c Incubo fame: tra 40 anni, guerre per il pane - 22/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 22/04/2010]
[Categorie: Pace ]
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Incubo fame: tra 40 anni, guerre per il pane

Crisi economica? Deficit energetico? Clima impazzito? Peggio. Il rischio più grande ha un nome antico: fame. E’ lo spettro che comincia a minacciare il pianeta, dove la domanda di cibo nei prossimi quarant’anni raddoppierà. Scenari spaventosi: guerre e rivolte per il pane, domate con le armi. A lanciare l’allarme è l’australiano “Science Alert”, non certo un sito catastrofista. Carenza di cibo: «E’ un problema che non si potrà risolvere come negli anni ‘60, ovvero con la tecnologia». Ormai le risorse tecnologiche non bastano più: «Dobbiamo affrontare nodi più strutturali», ovvero: acqua, terra, agricoltura, mari. Salvare la Terra, o non ci sarà più da mangiare. E scoppierà una guerra planetaria.

A far rimbalzare in Italia l’allarme che parte dall’Australia è l’analista Debora Billi, antropologa e giornalista: «Un articolo – spiega – che riepiloga chiaro e Debora Billitondo come stanno le cose». “Science Alert” offre un riassunto drammatico e sintetico: fra quattro decenni la richiesta di alimenti sarà cresciuta del cento per cento. Come risolvere il problema? Solo invertendo la rotta e dimenticando lo “sviluppo” planetario degli ultimi cinquant’anni. 

Primo allarme, l’acqua. Solo gli abitanti delle città, nel 2050, useranno un quantitativo d’acqua pari a quello che oggi usiamo per tutta l’agricoltura mondiale. E la carenza idrica si accompagna all’altro indicatore preoccupante, la perdita di territorio: «Pare che il pianeta stia perdendo terreni agricoli al ritmo dell’1% di estensione annua: a causa del degrado, della desertificazione, dell’inquinamento, dell’espansione delle città. Ne abbiamo già persa il 24% rispetto a vent’anni fa».

Le città, spiega “Science Alert”, avranno 20, 30 o 40 milioni di abitanti e nessuna capacità di produrre cibo: saranno pesantemente a rischio per ogni problema nella distribuzione. Se fino a ieri si è pensato di potenziare l’agricoltura intensiva drogandola con fertilizzanti al fosforo, ora siamo all’avvelenamento globale: «Continuando ad immetterli nel terreno, stiamo finendo con l’inquinare fiumi, mari e l’intera biosfera».

Altro fronte di preoccupazione, gli sprechi. «Lo spreco è immenso. Si è calcolato che tra il 30 e il 50% di tutta la produzione agricola finisce gettata via, ovvero 2.600 su 4.600 calorie prodotte». Senza contare che l’agricoltura meccanizzata ha bisogno di carburante: anche l’agricoltura fameindustriale sarà colpita dal picco del petrolio, senza poter contare sull’alternativa dei bio-carburanti, ancora irrilevante rispetto alle esigenze.

Enormi problemi in vista anche per la pesca: «Si pensa che per il 2040 non ci sarà praticamente più nulla da pescare», nei mari avvelenati e costantemente depredati delle specie ittiche più richieste. «Le proteine mancanti dal pesce – continua Debora Billi – non potranno essere sostituite dalla carne, perché per l’allevamento servirebbero un miliardo di tonnellate in più di grano e mille chilometri cubici di acqua dolce. L’equivalente di altri tre Nordamerica».

Fantascienza catastrofistica? No, purtroppo: «La spesa mondiale per la ricerca in agricoltura è pari a 40 miliardi di dollari. Quella per le armi a 1500 miliardi». Ennesima dimostrazione della “cecità” del genere umano? «Mica tanto». Meglio parlare di drammatica, spaventosa “previdenza”: «Si presume anche che le crisi alimentari che ci aspettano saranno causa di rivolte e guerre civili. Si fa molto prima a usare le armi, allora, che ad impelagarsi in una ricerca scientifica seria, nel cambiamento della dieta mondiale, nella riduzione dello spreco, nel riciclo dei rifiuti, eccetera. E le armi – conclude Debora Billi – rappresentano da sempre anche il più collaudato sistema per ridurre la popolazione» (info: www.megachip.info).

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