È scarsa la motivazione, perché la popolazione ha lavoro, puó consumare e quindi ha accesso all’intrattenimento, o c’è una situazione di iperlavoro e di conseguenza una sacralizzazione del tempo libero, che spesso si dedica ad attivitá alienanti. D’altro canto, la lotta contro gli abusi del potere politico non dà risultati immediati e molti settori del movimento cittadino cominciano a impazientirsi e a cadere nella trappola di abbandonare l’attività rivendicativa portata avanti dai movimenti sociali per entrare nell’arena della confrontazione politica istituzionale. L’incrementarsi di inziative per l’affermarzione di partiti settoriali che provengono dai movimenti di consumatori, femministi, ecologisti, etc... è un chiaro esempio di questo.


Tuttavia, oltre al fatto che questi partiti rcoprono solo una piccola parte di un elettorato minoritario che milita nei settori del movimento cittadino, non riescono ad ottenere altro che una mediocre rappresentazione nello spettro politico, in condizioni molto diseguali, perchè l’arena politica è dotata di meccanismi che impediscono il prosperare di questi settori minoritari. A parte che tali settori, cosciente o incoscientemente, con questo comportamento accettano e rispallano le regole di una democrazia rappresentativa, perversione della democrazia reale che si vive nel movimento cittadino, ma che è fondamentale per il mantenimento dello status quo del sistema capitalista. Sono settori che, paradossamente, sanno gà che quello che guida la politica non sono gli ideali della societá, bensì le regole del gioco che stabilisce il capitalismo internazionale, come sfortunatamente è risultato evidente dall’incapacità politica davanti alla crisi finanziaria internazionale.


Cosí facendo, la creazione di partiti politici come I Verdi, o adesso Equo, non solo provocaun disfacimento del movimento cittadino, ma causa anche un effetto di distrazione sulla societá civile organizzata, poichè si da il perverso messaggio che l’unica forma di cambiare il sistema è quello di accedere al governo locale, regionale o statale, sapendo che non potranno arrivare fin lí e che, supponendo che ci riescano, non potranno mai cambiare il vertice del sistema, con il problema aggiunto di portare con sè la miccia della bomba cittadina. Molti politici reclamano, per esempio, che il Movimento 15-M diventi in partito politico, per poterla finire con le accampate e la manifestazioni scomode. Secondo noi, questo è un altro giro inaspettato del capitalismo internazionale, dato che riesce a disattivare il movimento cittadino, creando una nuova ingenua illusione di cambio da dentro l’arena politica istituzionale. Questa tesi si appoggia non solo sui fatti finali, favorevoli al capitalismo internazionale, ma, come si spiegherà piú avanti, dietro questi partiti settoriali emergenti spesso si nasconde un finanziamento economico mascherato da enti suppostamente altruisti e benefattori, ma alle cui spalle vi sono le grandi multinazionali capitaliste che per giunta hanno una lunga lista di danni sociali e ambientali in tutto il mondo.


Il potere ha sempre provato a dirigire il movimento cittadino secondo i suoi propri interessi. Non sono pochi gli uomini d’affari (nazionali e internazionali) e politici (locali e regionali) che usano il prestigio sociale di determinate associazioni, per far sfoggio di un’immagine amichevole e solidaria. L’appoggio economico, la cessione di locali, le sovvenzioni a campagne, etc.. da parte di molte imprese, non ha altra finalitá che migliorare il marketing (delle imprese) e riconfermare il proprio voto (dei politici). Ci sono grandi corporazioni e fondazioni, nazionali e internazionali, che destinano parte del loro capitale per riuscire a migliorare continuamente la propria immagine.


Tutto questo è ricevuto bene da molte associazioni che vedono crescere il loro potere d’azione, essendo una delle ultime versioni la creazione di piattaforme di ciberazione che si infiltrano in tutte le reti sociali. Ma spesso non si è coscienti che cosí facendo si sta appoggiando a enti nascosti la cui attività reale è molto lontana da quello che fa vedere con tali appoggi economici e li si sta aiutando a pulire la propria immagine. Quindi, come un nuovo cambio improvviso per la sopravvivenza del capitalismo internazionale, sia gli uomini d’affari sia i politici riescono ridurre la distanza affettiva necessaria affinchè il movimento cittadino conservi la sua attitudine critica e belligerante contro le azioni degli uni e degli altri.


Come opera il potere finanziario per poter controllare i movimenti cittadini


Uno di noi due giá ha scritto in un’altra occasione (1) delle note su questo tema. È quello che abbiamo denominato il Piano B del capitalismo, che mira a conquistare l’anima delle persone e a controllare la resistenza sociale. Si puó riassumere dicendo che è “la somma di manovre destinate a generare consenso, legalizzare questi modi di arricchimento, ottenere obbedienza e/o complicitá, far pubblici i propri obiettivi come se fossero identici a quelli della societá civile e disaccreditare le alternative come se fossero ‘attacchi’”(2). In una sola parola, cercare di legittimizzarsi.


