c Mathis Wackernagel: Ottima diagnosi... ma manca la terapia! - 02/12/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 02/12/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Ecoalfabeta]
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Mathis Wackernagel: Ottima diagnosi... ma manca la terapia!

Wackernagel IE italiana.jpg

Mathis Wackernagel è Mr impronta ecologica: insieme a Martin Rees nel 1994 ha sviluppato questa idea centrale per la sostenibilità. Ora è il presidente del Global Footprint Network.

Ieri era a Milano, invitato da Roberto Brambilla, animatore della Rete Civica Italiana (1). Impossibile lasciarsi sfuggire un simile appuntamento con la storia...

Nel suo discorso Wackernagel ha unito la precisione svizzera alla garbata ironia anglosassone. Ha mostrato come nel mondo la biocapacità sia in diminuzione e l' impronta ecologica in aumento.

Stiamo correndo verso il disastro, ma lui resta ottimista, convinto che supereremo la crisi se sapremo capire qual è il nostro vero interesse, come individui, comunità, nazioni.

Mathis non ha fornito consigli e ricette, ma di questo parlerò in un prossimo post. Mi preme invece mostrare il grafico relativo all'impronta ecologica (IE) italiana (clicca per ingrandire).

Nel 1960 l'impronta era di due ettari e mezzo; era quindi minore della biocapacità planetaria di allora, pari a 4 ettari, ma già superiore alla biocapacità nazionale, che era minore di 2 ha.

Cinquant'anni di sviluppo hanno avuto l'effetto di raddoppiare l'impronta e ridurre di un terzo la biocapacità . Oggi siamo tre volte più insostenibili che  all'inizio dle miracolo economico.

Come si vede dalla curva verde in alto, il PIL italiano è calato in rapporto a quello mondiale, cioè stiamo continuamente perdendo potere di acquisto. Anche in una logica di puro scambio economico, sarà sempre più difficile per noi acquistare biocapacità dagli altri paesi.

Prima di finire anche noi nella lista dei failed states dovremmo darci una mossa.

Impronta - Sviluppo.jpg

Mathis Wachernagel ha descritto bene i rischi che corre l'umanità vivendo al di sopra dei suoi mezzi, ma ha dato ben poche indicazioni riguardo alla terapia.

Ha detto che ogni stato e comunità locale deve pensare al suo interesse; l' interesse a lungo termine è ridurre la propria impronta ecologica, cercando di mantenere il più possibile la qualità della vita.

Già, ma lui non l'ha detto. Si vede che non gli garba troppo dare cattive notizie e preferisce che i suoi ascoltatori ci arrivino da soli. Ridurre l'impronta non è per niente ovvio, soprattutto per chi vive in un mondo fatto di petrolio, asfalto e TV.

Forse un uomo nella sua posizione dovrebbe prendersi qualche responsabilità in più e raccontare un po' di più cosa dovremmo fare.

Wackernagel ci ha spiegato cosa soignifica sviluppo sostenibile per un paese africano (quello nel cerchietto verde, dovrebbe essere il Kenya): seguire la linea rosache aumenta l'indice di sviluppo umano senza aumentare l'impronta. Cercare a tutti i costi di perseguire la linea azzurra (business as usual) potrebbe portare al collasso sociale ed economico (linea arancione).

Mathis dice giustamente: i paesi più poveri hanno diritto allo sviluppo, ma non hanno diritto al collasso.

Noi però non viviamo in Kenya, ma in Italia. Qui sotto vi mostro la slide che Mathis non ha mostrato, ovvero quali sono i possibili scenari per l'Italia:

  1. decrescita sostenibile (freccia rosa), magari con un lieve aumento dell'indice di sviluppo umano (l'Italia con 0,85 è solo al 23° posto)
  2. collasso, con diminuzione dell'impronta, ma anche della qualità della vita.

Non è corretto non parlare della necessità di decrescere in modo da riavvicinare l'imrponta alla nostra striminzita bio capacità. Poichè lui non l'ha detto, tocca a me farlo.

Impronta - Sviluppo - Italia.jpg

Ringrazio ancora Roberto Brambilla per avermi fornito i grafici originali.

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