c Il cambiamento climatico mette a rischio l'attività mineraria - 08/06/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 08/06/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: A sud]
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Il cambiamento climatico mette a rischio l'attività mineraria

Nell'ottobre di quest'anno entrerà in funzione il progetto di estrazione di rame Esperanza, di Antofagasta Minerals nella comunità di Sierra Gorda nella II Regione. Il progetto prevede di ottenere l'acqua necessaria attraverso la collocazione di un impianto di desalinizzazione nella zona nord del Cile, ricca del minerale ma povera di risorse idriche.


Più a sud, nella Valle di Copiapó, III Regione, già ha fatto il suo ingresso un progetto anglo-americano di rifornimento di acqua desalinizzata che permetterà alla División Mantoverde di far fronte alle sue necessità idriche.


Copiapó si è trasformata nella zona simbolo del deficit di acqua nel nord del paese. Questo spiega perché il progetto Caserones, della giapponese Lumina Copper sotto controllo della Pan Pacific Copper, proprietà di Nippon Mining & Metals y Mitsui Mining & Smelting, che inizierà la produzione di rame nel 2012, negozi con CAP il suo rifornimento idrico attraverso l'impianto di desalinizzazione che ha previsto l'acciaieria nel progetto Cerro Negroa.


La scarsità idrica della zona nord sta aumentando l'interesse delle imprese minerarie verso gli impianti di desalinizzazione. L'acqua sta diventando il principale problema per l'attività mineraria in Cile, che necessita di questa risorsa in tutte le sue fasi. Il problema è che il cambiamento climatico sta aggravando molto la situazione.


Questo è l'avvertimento lanciato da una recente ricerca sull'impatto di questo fenomeno sull'attività mineraria in America del Sud. Situazione che peggiorerà dopo il 2040 se non saranno intraprese politiche di adattamento e mitigazione. Questione sociale a parte, la mancanza di questa risorsa può tradursi in ritardi nelle attività, in perdita di guadagni ed in un incremento dei costi di produzione.


All'avanzare di questo fenomeno, l'energia e l'acqua saranno sempre più scarsi, nella misura in cui le temperature cambieranno la portata delle piogge ed intensificheranno il disgelo dei ghiacciai.
Diminuendo la disponibilità di acqua, aumenterà la necessità di energia da fonti non tradizionali. A sua volta, questa incrementerà le emissioni di carbonio delle imprese, almeno finché continueranno ad utilizzare combustibili fossili come principale fonte di energia.


Pre-allarme


Questa è la prospettiva tracciata da uno studio preliminare di alto livello, commissionato per la regione dal governo britannico alla società di consulenza EcoSecurities ed al Centro del Cambiamento Globale (CCG) della Università Cattolica.


L'obiettivo dello studio era identificare i principali effetti del cambiamento climatico sui bacini idrologici sfruttati dalle miniere nelle attività di estrazione di rame, oro, argento, ferro, carbone e nichel in Argentina, Cile, Colombia e Perù, dato l'importante ruolo che svolge tale attività nell'economia di questi paesi (solo in Cile le esportazioni di rame costituiscono più di un terzo delle entrate dello Stato e rappresentano il 45% del volume totale delle esportazioni) e dato che si tratta di un settore particolarmente sensibile ad una variazione sempre maggiore delle condizioni climatiche.


I risultati del rapporto, comprendente dati geologici e di produzione forniti dalle imprese minerarie e dai governi, sono stati comunicati alle imprese minerarie in Cile a metà marzo durante un incontro con l'ambasciatore britannico, Jon Benjamin, e con i coautori del rapporto, Arturo Errázuriz de Ecosecurities e Sebastián Vicuña, direttore esecutivo del CCG.
Lontano dall'essere un rapporto esaustivo, mira ad aprire un dibattito sul tema del cambiamento climatico e dell'attività mineraria, delineando i cambiamenti che l'aumento della temperatura è probabile che induca nella catena produttiva di questo settore.


Tirando le somme


Secondo le proiezioni della società di consulenza britannica Amec, oggi più di un terzo della popolazione mondiale vive in regioni in cui esiste un problema di scarsità di acqua, e Atacama rappresenta una delle zone più aride del mondo. Mentre l'agricoltura è responsabile del 70% dell'utilizzo delle risorse idriche, l'industria in generale lo è per il 16%. In Cile la domanda di acqua per l'attività mineraria corrisponde al 5,4% della domanda totale del settore industriale, secondo le stime di Amec.