“Senza ombra di dubbio questi piani B impresariali, accreditati da tecnici, intellettuali e alcune ONG (qualcuno di questi a pagamento altri per pura vocazione) sono la maggiore sfida da vincere da parte della resistenza civile, visto che ‘nella notte tutte le mucche sono nere’ (3). Per questo finanziano e si alleano con i movimenti sociali, incluendo tra questi quelli che si definiscono anticapitalisti, affinchè si trovi legittimazione del sistema impresariale realmente esistente direttamente dall’interno dei movimenti. Come dice Michel Chossudvsky “ la complessa rete di ong - inclusi i segmenti di mezzi alternativi - è utilizzata dalla èlite corporotiva per modellare e manipolare il movimento di protesta (...) il proposito non è reprimere la dissidenza, ma al contrario dare forma e modellare il movimento di resistenza, per stabilire i limiti della dissidenza” (4).


Questo è il caso degli enti Avina e Ashoka che nei dieci anni in cui sono attive in Spagna sono riuscite a entrare, di un modo o nell’altro, in piú di dieci organizzarsi che si possono considerare alternative. In alcuni casi cooptando dirigenti o imprenditori rilevanti, in altri apportando finanziamento e assessorato. Sono enti di prestigio che coprono i settori dell’acqua (Fundaciòn Nueva Cultura del Agua), l’ambiente (SEO), la pace (Greenpeace), il mondo rurale (Plataforma Rural), le università popolari (Universidad Rural Paulo Freire), i sistemi finanziari etici (Fiares), le sementi (Cifaes), il mare (Océana), etc..; si tratta in ogni caso di relazioni con leaders riconosciuti. Questo fenomeno ha cosí tanto prosperato nella nostra nazione che, in un altra occasione, abbiamo definito questa intrusione, che “si è sviluppata quasi senza rendercene conto”, come la metafora del formaggio di Gruyère.


Ma il caso piú scottante attualmente è quello del nuovo partito chiamato EQUO, che ha annunciato la sua transizione dalla fase di fondazione (è stato ufficializzato solo da pochi mesi, il 17 febbraio) a quella di partito politico, il 4 giugno passato, in una riunione precostituente a cui parteciparono “30 organizazzioni verdi e progressiste”, come annunciano nel loro sito web, come se si trattasse di un’altra Izquierda Unida (partito politico spagnolo che unisce le varie associazioni di sinistra “estrema”, n.d.t.). Anche qui, nel caso di EQUO, la metafora del formaggio di Gruyèr è risultata azzaccata.
Precisamente il suo Consiglio Assessore, massimo sinedrio dell’ancora fondazione e allo stesso tempo vetrina vera e propria di questa, ha accettato tra le sue fila ad almeno tre rilevanti soci della fondazione Avina, Pedro Arrojo, Víctor Viñuales e Sandra Beneviste. Il primo, ex-presidente della fondazione Nueva Cultura del Agua, che con Avina si è girato tutta Latinoamerica ( e quindi promovuendo anche l’impresa Amanco che fa capo alla stessa), portando con sè il timbro della “nuova cultura dell’acqua”; la seconda è stata rappresentante a Barcellona de la fondazione Avina per alcuni anni e direttrice di progetti de la fondazione Ecología y Desarrollo, ente del quale è direttore il terzo degli appartenenti a EQUO, Víctor Vñuales, socio leader di Avina dal 1999; entrambe le fondazioni con progetti idrici comuni in Latinoamerica. Curiosamente ad oggi il blog di Viñuales nasconde la sua appartenenza a Avina. Non nasconde la sua condizione di membro del consiglio assessore di Zara-Inditex nè di quello di Greenpeace. Questi tre distaccati soci-leader di Avina organizzarono il padiglione della Expo di Saragozza chiamato Il Faro, dal quale è uscita fuori una mostra “acqua, fiumi e popoli” che Arrojo porta in giro per mezzo mondo.


Che succede ad Avina?


Semplicemente, che il suo fondatore, finanziatore e ispiratore è Stephen Schmidheiny, magnate svizzero arricchitosi commerciando amianto nel mondo. Il suo immenso patrimonio si puó solo spiegare perché prima la sua famiglia, dal 1925, e successivamente lui stesso, senza il minimo scrupolo, si misero in tasca il denaro non curanti della salute e la vita di centinaia di migliaia di persone. Proprio cosí. Per questo motivo, molte delle vittime del presunto filantropo reclamano giustizia e chiedono l’istituzione di un Tribunale Penale Internazionale che giudichi il magnate per i suoi presunti crimini contro l’umanitá o per genocidio.


