c Italia incapace di futuro - 07/04/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 07/04/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Equo]
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Italia incapace di futuro

Il rito delle elezioni regionali è ormai compiuto e se qualcuno ha accennato a qualche problema ambientale, come la TAV o il nucleare, a un territorio che frana ad ogni pioggia, ora l’agenda è di nuovo occupata da altri temi ritenuti più urgenti di quelli ambientali: le riforme istituzionali, la giustizia, le intercettazioni telefoniche. Una classe politica (e metto insiemedesertificazione maggioranza e opposizione) incapace per limiti culturali e di visione futura, di seguire ciò che avviene nel mondo sui temi ambientali ed economici, che si illude che la crisi economica attuale sia solo contingente e non strutturale, e si possa risolvere semplicemente con qualche intervento finanziario, o qualche incentivo settoriale, come avveniva per le crisi del passato, non riconoscendo la propria inadeguatezza, crede, o vuol far credere che è la macchina che non funziona e non che chi la guida (e chi vorrebbe guidarla) non è capace di condurla sulla strada per il futuro. Da una parte abbiamo una maggioranza che tiene in secondo piano le sue menti migliori, guidata da un uomo talmente convinto di esser sempre nel giusto da non rendersi conto che le sue idee sull’economia erano buone per il ‘900 e non lo sono più per il 2000, che non ha la cultura per comprendere la differenza fra “grandi opere” ed “opere grandi”. Dall’altra c’è il maggior partito di opposizione talmente convinto di interpretare la volontà popolare per dono di natura, da non preoccuparsi più di stare in mezzo al popolo ad ascoltare. In mezzo c’è un popolo considerato dagli uni come pedine che devono solo consacrare il capo e conferirgli la patente di “giusto” nella lotta del “bene” contro il “male”, dagli altri come stupidi, ignoranti esposti al plagio televisivo.

Eppure io in questi giorni, ho incontrato un’Italia diversa. A Bergamo, il 15biorachitettura2 marzo, ho parlato a mille giovani delle scuole superiori di scienza, etica ed ecologia, in una iniziativa organizzata dal Centro di Etica Ambientale, alla presenza del vescovo e delle autorità cittadine. Mi ha sorpreso soprattutto l’attenzione e l’interesse dei giovani a discutere del loro futuro, seriamente preoccupati del presente e fiduciosi nel sentire che il futuro può essere migliore o peggiore, e che dipende dal coraggio con cui anche loro sapranno affrontare il cambiamento radicale necessario per riportare l’uomo e l’ambiente al centro della politica e del processo economico. Altrettanto mi è accaduto con un centinaio di giovani universitari a Roma il 27 marzo. E poi il 28 e il 29 come sapete moltissimi non sono andati a votare. La mia opinione è che si tratta non di persone indifferenti o con scarso senso civico, ma proprio di persone coscienti della gravità del presente e preoccupati dalle incognite del futuro, che hanno sentito parlare i politici in campagna elettorale di tutt’altro, persone che hanno ritenuto giustamente che chiunque avesse vinto non sarebbe stato in grado nemmeno di capire la loro preoccupazione.

Ebbene, io che non vado in giro a raccogliere voti, vi dico che questa crisi passerà, i consumi ripartiranno, per la gioia dei nostri politici di destra e di sinistra, e proprio questo ci riporterà in breve tempo in una crisi ancora peggiore; la ripresa dei consumi non potrà che far riprendere la corsa in alto del prezzo del petrolio, come avviene per tutte le risorse al tramonto, questo trascinerà una ripresa dell’inflazione, una salita del costo degli alimenti che aggiungerà altre centinaia di milioni di affamati al miliardo attuale, e i consumi torneranno a calare. Continuando con le vecchie ricette economiche passeremo di crisi in crisi e solo questo ci impedirà di esaurire entro il secolo il petrolio, il metano l’uranio e poi anche il carbone. E così la miseria generata dalla sequenza di crisi ridurrà le minacce dei cambiamenti climatici e tutte le altre crisi ambientali che essi aggravano, come le crisi dell’acqua. Ma questo esito non se lo augura nemmeno il più ottuso degli ecologisti amanti del wilderness.

Io sono convinto che il mondo può avere un futuro migliore del presente, solo se saprà riconoscere che stiamo ad un punto di svolta, che il passato non può ritornare e che dobbiamo lasciarci alle spalle il vecchio armamentario tecnologico, il carbone, il petrolio, il nucleare, il mito della motorizzazione di massa, ed altre fantasie irrealizzabili per una umanità che sarà entro questo secolo di 9, 10, 15 miliardi di individui. Dobbiamo lasciarci alle spalle il regionalismo ottuso ed ignorante che oggi impera e dobbiamo pensare ad uno sviluppo strettamente articolato sulle diversità geografiche, culturali ed ambientali, non fatto per ergere steccati ma per creare ponti di collaborazione e scambio fra diverse identità; la paura del diverso e del nuovo nasce dall’ignoranza, da una fragilità di valori, che stanno dietro alle presunte identità urlate nelle piazze. La storia ci insegna che l’ampio consenso non è affatto garanzia di esser sulla strada giusta.

L’utopia che vi propongo è che da quel grande partito che oggi non va votare, nascano tante minoranze creative, che sappiano liberarsi di tanti politici ignoranti ed arroganti perché anche loro sono dei vecchi arnesi che non servono per costruire un futuro migliore, anzi sono zavorra che sta facendo sprofondare il paese in una arretratezza scientifica e tecnologica senza precedenti, in un abbrutimento etico e culturale che toglie ogni speranza alle nuove generazioni.

Alla prossima utopia.

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