c I benefici di un sistema energetico che cambia - 20/05/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 20/05/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Qualenergia.it]
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I benefici di un sistema energetico che cambia
La nuova potenza elettrica installata nel’Unione Europea è per il 61% costituita da fonti rinnovabili. Questo processo non può arrestarsi a causa delle difficoltà dell’euro, perché porta con sé i vantaggi economici che potrebbero essere parte della soluzione della crisi economica e finanziaria del nostro continente.

Nel pieno della crisi che sta affliggendo l’euro, l’Unione Europea e i paesi Membri perderanno di vista i cambiamenti in atto nel nostro sistema energetico? Si arroccheranno su vecchie posizioni energetiche giudicando troppo costosa le nuove opzioni delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, alla luce delle ingenti risorse pubbliche da stanziare per salvare la Grecia o altri paesi a rischio default?
Gli effetti di questa crisi continentale sullo sviluppo della green economy e sul perseguimento degli obiettivi del 2020 è ancora tutta da analizzare, ma la questione energetica potrebbe essere la faccia della stessa medaglia: cambiare il modello di sviluppo, puntando su fonti pulite e un nuovo sistema di trasporti potrebbe invece diventare parte della soluzione.

Il punto è che l’Europa sta già mutando pelle se la guardiamo sotto questo aspetto e la rivoluzione, sebbene ancora agli inizi, sembra essere irreversibile. Sono pochi ad aver sottolineato, come invece abbiamo fatto più volte su queste pagine, il fatto che in Europa il 61% di tutta la nuova potenza elettrica installata nel 2009 è da impianti a fonti rinnovabili (Qualenergia.it, Riprendere il filo dopo Copenhagen). Una notizia che avrebbe potuto avere la dignità da titolo di testa nei telegiornali di prima serata, ma che quasi nessuno ha ascoltato dalla Tv o solo letto dalla stampa nazionale.

Infatti, nel 2009 è stata installata nell’Unione Europa una nuova potenza per oltre 27.000 MW, di cui circa 16.700 MW da fonti rinnovabili, appunto il 61%. Ma se andiamo a calcolare le dismissioni dell’anno di tutti gli impianti, rinnovabili e convenzionali, e consideriamo il saldo della potenza relativa al 2009, pari a 21.360 MW, scopriamo che la quota da rinnovabili passa al 78%. Quindi, nel 2009 per ogni 4 nuovi MW resi effettivamente operativi nel corso dell’anno, almeno 3 sono da rinnovabili.  

Dal grafico notiamo che, mentre la nuova potenza installata nell'UE27 da eolico (10.163 MW), da fotovoltaico (5.600 MW), da biomasse (581 MW) e da idroelettrico di grande taglia (338 MW) ammontava a circa 16.682 MW (non vengono considerati altri piccoli impianti, come il mini-idro), le dismissioni risultano essere solo pari a 320 MW. Dei quasi 10.500 MW di nuova potenza da centrali a gas, carbone, petrolio, rifiuti e nucleare, installati nel 2009 dobbiamo invece decurtare una cifra importante di MW dismessi, cioè 5.500 MW.

Siamo di fronte sicuramente ad un passaggio epocale nella storia dell’energia in Europa, almeno in termini di potenza (per quanto riguarda la produzione annuale attualmente siamo a circa il 15-16% del totale), che nei prossimi anni non potrà che confermarsi. Sul fronte elettrico le rinnovabili in 10 anni dovranno più che raddoppiare in termini di produzione, arrivando a coprire il 34% del fabbisogno totale dell’UE27 al 2020.

A questo proposito un’attenzione particolare va riservata all’eolico che nel 2009 ha rappresentato il 38% della nuova potenza installata nell’UE, seguita dalle centrali alimentate a gas (6.630 MW). L’exploit dell’anno scorso migliora la percentuale del 2008, anch'essa notevole, cioè il 36%.
Dagli attuali 76-77 GW eolici installati nell’Unione Europa, l’EWEA prevede di arrivare a 230 GW nel 2020 (190 GW impianti a terra e 40 GW offshore), con una produzione che rappresenterà, a seconda della domanda di elettricità a quella data, il 14 o il 17% del totale.

Secondo alcuni calcoli, che potrebbero dimostrarsi anche piuttosto conservativi, un tale sviluppo al 2020 della sola energia eolica, consentirebbe di far risparmiare ai Paesi membri quasi 37 miliardi di euro all’anno per costi evitati nell’acquisto di combustibili fossili (28 mld) e per quelli legati alla CO2 (8,3 mld).

Un semplice calcolo che dovrebbe far tenere dritta la barra nella direzione degli obiettivi europei sulle rinnovabili, al di là delle possibili ricorrenti difficoltà dell'economia europea.

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