c L'insostenibile ciclo di vita del calcestruzzo. Aspettando quello a emissioni zero - 21/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 21/04/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Greenreport]
[Autore: ]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


L'insostenibile ciclo di vita del calcestruzzo. Aspettando quello a emissioni zero

Sulle pagine di Eye on Earth Ben Block traccia un riassunto dello studio sul ciclo di vita del calcestruzzo fatto dal del Worldwatch Institute. «Calpestato da più di 2.300 anni, il cemento raramente ottiene il rispetto che merita - scrive Block - E' forse il materiale da costruzione più onnipresente, il cemento rafforza le nostre case, scuole, gli edifici per uffici e gli ospedali. La sua produzione è anche tra i più energivori ed inquinanti processi industriali. Gli analisti prevedono che le emissioni di gas serra a livello mondiale della produzione di calcestruzzo rappresenteranno un grande contributo per il cambiamento climatico nell'Unione europea nei prossimi 20 anni. Il calcestruzzo, una miscela di cemento, sabbia e acqua, riscaldata in un forno, diventò comune durante l'impero romano. Benché il visionario architetto Vitruvio abbia scritto che la sabbia deve essere esente da qualsiasi impurità terrosa, il cemento romano è stato talvolta mischiato con grasso, latte e sangue di bue per aumentare le sue proprietà adesive».

Al di là della sua storia secolare, il consumo di cemento e calcestruzzo negli ultimi decenni è andato di pari passo con l'aumento della ricchezza: dai 594 milioni di tonnellate nel 1970 si è arrivati ai 2,3 miliardi di tonnellate del 2005. Oggi i maggiori produttori sono Cina ed India, in pieno boom edilizio e secondo il Wwf con questi trend di crescita la produzione di cemento potrebbe arrivare nel 2030 addirittura a 5 miliardi di tonnellate.

Ben Block spiega che «L'ingrediente principale del moderno calcestruzzo, il cemento, viene comunemente prodotto con metodo inventato dall'inglese Joseph Aspdin nel 1824. Il suo cemento Portland (dal nome del calcare usato nella cattedrale di St. Paul e nel Buckingham Palace) è una miscela di polvere di allumina, silice, calce, ossido di ferro e ossido di magnesio, che viene poi riscaldato a temperature fino a 1.450 gradi Celsius. Il riscaldamento e la macinazione dei materiali del cemento consumano in media 4 - 5 gigajoule di energia per tonnellata di cemento (1 chilowattora equivale a 3.600.000 joule, ndr). L'industria nel suo complesso utilizza almeno 8 miliardi gigajoule ogni anno.

Secondo un recente rapporto del Wwf, la produzione di cemento, attraverso il consumo di energia fossile da parte dei cementifici, che producono CO2 quando il calcare viene riscaldato, insieme all'impiego di veicoli e di altri mezzi, incide per circa il 6% sulle emissioni mondiali di gas serra di origine antropica.

Oltre al suo contributo ai cambiamenti climatici, la produzione di calcestruzzo genera notevoli quantità di rifiuti. In Cina, è responsabile di oltre il 40& delle emissioni di polveri industriali. La polvere può essere riciclata nel processo di produzione, ma la Environmental protection agency Usa che la sostanza, se rilasciata in aria o nell'acqua, per l'alta acidità, può porre "problemi tossicologici, bruciature dei tessuti umani ... la corrosione delle tubazioni, e gusto sgradevole per l'acqua potabile".

La necessità per l'industria del cemento di ridurre i suoi costi energetici ha portato in molti Paesi alla sostituzione di piccoli cementifici con altri impianti più grandied efficienti. Nel 1995 le fornaci efficienti in Cina erano solo 6% della produzione totale di cemento, ma entro il 2011 dovrebbero fornire l'80% del cemento della Repubblica popolare.

Eppure, anche attualmente si continuano a consumare circa 3 gigajoule di energia per tonnellata di cemento. Block spiega che «Le fonti di energia rinnovabili, come le biomasse sostenibili, sarebbero in grado di fornire molto di più dell'attuale 5% del combustibile per le fornaci nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo, oppure le fornaci potrebbero essere messi a punto con tecnologie di cattura e sequestro di carbonio. Ma anche se tale tecnologia diventasse accessibile, l'International energy agency prevede che l'industria del cemento nel 2050 rappresenterà ancora il 9% delle emissioni globali di anidride carbonica».

Secondo il Worldwatch Institute le alternative emerse nel 2009 potrebbero ridefinire il futuro del calcestruzzo: «Inventori concorrenti statunitensi e britannici affermano di aver sviluppato metodi di produzione del cemento che producono zero emissioni di gas serra e che catturano le emissioni rilasciate quando il cemento indurisce. Se fosse vero, le loro scoperte potrebbero diventare i pilastri di una futuro sostenibile».

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google