c Toh! C'è della scarsità di materia in economia - 16/06/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 16/06/2011]
[Categorie: Economia ]
[Fonte: Greenreport.it]
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Toh! C'è della scarsità di materia in economia

Che sia difficile dire a uno che ha fame di stare a dieta è un fatto incontrovertibile. Lo è anche se il soggetto in questione ha mangiato e tanto per anni. Lo è ancor di più se lo stesso soggetto un regime alimentare giocoforza lo ha dovuto sostenere già da tempo e ora gli si chiede un ulteriore sforzo.

Ma siccome lo scenario è questo, e non si tratta di una proposta, ma di un'esigenza, allora non è fuori dal mondo se allo stesso soggetto chiediamo di stare almeno attento agli sprechi e a quello che mangia. In modo da ritrovare la migliore forma fisica, che non può essere quella dell'obesità, e così torni a correre o almeno a camminare con prospettive di buona salute.

Se non si fosse capito, stiamo parlando dell'economia italiana, malata di bassa crescita da anni e fiaccata oltremodo dalla crisi che si sta interrogando sul daffarsi, senza - è il nostro punto di vista - centrare completamente non più l'analisi, e vedremo perché, ma l'azione da intraprendere.

La fotografia dell'industria italiana proposta ieri dal Centro studi Confindustria fa emergere (Csc) infatti, forse meglio di altre volte, una criticità di cui finora troppo poco si è parlato: la scarsità di materie prime. Non solo il loro prezzo che cresce sempre più, magari anche molto condizionato dalla speculazione, ma proprio le riserve stesse. E a noi questa pare la notizia ancor più del fatto che la produzione nazionale sia scesa al 17% in tre anni facendoci superare da India e Corea del Sud.

Giusto due giorni fa commentando la presentazione dell'evento scritta da Luca Paolazzi, direttore del Csc, dicevamo che non è solo un problema che senza industria non ci sia Pil, ma anche di quale industria. Ovvero che l'unica industria che può dare Pil è quella che sposa la sostenibilità, ovvero che si pone, e cerca di dare una risposta, al problema della scarsità di energia e di materia.

Oggi la conferma indirettamente arriva proprio da Paolozzi: «La produzione industriale italiana è quasi ferma ai livelli dell'estate 2010 ( 0,1% la crescita media mensile da luglio 2010 a marzo 2011). (...) Pesano sempre di più nei bilanci aziendali le oscillazioni delle materie prime destinate a rompere ulteriormente gli equilibri mondiali con la crescita di domanda dei Paesi Bric e la conseguente scarsità a livello mondiale. Per le imprese le conseguenze riguardano i margini, la penuria di materiali e la difficoltà di gestire contabilmente il magazzino. I Paesi Bric sono il punto di riferimento anche per riorientare il nostro export. Abbiamo iniziato per tempo un processo di focalizzazione fuori dalla Ue, soprattutto verso il resto dell'Europa, ma siamo in ritardo per vendite dirette ai Paesi emergenti asiatici, una torta ricca in cui il nostro rivale storico, Germania, ci sta pericolosamente distanziando».

Non è dunque una nostra fissazione, nonostante le speculazioni, i derivati, le bolle, alla fine gratta gratta si arriva lì: la scarsità delle risorse, base dell'economia. Ribadiamo che la Commissione Ue il problema se lo è posto, anche se soprattutto per le "terre rare", ma almeno si è mossa. In Italia è stato aperto il Laboratorio delle materie prime, ma deve essere chiaro che un Paese come il nostro che di materie prime ne ha poche, deve sfruttare ciò che ha: i rifiuti.

Quindi il riciclo è la neo-industria sulla quale scommettere, a tutti i livelli. Certo la regola che vale per i flussi di energia, vale anche per i flussi di materia: prima regola, ridurre i consumi, ma poi per la materia è necessario spingere sul riutilizzo, sull'allungare la vita dei prodotti e sul riciclo. Qui può rinascere davvero l'industria italiana.

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