c Attenti al server, consuma più di un Suv - 10/02/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 10/02/2008]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Altreconomia]
[Autore: Redazione]
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Attenti al server, consuma più di un Suv
15/1/2008
Un server (nella foto) emette in media la stessa quantità di anidride carbonica di un Suv
(Sport utility vehicle). È quanto emerge dal rapporto An inefficient truth, prodotto dai ricercatori di Global action plan.Secondo le stime dell’organizzazione ambientalista, il settore ICT (Information and comunication technology) è responsabile del 3-4% delle emissioni di anidride carbonica prodotte a livello globale.


Un server (nella foto) emette in media la stessa quantità di anidride carbonica di un Suv
(Sport utility vehicle). È quanto emerge dal rapporto An inefficient truth, prodotto dai ricercatori di Global action plan. Secondo le stime dell’organizzazione ambientalista, il settore ICT (Information and comunication technology) è responsabile del 3-4% delle emissioni di anidride carbonica prodotte a livello globale. Soltanto in Inghilterra, ad esempio, l’impatto ambientale è pari a quello di tutta l'industria aeronautica. Il problema è che buona parte dei server e dei centri dati sono ampiamente sottoutilizzati.

Il report, realizzato grazie alla collaborazione dell’Eilt (Environmental ICT leadership team), un gruppo inglese indipendente impegnato nella ricerca di strategie sostenibili per il settore ICT, pone l’accento sull’ottimizzazione delle strutture già esistenti e sul ruolo che possono giocare opportune politiche governative. Inoltre alle pubbliche amministrazioni e a molti privati è imposta la conservazione per un tempo indefinito di un’enorme quantità di dati. Il report si concentra in modo dettagliato sul settore ICT inglese: secondo le informazioni raccolte tra

i dirigenti di oltre 120 imprese, il 40% dei server viene sfruttato per meno della metà della capacità complessiva, mentre il 37% delle compagnie nazionali è costretta a conservare dati senza alcun limite temporale. Il 60% degli intervistati concorda che tempi e costi sono le principali barriere all’adozione di politiche informatiche maggiormente rispettose dell’ambiente, e che standard universali e benefici fiscali favorirebbero la riduzione delle emissioni di anidride carbonica prodotte dal settore ICT.

Il progressivo processo di digitalizzazione delle informazioni, globalmente in corso sia a livello pubblico che privato, fa si che l’impatto ambientale del settore ICT continui a crescere in modo allarmante. Come possibile strumento per arginare tale dinamica, i membri di Global action plan suggeriscono l’introduzione a livello governativo di una specifica legislazione e di incentivi fiscali studiati per favorire l’adozione di strategie aziendali maggiormente sostenibili. “In Inghilterra -spiega Trewin Restorick, direttore di Global action plan e presidente dell’Eilt- il settore ICT è responsabile del 10% del consumo energetico totale. Secondo quanto emerge dalla nostra ricerca, buona parte dei dipartimenti ICT non ha idea della propria impronta ecologica. La consapevolezza su consumi e relative emissioni sta pian piano crescendo, ma perché si traduca in azioni concrete i dipartimenti hanno bisogno d’aiuto. Occorrono venditori che forniscano informazioni ambientali più chiare sui sistemi offerti invece che ‘menzogne verdi’, politiche governative di maggiore supporto e meno contraddittorie, una maggiore spinta dall’interno degli stessi dipartimenti. Nuove leggi e incentivi sono importanti, ma prima di tutto va valutata l’efficienza delle strutture ICT già esistenti: il sottoutilizzo dei server costituisce uno spreco energetico notevole”.

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