c La mancanza di cibo scatena una guerra da miliardi di dollari - 24/08/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 24/08/2010]
[Categorie: Economia ]
[Fonte: laStampa.it]
[Autore: Fabio Pozzo]
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La mancanza di cibo scatena una guerra da miliardi di dollari
Battaglia per il potassio, conteso da Canada, Australia e Russia. Produrrà i fertilizzanti impiegati per sfamare il mondo

La guerra dei fertilizzanti che si sta combattendo in tutto il mondo, ma in questo momento soprattutto tra Canada e Australia, sta diventando una «business war» sempre più appassionante. Se non fosse che i colossi che la stanno combattendo stiano mettendo sul tavolo del Risiko montagne di miliardi in dollari scommettendo sulla sventura. Sulla fame del mondo.

Sotto i riflettori, adesso, c’è il potassio. È un metallo molto leggero, secondo in ordine di leggerezza dopo il litio. È addirittura meno denso dell'acqua ed è talmente tenero che si può tagliare facilmente con un coltello. Il 95% della produzione (25 milioni di tonnellate, concentrata soprattutto tra Canada, Bielorussia e Russia) finisce in fertilizzanti (cloruro, nitrato, solfato di potassio). Nel mondo si contano risorse per 250 miliardi di tonnellate, su uno stock complessivo di 8,5 miliardi di tonnellate. Tutti gli analisti scommettono sull’agrobusiness, che sarà il grande affare di un futuro nemmeno poi tanto lontano. La popolazione è destinata ad aumentare, i Paesi emergenti crescono, dunque ci sarà sempre più bisogno di prodotti agricoli e dell’allevamento (cui va il foraggio). Aggiungendo a tale «brodo» in ebollizione anche un pizzico di speculazione, vale la pena di scommetterci, senza tanti scrupoli morali.

Ecco perché Bhp Billiton, il gigante minerario anglo-australiano sta combattendo per conquistare il primo produttore di potassio del globo, la canadese Potash Corp. Ieri c’è stata l’ultima puntata della «guerra», che ha già visto Bhp offrire 39 miliardi di dollari per Potash, il board canadese rifiutarla e gli aglo-australiani rilanciare con un’Opa ostile: gli azionisti di Potash hanno guardato con sufficienza ai 130 dollari per azione proposti da Bhp. «È una buona base di partenza», hanno detto. Insomma, alzano sul prezzo. Sino a quanto?

«Il minimo possibile - dice Daniel Bubis, responsabile della Tetrem Capital Management, che ha in pancia 2 milioni di azioni Potash - è un prezzo di 150 dollari per azione con 160-170 dollari come probabile offerta finale». E, aggiunge, «se dovesse emergere un’offerta concorrente, tutto il quadro cambierebbe». Sempre secondo Bubis, sarebbe utile anche guardare alla Cina, per la quale il potassio «è una materia prima di grande importanza» anche alla luce del fatto che l’alimentazione dei cinesi si sta modificando.

Gli anglo-australiani per ora non demordono. Anzi, affilano le armi. Ieri hanno ottenuto linee di credito per 45 miliardi di dollari da sei banche (Banco Santander, Barclays Capital, Bnp Paribas, JpMorgan Plc e Royal Bank of Scotland) per la scalata al potassio delle praterie dello Saskatchewan. Sino a dove potranno arrivare? L’orizzonte disegnato dagli analisti ha i contorni di una cifra vicina ai 60 miliardi di dollari.

La battaglia, però, non si sta giocando soltanto tra Canada e Australia. In Russia, ad esempio, sta sorgendo una sorta di monopolio del potassio. Il businessman Anatoly Skurov, l’oligarca Suleiman Kerimov e il deputato della Duma Zelymkhan Mutsoyev, attraverso acquisizioni, sono arrivati a controllare il 69% di Silvinit, il primo produttore russo di questi preziosi sali. Lo stesso Kerimov, con altri due partner, nel giugno scorso aveva acquistato il 53,2% di Uralkali, secondo nel Paese per produzione. E ora si parla con insistenza di una fusione tra i due colossi, che darebbe vita al secondo gruppo produttivo del mondo, dopo Potash.

E dopo il potassio, il fosforo, altro componente dei fertilizzanti. Anche questo è un fronte di guerra. Il gigante brasiliano Vale ha acquistato le miniere di fosfati e gli impianti dell’americana Bunge (per 1,65 miliardi di dollari) nonché il suo 42,3% in Fosfertil, primo produttore di fertilizzanti del Paese (per 2,15 miliardi) e sta guardando anche a Mosaic, il secondo produttore nordamericano di fertilizzanti: si era parlato di un’offerta di 25 miliardi di dollari, ma intanto Mosaic ha pagato a Vale 385 milioni per acquistare in joint-venture una miniera di fosfati in Perù.

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