c Il mistero del calore che non si trova - 29/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 29/04/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Corriere]
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Una ricerca pubblicata su Science

Il mistero del calore che non si trova
Probabilmente si sta accumulando nelle profondità oceaniche. Con gravissimi rischi per il pianeta

MILANO - Fa meno caldo di quanto dovrebbe fare considerando le emissioni di gas serra nell'atmosfera degli ultimi decenni. A parte possibili errori di misurazione, in realtà la metà del calore non si trova, e si teme che si stia accumulando nelle profondità oceaniche. Con gravissimi rischi per la salute dell'intero pianeta nel caso di superamento del limite di latenza, che nessuno conosce quale sia.

CALORE - A questa conclusione sono giunti Kevin Trenberth e John Fasullo, climatologi dello statunitense National Centre for Atmospheric Research di Boulder, nel loro studio pubblicato sulla rivista Science. I due affermano che si è dato conto solo della metà del calore che si ritiene si sia accumulato sulla Terra negli anni recenti. E per i due scienziati servono nuovi strumenti per localizzare e monitorare il calore mancante, che potrebbe creare problemi in futuro. «Il calore tornerà a perseguitarci», dice Trenberth. «La tregua degli ultimi cinque anni nel rialzo termico non durerà. È essenziale rintracciare l’accumulo di energia nel nostro sistema climatico, così da capire ciò che accade e predire il nostro clima futuro». Anche se l’aumento delle temperature di superficie è la conseguenza più nota della nube di gas serra che avvolge la Terra, esso rappresenta solo una frazione del calore totale che resta intrappolato. Gran parte dell’energia finisce nelle acque degli oceani dove viene accumulata sotto forma di acque più calde. Una parte va a sciogliere ghiacciai e calotte polari, oppure riscalda il suolo e l’atmosfera.

OCEANI - I due esperti dicono che le attuali misurazioni danno conto solo della metà del calore intrappolato dalle emissioni umane di gas serra e aggiungono che probabilmente la gran parte si trova nelle profondità oceaniche. Se un aumento delle temperature è stato rilevato negli strati più superficiali della massa d’acqua oceanica, non esiste un monitoraggio regolare a profondità superiori ai 3 mila metri. «Nell’atmosfera entra più energia solare di quante ne venga rilasciata», ha affermato Fasullo. «Siamo preoccupati, in quanto non siamo in grado di monitorare interamente o di capire lo squilibrio. E questo mette in luce un enorme buco nella nostra capacità di osservare l’accumulo di calore nel nostro sistema climatico».

FENOMENI - Il calore mancante è importante, secondo i due climatologi, perché potrebbe essere rilasciato attraverso fenomeni metorologici come El Niño, in cui le acque superficiali del Pacifico tropicale si riscaldano, e La Niña, che spesso è successiva e di effetto contrario. La Niña è legata a temperature basse, mentre El Niño porta caldo e tempeste. E Trenberth e Fasullo si chiedono «come possiamo capire se l’ondata di freddo di dicembre scorso è un semplice fenomeno naturale o rientra in un cambiamento dei sistemi nuvolosi o dell’inquinamento, se non abbiamo gli strumenti di misura adeguati?».

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