c Batterio killer, sotto accusa i germogli di soia. E intanto spunta il vaccino - 08/06/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 08/06/2011]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Il Cambiamento]
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Batterio killer, sotto accusa i germogli di soia. E intanto spunta il vaccino

germogli soia

Sarebbero stati i germogli di soia tedeschi, mangiati crudi, ad aver provocato l'epidemia del 'batterio killer' variante dell'Escherichia Coli che ha colpito la Germania del nord, provocando 22 morti e oltre 2.000 casi di contagio in tutta Europa. Dopo aver scagionato i cetrioli spagnoli, ecco dunque quella che le autorità tedesche definiscono “la pista giusta”.

Lo ha reso noto ieri Gert Lindemann, il ministro dell'agricoltura della Bassa Sassonia, definendo i germogli di soia cresciuti localmente come la causa “più convincente” dell'epidemia. Il ministro ha inoltre aggiunto che l'azienda produttrice di soia nella regione di Uelzen è stata chiusa dal momento che vi sono “tracce molto chiare che conducono a questa azienda quale fonte dell'infezione”. Lindemann ha dunque invitato gli abitanti della Germania del Nord ad “evitare di consumare per il momento qualsiasi tipo di germoglio di soia”.

I risultati definitivi delle analisi di laboratorio sui germogli di soia sono attesi per oggi secondo il ministro dell'Agricoltura della Bassa Sassonia, Gert Lindemann e al massimo entro domani secondo il ministro della Sanità tedesco, Daniel Bahr. Quest'ultimo ha comunque messo in guardia dal trarre conclusioni affrettate. “Abbiamo degli indizi chiari che un'azienda di Uelzen sia la fonte dell'infezione – ha affermato Bahr - ma dobbiamo attendere la conferma dei test di laboratorio”. Attualmente resta valido il consiglio ai consumatori di evitare ortaggi crudi, come pomodori, cetrioli, insalate e naturalmente germogli di soia.

Il batterio killer ha intanto scatenato anche tensioni commerciali in Europa. Spagna e Portogallo, ingiustamente accusate di essere la causa dell'epidemia, intendono chiedere il rimborso per i danni subiti. La Russia, da parte sua, ha deciso di bloccare l'import di frutta e verdura dall'Unione europea.

La Commissione europea ha convocato, per martedì 7 giugno, una riunione straordinaria del Comitato di gestione allo scopo di discutere le misure per affrontare la crisi nel settore ortofrutticolo in conseguenza della psicosi nei consumi determinata in Europa dall'epidemia di Escherichia Coli.

Lo ha reso noto il presidente della Coldiretti Sergio Marini spiegando che “il rincorrersi di falsi allarmi ha alimentato una psicosi che si sta riflettendo sui consumi dei cittadini europei ma ha anche offerto alibi a misure protezionistiche come il blocco delle importazioni dalla Russia con gravi danni economici”.

“L'incertezza – ha sottolineato la Coldiretti - sta avendo effetti devastanti sui mercati poiché oltre un cittadino europeo su tre (35 per cento), secondo Eurobarometro, evita di acquistare i prodotti di cui ha sentito parlare nell'ambito di una emergenza relativa alla sicurezza alimentare”.

Psicosi e allarmismo, del resto, hanno caratterizzato tutte le emergenze sanitarie che si sono succedute negli ultimi anni: dalla mucca pazza all'aviaria, fino, in tempi più recenti, alla cosiddetta 'influenza suina'.

E come è successo nel caso dell'influenza H1N1, anche oggi salta fuori un vaccino in grado di proteggere dalle infezioni causate dal batterio Escherichia coli. La scoperta che avrebbe aperto la strada alla vaccinazione universale per l'E.Coli risale in effetti allo scorso anno quando a Siena fu dato l' annuncio dell'identificazione da parte di un team di ricercatori della Novartis di antigeni di E.Coli mai scoperti prima.

Anche una compagnia canadese ha però appena comunicato di aver pronto il vaccino per la variante O157:H7 tedesca che servirà per inoculare le vacche renderle così inabili a produrre il batterio 'killer'.

Eppure a determinare la resistenza ai farmaci di pericolosi batteri o le mutazioni nei ceppi di batteri sarebbe l'uso indiscriminato di antibiotici negli allevamenti intensivi, come emerso anche da recenti studi.

Ciò che facciamo agli animali, insomma, ha effetti sulla nostra salute. Eppure, ancora una volta, la realtà dimostra come ogni qualvolta ci si trovi davanti ad un'emergenza sanitaria si preferisce affrontarla proponendo un rimedio (meglio se profittevole) piuttosto che concentrandosi sulle cause, dietro le quali il più delle volte si cela proprio l'attività umana.

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