c Insetti resistenti agli ogm - 24/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 24/03/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Greenreport]
[Autore: Pietro Greco]
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Insetti resistenti agli ogm

La Monsanto ha reso noto che in India la larva di una farfalla, la Pectinophora gossypiella (Nella foto), sta acquisendo la capacità di resistere al suo cotone gm (geneticamente modificato), con l'inserimento del gene Cry1 Ac tratto dal batterio Bacillus thuringiensis (Bt), che codifica per una proteina tossica per gli insetti.

La Monsanto, secondo quanto riporta la rivista Science, ha rilevato nei campi coltivati del Gujarat, uno degli stati della federazione indiana, un'insolita capacità di sopravvivenza di queste larve bianche striate di rosa che i coltivatori di cotone di tutto il mondo ben conoscono e che dovrebbero essere uccise nelle piantagioni del cotone geneticamente modificato.

È la prima volta, sostiene la Monsanto, che abbiamo registrato una resistenza alla tossina Bt in uno dei campi sparsi per il mondo coltivati con le nostre piante gm.

La notizia ha un'importante ricaduta locale. L'India è il secondo produttore al mondo di cotone, con piantagioni che si estendono per 10 milioni di ettari: l'83% dei quali coltivati con cotone geneticamente modificato. Ma, se confermato, lo sviluppo di ceppi di pesti resistenti alla tossina Bt diventerebbe subito un problema ecologico globale. Capace di rimettere in discussione la tecnologia Bt e, più in generale, l'utilizzo in campo aperto di tutte le piante geneticamente modificate. Infatti c'è già chi, in India, chiede una moratoria di dieci anni all'utilizzo in campo aperto delle biotecnologie verdi per vederci più chiaro.

Tuttavia, come riporta Science, molti scienziati sono scettici. In primo luogo perché in laboratorio, esposta a concentrazioni normali della tossina Bt, le larve e i bruchi di Pectinophora gossypiella non hanno mai sviluppato una resistenza. E poi perché ritengono i rilievi Monsanto scientificamente non ben fondati. Rilevare in maniera poco rigorosa che c'è un'«anomala sopravvivenza» non significa che si è sviluppato un ceppo di Pectinophora gossypiella geneticamente attrezzato per resistere alla tossina Bt.

Ma allora perché Monsanto ha reso pubblica la sua incerta osservazione? Science propone una risposta. L'azienda ha prodotto nel tempo due tipi di cotone Bt: il Bollgard di prima generazione, che produce una sola tossina Bt, e il Bollgard di seconda generazione (o Bollgard II), che di tossine ne produce due. Secondo l'azienda è rispetto al Bollgard I che l'insetto ha sviluppato resistenza. Mentre il Bollgard II funziona alla perfezione. Quindi, sospetta Science, l'azienda è interessata a convincere gli agricoltori a passare dal Bollgard I al più remunerativo Bollgard II. Nel Gujarat il 65% del cotone gm usa, ormai, la tecnologia Bollgard II. Ma Monsanto vorrebbe giungere al 90% già quest'anno e magari estendere la diffusione del nuovo prodotto in tutto il mondo.

Se il sospetto ha un qualche fondamento, la Monsanto potrebbe aver lanciato il classico boomerang. L'annuncio dei limiti del Bollgard I infatti potrebbe rivolgersi contro tutti i suoi prodotti Bt. Perché se davvero si sviluppa un ceppo di insetti resistenti alla tossina Bt è tutta la tecnologia, anche quella di seconda generazione, che verrà messa in discussione. E non solo in India.

In ogni caso, quale che siano le ragioni di Monsanto, la notizia rafforza l'esigenza di un'agenzia mondiale, scientificamente indipendente, in grado di monitorare l'impatto ecologico di breve, medio e lungo termine delle biotecnologie applicate all'agricoltura.

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