c Scaroni e i numeri in libertà sul solare - 22/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 22/04/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Qualenergia.it]
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Scaroni e i numeri in libertà sul solare
Alcune dichiarazioni e dati dell’amministratore delegato di Eni gettano, come spesso accade, cattiva luce sulle rinnovabili e, in particolare, sul fotovoltaico. Qualenergia.it confuta le critiche sulla potenzialità e sull’utilizzo di territorio del fotovoltaico in Italia.

Basta una boutade di un “pezzo grosso” dell’energia fossile che questa arriva subito su giornali e Tv italiani, senza che nessuno provi nemmeno a mettere in dubbio tali dichiarazioni. Raramente, invece, serie analisi e statistiche sui progressi delle energie rinnovabili vengono prese in considerazione dalle grandi testate con simile solerzia, se non in qualche news marginale.

A questo proposito è utile citare lo Scaroni-pensiero, l’amministratore delegato Eni, che ieri nel suo intervento a Roma al convegno “The recovery: a sustainable path or the road to nowhere?”, ha detto che “se tutta l’Italia fosse ricoperta di pannelli solari e la popolazione venisse trasferita su navi avremo a disposizione un quarto dell’energia necessaria”. Altro dato assolutamente contestabile fornito dall’amministratore delegato è che "oggi il chilowattora fotovoltaico costa 6 volte rispetto al kWh ottenuto con il gas". Ma perché i tecnici dell’Eni non lo informano sulle novità degli ultimi 10 anni? Non fosse altro per il fatto che la corporation fondata da Mattei è stata uno dei pionieri della produzione di fotovoltaico in Italia, ora purtroppo una branca quasi abbandonata proprio nel momento del suo boom mondiale.

Limitiamoci alle potenzialità del fotovoltaico e al suo utilizzo di territorio. A parte il fatto che nessuno pensa di tappezzare la penisola con il solare, ma i calcoli approssimativi di Paolo Scaroni sarebbero facilmente destituiti di fondamento se solo sapesse che con la radiazione solare media presente in Italia e con le attuali tecnologie (silicio cristallino) basterebbero 400 kmq, cioè lo 0,14% della superficie del paese (301.000 kmq), cioè un’area con un lato di 20 chilometri, per riuscire a soddisfare più del 12% del fabbisogno di energia elettrica nazionale, che Terna ha stimato nel 2009 in 317 TWh/anno.
Nello specifico, infatti, si potrebbe rigorosamente, e in maniera conservativa, valutare che 32 GW fotovoltaici, installabili su quella superficie, darebbero più di 38 TWh all’anno.

A fine anno in Italia avremo sul territorio (edifici e terreni) almeno 2,5-3 GW; pertanto per arrivare a quei 32 GW bisognerà aumentare di un fattore 11-12 quanto sarà realizzato a quella data, un obiettivo fattibile probabilmente in 15 anni, sempre considerando le attuali tecnologie. L’European Photovoltaic Industry Association ritiene che, con politiche spinte, il solare possa arrivare a coprire il 12% della domanda elettrica europea addirittura entro il 2020.

Quindi, se proprio dobbiamo cimentarci in questi calcoli, quel 25% di energia elettrica da soddisfare di cui parla Scaroni (facendo diventare dei "marinai" i suoi concittadini), sarebbe in teoria realizzabile, con un’area inferiore a 1000 kmq, cioè inferiore allo 0,34% della superficie nazionale, pur considerando un aumento dei consumi elettrici pari a 380 TWh/anno. Ricordiamo inoltre che l’UE, e quindi anche il nostro paese, ha obiettivi che impongono di fatto una riduzione dei consumi energetici e quindi anche l’ipotesi di una loro crescita dovrebbe essere contenuta.

Screditare le potenzialità delle energie rinnovabili, fornendo dati grossolani, è diventata un’esercitazione di alcuni grandi gruppi energetici, che probabilmente, direbbe qualcuno, stanno invecchiando male, oppure non hanno compreso le potenziali crisi energetiche in atto, né i cambiamenti nel mondo dell’energia. A questo proposito basterebbe loro ricordare che il 61% della potenza elettrica installata nel 2009 nell’Unione Europea è da rinnovabili, solo l’altro 39% è da fonti fossili (gas, carbone, ecc.).
Forse Eni, come altri grandi colossi energetici, sente di aver perso il treno del cambiamento, visto che ormai gli attori emergenti di questo processo sono altri?

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