c Referendum: una moda pericolosa - 07/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 07/04/2010]
[Categorie: Politica ]
[Fonte: Legambiente]
[Autore: Referendum: una moda pericolosa]
Presidente Nazionale Legambiente
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Referendum: una moda pericolosa

Dopo i contraddittori risultati elettorali si torna a parlare di mettere in pista vari referendum. Nulla di più sbagliato e controproducente. Legambiente dice sì al referendum contro l’obbligo di privatizzare l’acqua, ma pensiamo che sia sbagliato proporre gli altri referendum.

Le norme che obbligano alla privatizzazione dell’acqua sono già in atto e stanno iniziando a dispiegare tutti i loro effetti nocivi. Ciò che ci preoccupa non è solo che sono stati messi in discussione alcuni principi fondamentali: l’acqua è un bene comune, il suo accesso deve essere garantito a tutti, il suo utilizzo deve rispondere a criteri di utilità pubblica. Ma anche che così si allontana la soluzione dei veri problemi: 33% dell’acqua persa nella distribuzione; 30% di italiani senza depuratore e 15% senza rete fognaria; costo mediamente basso della risorsa che non ha sfavorito i grandi consumatori; assenza di una authority pubblica, autorevole e indipendente, per controllare che le gestioni rispondano ai criteri di un uso socialmente equo e ambientalmente sostenibile dell’acqua.

La campagna referendaria, promossa dai movimenti, ha un forte carattere di trasversalità e, al di là della difficoltà di raggiungere il quorum, offre comunque l’occasione per fare chiarezza sui problemi e sulle soluzioni e può creare sul territorio vaste alleanze necessarie per far cambiare la normativa vigente.

In questo percorso, per nulla semplice, l’ipotesi che l’Italia dei Valori voglia presentare da sola nuovi referendum, tra cui acqua e nucleare, crea altri ostacoli e difficoltà.

Se un referendum su un solo tema già incontra grandi rischi nel superamento del quorum, più referendum insieme moltiplicano gli avversari e, come è sempre successo, rendono certo il fallimento. Per l’acqua, poi, un secondo referendum in competizione risulterebbe incomprensibile e creerebbe un’enorme confusione, mentre nel caso del nucleare ci sono due ragioni specifiche che ci spingono a chiedere all’Italia dei Valori di fermarsi.

1. La via del nucleare in Italia è cosparsa di ostacoli (non a caso l’Enel non l’ha previsto nei suoi programmi finanziari fino al 2015), il movimento antinucleare sul territorio è forte, l’opinione pubblica è sempre più orientata contro (basti pensare al profilo assunto in campagna elettorale dai filo nuclearisti): la battaglia si può vincere.

2. Il referendum rappresenta per il movimento il terreno più sfavorevole perché la campagna per la raccolta delle firme non aggiungerebbe nulla alla mobilitazione sociale che è già in atto, perché ai filo nuclearisti, visti i tassi di astensione, basta convincere il 20% degli elettori a non votare, perché il fallimento del quorum rappresenta una vittoria del SI e spianerebbe tutti gli ostacoli.

I sia pur legittimi interessi di partito non possano arrivare fino al punto di schiacciare gli interessi della maggioranza degli italiani, portandoli ad una sconfitta su un terreno come il NO al nucleare su cui è possibile vincere, adottando gli strumenti adatti.

Per questo ci auguriamo che l’Italia dei Valori ci ripensi e si confronti con i movimenti e le organizzazioni, che da anni stanno combattendo, per trovare una strategia comune che ci porti a cancellare definitivamente il rischio nucleare in Italia.

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google