c Epidemia da Escherichia coli: la caccia al Bio, tra superficialità, falsità e depistaggi - 23/06/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 23/06/2011]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Blogbiologico.it]
[Autore: ]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Epidemia da Escherichia coli: la caccia al Bio, tra superficialità, falsità e depistaggi

Quella passata, è stata una settimana difficile per il biologico. Trentanove sono, ad oggi, le persone decedute a causa dell’infezione da Escherichia coli scoppiata in Germania. È l’ultimo dato diffuso dalle autorità sanitarie europee. A distanza di più di un mese dalle prime evidenze, restano non spiegati molti aspetti relativi alla genesi di un caso che ha determinato paura, calo dei consumi, perdita di reddito da parte degli agricoltori, contraccolpi sull’affidabilità delle istituzioni preposte alla tutela della salute e che ha investito il biologico a causa dell’individuazione del focolaio in un’azienda del settore, la Gaertnerhof Bienenbuettel, in bassa Sassonia.
Sui media, poi, ne abbiamo lette di tutti i colori. Alcuni titoli emblematici: “Così cade l’ultima bugia ambientalista”; “I cibi biologici? Sono un pericolo”; “Batterio nei germogli: disfatta del cibo salutista”.
Micidiale, in tutti i sensi, un titolo di Libero del 5 giugno: “Il cibo bio fa ammalare 200mila tedeschi all’anno”. Il titolo ora è sparito dal sito internet del quotidiano. Forse perché i dati su cui si basa l’articolo riguardano in realtà tutte le intossicazioni alimentari e non solo quelle da cibi biologici.
Comunque, nell’incertezza che colpevolmente continua a circondare la vicenda, l’Aiab (l’Associazione italiana agricoltura biologica) ha chiarito alcuni elementi di fondo che è bene tenere ben presente.
1) Dietro l’infezione ci sono pratiche di processing e non agricole (la contaminazione non è avvenuta in un’azienda agricola, ma in un’azienda di trasformazione, quindi la causa dell’infezione non è il metodo di coltivazione).
2) Il metodo biologico prevede il ricorso a fertilizzanti organici compostati che abbattono termicamente la carica di microrganismi patogeni e che sono fondamentali per garantire fertilità ai terreni.
3) La questione vera su cui ci dobbiamo interrogarci è come sia possibile un’evoluzione dell’Escherichia coli in forme così virulente. È infatti noto che gli inquinamenti dei prodotti alimentari da Escherichia coli sono sempre avvenuti in assenza di corrette norme sanitarie. La novità sta nel fatto che questa variante di E.coli sia impossibile da curare. Una difficoltà dovuta al diffuso abuso di antibiotici nella terapia umana e nella zootecnia intensiva (anche a fini preventivi), che genera resistenza e quindi inefficacia dei trattamenti. Proprio per questo diventa ogni giorno più urgente cambiare il modello zootecnico dominante a favore di modelli di allevamento più sostenibili. E anche in questo caso l’agricoltura biologica rappresenta un modello paradigmatico di come si possa allevare in armonia con natura, benessere animale e sicurezza alimentare.
Imputare al mondo del biologico la responsabilità delle epidemie da Escherichia coli è, nella migliore delle ipotesi, indice di superficialità e ha forti ripercussioni su un settore, quello dell’agricoltura Bio, più attenta all’ambiente e alla salute, spesso opera di piccoli e medi imprenditori che mai come oggi sono in difficoltà. Così come sono stati analizzati nel dettaglio i passaggi produttivi del mercato biologico, varrebbe la pena considerare che colonie di E. coli sono comunemente impiegate nei laboratori per clonare frammenti di Dna da inserire all’interno di piante geneticamente modificate. Nuovi ceppi di E. coli evolvono in modo sostanzialmente imprevedibile per mutazione o per trasferimento genico da un batterio a un altro e alcuni possono sviluppare mutazioni pericolose per l’uomo o per gli animali. A priori, dunque, non si può escludere la possibilità che una forma mutata di E. coli compaia durante il processo di produzione di una pianta geneticamente modificata e persista in qualche modo fino a quando il prodotto arriva sul mercato.

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google