c Il sub-prime nel piatto. Così aumentano i prezzi - 27/01/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 27/01/2011]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Terra]
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Il sub-prime nel piatto. Così aumentano i prezzi
La Francia a capo del G20 propone la tassazione delle transazioni finanziarie per favorire nuovi investimenti in agricoltura. E scongiurare nuove rivolte per il cibo.

Una banca dati internazionale sulle materie prime agricole per prevenire le crisi alimentari. Fra le misure proposte ieri da Nicolas Sarkozy, che quest’anno presiede il G8 e il G20 c’è anche questa. Accusato di essere rimasto immobile davanti alla crisi tunisina, nata come rivolta per il caro baguette e conclusa con il rovesciamento del regime, il presidente francese ha voluto rimediare. «Se non facciamo niente - ha affermato - rischiamo delle rivolte per il cibo nei Paesi più poveri». Sembra aver accolto le richieste avanzate dai 48 ministri dell’agricoltura che a Berlino sabato scorso, in occasione della fiera europea più importante del settore, hanno discusso proprio di sicurezza alimentare. E chiedono uno stop alla speculazione finanziaria sul cibo.

In un anno, secondo la Fao, l’organismo Onu per le politiche agricole e alimentari, i prezzi dei beni alimentari sono aumentati tra il 40 e 25 per cento. C’è chi propone di produrre di più e chi invece di regolamentare il mercato. Le soluzioni sono varie, per il Regno Unito non ci sono dubbi: la risposta sta nell’uso massiccio (senza pregiudizio morale) degli Ogm per rendere l’agricoltura sempre più efficiente e produrre, quindi, quel 40 per cento di cibo in più che servirà per sfamare i nuovi abitanti della terra. Nel 2050 saremo 9 miliardi, oggi quasi 7, tra questi 925milioni di persone soffrono la fame cronica e versano in condizioni di grave malnutrizione. Gli Ogm sono una soluzione osteggiata invece dalla maggior parte dei ministri dell’Unione europea, che vedono piuttosto nello sviluppo locale e regionale del mercato alimentare la risposta alla domanda di cibo. L’ottica protezionista europea che potrebbe ritornare finalmente utile ora che la Cina, ad esempio, ha deciso di sostenere la domanda interna.

Sulla stessa scia anche altri Paesi in via di sviluppo, il cui miglioramento delle condizioni di vita permette di variare la dieta. Sarkozy invece insiste sulla tassazione delle transazioni finanziarie come unica via concreta per trovare i fondi a nuovi investimenti nel settore agricolo, così come chiesto e ribadito anche da Berlino dalla Fao. «La Francia- ha detto il presidente - considera che questa tassa sia morale e utile a disincentivare la speculazione». Una finanza morale, un ossimoro che spiega cosa accade dietro alla cosiddetta volatilità dei prezzi. Si tratta di un fenomeno che è andato affermandosi soprattutto dalla seconda metà degli anni Novanta, da quando il prezzo del bene primario ha smesso di essere fissato dal meccanismo di domanda e offerta (con una piccola speculazione solo sulla previsione del raccolto). Oggi, spiega bene un articolo del quotidiano britannico Guardian, a stabilire il 70-80 per cento del prezzo di una materia prima sono le banche.

Ciò è dovuto alla trasformazione dei contratti per comprare e vendere prodotti alimentari in “derivati”, acquistabili e vendibili tra gli operatori finanziari, che non hanno nulla a che fare con l’agricoltura. Così ha avuto inizio la «speculazione alimentare», tipo sub-prime, che Onu e governi deprecano e contro cui finora non è stato fatto nulla. In altre parole, se un evento climatico sfavorevole prima avrebbe fatto alzare il prezzo di un bene di solo un dollaro, col sistema speculativo il prezzo aumenta di 2-3 dollari. Dopo la crisi del 2008, anno in cui a causa delle impennate dei costi alimentari ci sono state 30 rivolte popolare, si era deciso di evitare che un aumento così repentino (arrivato fino al 50 per cento) non sarebbe mai più dovuto ripetersi. Ora sta accadendo di nuovo, dopo le restrizioni dell’export del grano da parte di Russia e Ucraina (in seguito agli incendi di agosto 2010) il prezzo del bene è schizzato alle stelle, nonostante la non scarsità. La Fao a settembre scorso aveva garantito che c’erano stock sufficienti per far fronte alla crisi. La notizia non ha frenato però le speculazioni.

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