c Un Nobel meritato - 28/10/2007 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 28/10/2007]
[Categorie: Pace ]
[Fonte: Peacereporter]
[Autore: Luisa Cristini]
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Un Nobel meritato
22.10.2007
Molte polemiche su Al Gore, ma l'Ipcc il premio l'ha meritato.

Il Nobel per la Pace 2007 è stato assegnato all'Intergovernmental Panel for Climate Change (Ipcc) e ad Albert Arnold (Al) Gore Jr., l'ex vice presidente degli Stati Uniti d’America, e se i meriti pacifisti, almeno quelli passati, del secondo sono discutibili, altrettanto non si può dire di quelli del Comitato Intergovernativo per i Cambiamenti Climatici dell'Onu.

L'Ipcc non è un nome familiare al pubblico, ma dovrebbe esserlo: il suo importantissimo e altruista lavoro nello scorso ventennio si è pienamente meritato il premio Nobel di quest'anno.
Dietro quest'organizzazione ci sono migliaia di scienziati spesso sconosciuti, molto più spesso non pagati, che studiano meticolosamente lo stato del clima passato, presente e futuro per fornire all'Ipcc la conoscenza scientifica più particolareggiata possibile.

La motivazione. Le attività umane avvengono oggi su una scala che comincia a interferire con i sistemi naturali, come il clima globale. Poiché i cambiamenti climatici sono argomento complesso, i politici e i governanti necessitano di una fonte obiettiva di informazioni in materia. Riconoscendo questo problema, l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (Wmo) e il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (Unep) fondano nel 1988 l’Ipcc con lo scopo di stimare, sulla base di una completa, obiettiva e trasparente informazione scientifica, il rischio di un cambiamento climatico indotto dall’uomo, il suo effetto e le opzioni per strategie di mitigazione e adattamento. Le valutazioni sono basate sui contenuti della letteratura scientifica e industriale e coinvolgono il lavoro di migliaia di esperti da tutte le regioni del mondo.

La struttura. L’Ipcc è un comitato intergovernativo, aperto a tutti i paesi membri di Wmo e Unep, che si riunisce una volta all’anno per delineare la propria struttura, i principi, le procedure e il programma di lavoro e per eleggere il presidente (in carica dal 2002 è l’indiano Rajendra K. Pachauri). E’ composto da tre gruppi di lavoro e da un’unità di crisi per l’inventario dei gas serra. Il primo gruppo di lavoro valuta gli aspetti scientifici del sistema clima e dei suoi cambiamenti; il secondo la vulnerabilità dei sistemi naturali e socio-economici rispetto ai cambiamenti, le conseguenze positive e negative e le opzioni per l’adattamento ad esse; il terzo le possibilità di limitazione delle emissioni di gas serra.

I rapporti. I rapporti emessi periodicamente dall’organizzazione garantiscono un’esposizione bilanciata e apolitica di diversi punti di vista e costituiscono il riferimento ufficiale e globale del lavoro di scienziati ed esperti. Essi consistono in diversi volumi che forniscono un’esauriente informazione scientifica, tecnica e socio-economica sul cambiamento climatico, le sue cause, le possibili conseguenze e le misure di reazione ad esso. Il primo rapporto (1990) confermò la base scientifica dei cambiamenti climatici e portò alla creazione della Convenzione dell’Onu sui Cambiamenti Climatici (Unfccc), operativa dal 1994. Il secondo (1995) pose le basi per il Protocollo di Kyoto della Convenzione. Il terzo (2001) e il quarto (2007) esaminano più approfonditamente le cause e le conseguenze del cambiamento climatico in atto e indicano le linee guida per farvi fronte. I rapporti sono scritti da squadre di autori nominate da governi e organizzazioni internazionali, selezionati in base alle competenze, provenienti da università, centri di ricerca, associazioni economiche e ambientali. Per garantirne la credibilità e la trasparenza, i documenti devono inoltre superare due diversi processi di revisione, scientifico e tecnico, e devono infine essere approvati all’unanimità dai membri del Comitato.

Il presente e il futuro. L'attuale comprensione del futuro cambiamento climatico e delle sue conseguenze sugli ecosistemi e sulla società è una tesi condivisa della comunità scientifica globale. Nel suo ultimo rapporto l'Ipcc ha dimostrato il fatto che questo riscaldamento globale è il pericoloso risultato dell'attività umana. Prendere le conseguenti misure politiche appropriate è poi dovere dei singoli paesi. E’ urgente e necessaria una strategia politica definita, sia per mitigare gli effetti di questo cambiamento, sia per adattare la società al nuovo ambiente. I climatologi stanno già studiando proiezioni globali e regionali per il 2030, che saranno probabilmente il cuore del quinto rapporto, insieme ai costi economici dei futuri scenari di mitigazione (incluso il non fare niente, che verrebbe a costare enormemente di più del fare qualsiasi cosa). Purtroppo molti politici e personaggi più o meno competenti, ma in qualche modo influenti sull'opinione pubblica, si ostinano a non "riconoscere" la base scientifica dietro questo lavoro e ad avvalorare l’opinione che i cambiamenti climatici siano qualcosa su cui si può essere d'accordo o meno. Ma ovviamente non è così: si tratta invece di una verità scientifica che si può davvero dire scomoda, perché in contrasto con gli interessi economici che governano le autorità e quindi la società. Le scienze climatiche si evolveranno rapidamente nei prossimi anni e l'allarme può crescere molto con l'aumentare della conoscenza in materia. L'Ipcc indica la strada, sta poi ai vari governi seguirla e creare un mondo di pace o lasciare che le cose vadano come vadano e i popoli si combattano per le poche risorse rimaste.
 
Luisa Cristini 

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