Lo studio elaborato da Ecosecurities e da CCG avverte che le riserve idriche minerarie nel nord cileno vedranno nei prossimi 30 anni (2040) un aumento di temperatura e, contemporaneamente, una riduzione della disponibilità di acqua.


Tale effetto sarà maggiore nei bacini in cui già oggi scarseggia l'acqua, soprattutto se l'attività mineraria e la domanda di acqua non subiranno variazioni. È per questo che i progetti minerari in bacini già compromessi, come quelli di Escondida, Collahuasi, Maricunga ed El Peñón in Cile, tutti vicini a saline, saranno sottoposti a maggiore pressione.


Oggi tutte le miniere si trovano in zone con una disponibilità idrica inferiore ai 100mm annui, ad eccezione di Andina, che si trova nella Cuenca del Aconcagua e del Teniente nella Cuenca de Rapel. Prendendo in considerazione la produzione totale di rame in Cile, possiamo vedere che circa un 7,3% si trova in bacini in eccesso d'acqua, mentre un 14,8% si trova in bacini in transizione ed il 78% restante in bacini con deficit d'acqua.


Lo studio avverte che, all'attuale ritmo di avanzamento del cambiamento climatico, tutti i principali bacini minerari in Cile potranno subire un aumento della temperatura di 0,5-1ºC e riduzioni nelle precipitazioni da -5 a -15%.


Dato che le stime del Servizio Nazionale di Geologia Mineraria (Sernageomin) prevedono che durante i prossimi anni l'industria cilena sfrutterà sempre più rame di bassa lega, che richiede una maggiore quantità di energia ed acqua per l'estrazione e la lavorazione, l'allarme è fondato.


Questo potrà condizionare gli investimenti futuri, che dipendono dalla facilità di accesso all'acqua. Per esempio - dice il rapporto - le possibilità di desalinizzazione potranno essere più efficienti in termini di costi per il Perù e per il Cile, visto che la maggior parte delle miniere si trovano nella parte occidentale delle Ande a meno di 200 km dall'Oceano Pacifico. Ma questo non frenerà l'aumento i costi di produzione, che ricadranno sui consumatori.


La filiale cilena di Anglo American ha contribuito alla realizzazione del rapporto. Il direttore dell'ufficio Energia e Clima delll'azienda, Ferruccio Medici, spiega che “La desalinizzazione è una scelta ambientale tutto sommato positiva perché non prevede l'impiego di acqua nei processi industriali. Il paradosso è, però, che aumenta il consumo di energia, andando in direzione opposta alle misure raccomandate per mitigare il cambiamento climatico”. Il direttore ha tenuto, tuttavia, a precisare che l'attività mineraria consuma solo il 13% dell'energia del paese.


Questo può comportare l'aumento della produzione di carbonio dell'attività mineraria e danneggiare la competitività delle esportazioni minerarie nel momento in cui il mondo incomincerà ad esigere prodotti “a bassa quantità di carbonio”.


“Nell'industria la volontà esiste”


Il governo del Regno Unito ha partecipato attivamente alla raccolta di dati riguardanti gli impatti del cambiamento climatico nella regione.


Dopo il Rapporto Stern sul costo economico del cambiamento climatico nel 2007, il Regno Unito ha concentrato la propria attenzione sull'America Latina. Per questa ragione ha contribuito al finanziamento delo studio sull'economia del cambiamento climatico realizzato dalla Cepal l'anno passato e ha fatto pressione affinché si aprisse il capitolo cileno alla Corporate Leaders Group (CLG), alleanza globale di imprese contro il riscaldamento globale.


Come spiega l'ambasciatore Jon Benjamin, l'obiettivo è facilitare il processo decisionale sulle politiche regionali riguardanti il cambiamento climatico. La mancanza di dati certi su questo fenomeno ostacola, infatti, le attuali negoziazioni per definire le politiche che i paesi dovrebbero adottare congiuntamente per ridurne gli impatti.


“È importante sapere quali saranno le conseguenze nel comparto minerario”, aggiunge l'ambasciatore. “C'è una grande preoccupazione nel settore, al punto che molte imprese minerarie prevedono nel loro organigramma professionisti sul tema e promuovono misure finalizzate ad una maggiore efficienza energetica, ad un uso efficiente dell'acqua ed alla promozione delle energie rinnovabili. Nell'industria la volontà esiste”.

Marta Lillo Bustos

Traduzione di Beatrice Biagi

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