Come uno di noi ha spiegato in precedenti articoli (5), non si tratta solamente di avere queste origini, ma oltre a questo, pretendono (riuscendoci come abbiamo visto) penetrare nei movimenti sociali di resistenza e renderli il più inoffensivi possibile, o comunque sia controllare la dissidenza al capitalismo come sistema.


Come mostra un bottone


Senza andare più lontano, nella passata riunione di Cancún sul cambiamento climatico, il prestigioso Grupo de Reflexión Rural (GRR) argentino ha detettato la infiltrazione di Avina nei diversi movimenti alternativi che hanno assistito al controvertice e denuncia che: “le grandi multinazionali e le fondazioni che le accompagnano, hanno lavorato silenziosamente per farsi posto tra gli spazi alternativi”. E, naturalmente, Avina è presente. Il collettivo continua dicendo che:”La fondazione Avina, del milionario svizzero Stephan Schmidheiny, di lunga e sinistra tradizione nella nostra America Meticcia per comprare le volontà nascondendosi dietro a progetti suppostamente beneficiosi per i nostri popoli e comunità, offrì un’elargizione economica per l’organizzazione di  Klimaforum 10. La presenza del GRR a Cancún, è servita per dar l’allarme su questa fondazione e smarcherare così le sue intenzioni di cooptare questi spazi, visto che il Klimaforum decise in seguito di rifiutare i fondi che cercava di offrire Avina”. E chiude dicendo: ”Fondazioni come Avina e Ashoka sono il nemico della Madre Terra e dei popoli oppressi”.


Cominciamo male, caricandoci di presunte personalità con il proposito di dare affidabilià e buon nome a un ente con pretese di essere ascoltato, se tra i suoi membri e consiglieri spuntano certe “amicizie pericolose” con le fondazioni del gran capitale.


E non dimentichiamo che Avina (fondata da Stephen Schmiheiny) non potrà liberarsi dalla polvere mortale dell’amianto, con la quale ha accumulato la sua foruna e per i cui delitti appena ha pagato, come giusta ricompensa per come i lavoratori, inconsapevolmente, portavano nelle loro case i vestiti contaminati provocando drammaticamente la morte di migliaia tra spose e figli durante decine di anni.


Concludendo, la societá civile deve stare attenta ai sottili sistemi de disattivazione del movimento cittadino, sia sul piano presenziale che cibersociale, che mette in azione il capitalismo internazionale attraverso l’appoggio economico di enti suppostamente benefattori. Ammettendo come legittima la volontà dei gruppi sociali di entrare nell’arena politica, contrastando con la freschezza della politica di piazza di fenomeni sociali come il Movimento 15-M, avvisiamo dell’enorme costo che questo suppone a causa del salasso sul movimento cittadino, forza sociale imprescindibile per mantenere la salute della democrazia reale. Un costo sproporzionato per lè possibilità reali di modificare la realtà da dentro un sistema del quale si conosce la sua enorme debolezza davanti al sistema economico, vincolato al capitalismo internazionale. In queste decisioni ci giochiamo non solo un nuovo cambio del capitalismo ma una quesione di giustizia e dignità.


Stiamo all’erta.


Rafael Yus y Paco Puche


Note:
(1) Puche. P (2011), “ El lobby oculto”, Ecoportal, 26.05.11 - http://www.ecoportal.net/...
(2) Galafassi, G. Dimitriu, A. (2007), “El Plan “B” de los capitales mineros”, en Revista Theomai, nº15, primer semestre, p.1
(3) Galafassi, G. Dimitriu, A. (2007), “El Plan “B” de los capitales mineros”, en Revista Theomai, nº15, primer semestre, p.8 (“la notte dove tutte le mucche sono nere Hegel l'ha detto nella sua opera Fenomenologia dello spirito" in riferimento alla filosofia di Schelling, criticando il concetto di assoluto nelle varie filosofie idealiste. Infatti Schelling definisce l'assoluto come COINCIDENTIA OPPOSITORUM, ossia coincidenza degli opposti, nell'assoluto tutto si identifica, così come nella notte le mucche sembrano essere tutte uguali poichè mere ombre. Per Hegel invece tesi e antitesi continuano a vivere nella sintesi, ma le differenze vengono mantenute seppur armonizzate, non si confondono, ma continuano a mantenersi nell'armonia. (n.d.t.)
(4) Chossudovsky, M. (2010), “Globalistas y élites controlan los movimientos populares”, en http://www.forumdesalternatives.org/...
(5) Desmontado a Schmidheiny. Los crímenes con amianto: de la multinacional Eternit a la fundación AVINA, Ecoportal, 26.05.2010 -http://www.ecoportal.net...; y Ashoka por sí misma. La intrusión del gran capital filantrópico en los movimientos sociales, Ecoportal, 24.09.2010 -http://www.ecoportal.net


Traduzione di Francesco Orlandi

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