c La legge di Gaia. I grandi predatori di madre terra - 17/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 17/03/2010]
[Categorie: Storia ]
[Fonte: Eddyburg]
[Autore: Ugo Mattei]
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La legge di Gaia. I grandi predatori di madre terra
Gaio e Gaia, la storia perversa di una coppia, ovvero la concezione romana della proprietà come spazio di potere individuale e illimitato sulle cose. Il manifesto, 13 marzo 2010 Il rapporto degli umani con l'ambiente è sempre stato segnato da una concezione meccanicista della vita e dall'appropriazione delle risorse naturali, ignorando la necessità di garantire la loro riproduzione. E il diritto ha sempre legittimato queste azioni predatorie attraverso l'istituto della proprietà privata

Protagonista maschile di questa storia è Gaio, misterioso autore giuridico romano, vissuto oltre 2000 anni fa è autore di un volumetto di «Istituzioni», forse un Bignami per aspiranti avvocati, la cui struttura fondamentale costituisce l'ossatura della concezione occidentale del diritto privato. Un lascito dell'antichità romana che tutt'oggi fonda, a livello globale, la concezione dominante della stessa «giuridicità». Gaio rappresenta in tutta la sua assolutezza la concezione romana del «dominio», come spazio di potere individuale formalizzato ed illimitato sulle cose.

Il dominio romano non è aperto a tutti. È limitato al pater familias. Il padre-padrone ha dominio assoluto sui suoi beni, siano essi animati o inanimati. Come il proprietario oggi può liberamente distruggere un proprio bene (o uccidere un proprio coniglio) così il dominus aveva poteri illimitati sui suoi beni, inclusa la proprietà fondiaria, e diritto di vita e di morte su schiavi, figli e moglie. Per chi scrive, Gaio non è visto come un personaggio storico. È invece il modello antropologico presupposto dall'ordine giuridico individualistico occidentale, così come giunto, attraverso una lunga ed avventurosa storia, fino alla nostra modernità. Gaio è qui l'individuo occidentale dotato di diritti di proprietà privata, esito odierno del processo trasformativo che chiamiamo progresso.

Un mito millenario

Oggi Gaio guida un'automobile, ha una casa in proprietà, abita in città, vive solo o in una famiglia nucleare, comunica con il cellulare, guarda la televisione, ha diritto di voto e può comprarsi beni di consumo per soddisfare ogni suo desiderio. Gaio è dotato di diritti che formalizzano la sua potestà di avere. Oggi la proprietà privata di Gaio non si estende agli schiavi e la sua sposa gli è formalmente pari.

Protagonista femminile è Gaia, la terra viva, un luogo che da qualche milione di anni ospita l'umano. Gaia, da molto più tempo è luogo della vita, un aggregato complesso di ecosistemi, di nessi, di comunità, di reti, di relazioni, di cooperazione e di conflitto, di gerarchia, di trasformazioni lente e di rivoluzioni improvvise. I miti su Gaia sono complessi ed affascinanti, e variano attraverso le culture.

Complessa e affascinante è pure la storia della relazione di Gaio con Gaia. Oggi il giovane Gaio studia, a partire dalla scuola primaria, l'evoluzione della vita sulla terra. Darwin domina (per ora) la sua percezione e di lì ricava il senso del progresso e della crescita. Gli antenati di Gaio sono nati in Africa. Gaia offrì loro cibo sotto forma di frutti e di cacciagione. Poi Gaio imparò ad addomesticare gli animali, per trarne cibo e vestiario; sucessivamente, diecimila anni fa circa, Gaio capì che Gaia poteva essere indotta a produrre più cibo di quanto ne avrebbe spontaneamente offerto. Intuito il nesso causale fra seminagione e raccolto, Gaio divenne sedentario. Gli antenati di Gaio inventarono presto un diritto al possesso esclusivo, noto come proprietà.

La proprietà serviva per remunerare gli sforzi nella caccia, nell'allevamento e nella seminagione. Bisognava definire perciò chi era dentro e chi fuori. Bisognava evitare che il raccolto venisse rubato da chi non aveva faticato per dissodare il terreno. Un'ampia letteratura apologetica della proprietà privata si basa anche oggi su questo suo nesso morale con il lavoro agricolo.

Poi, neppure trecento anni fa, Gaio inventò le macchine e fece la rivoluzione industriale: poteva adesso produrre beni di massa traendo l'energia per farlo dalle viscere di Gaia. Erano passati circa 10.000 anni dalla rivoluzione agricola. Quando la rivoluzione industriale avvenne, gli scritti del Gaio storico erano stati riscoperti da circa settecento anni (dopo esser stati perduti nei secoli bui) in una biblioteca presso Pisa e la proprietà privata era pienamente formalizata e fu l'assetto istituzionale che la rese possibile. Gaio divenne padrone delle miniere, fu industriale e capitalista. Oggi di rivoluzione Gaio ne ha fatta un'altra: usa il computer e la sua maggior ricchezza prescinde da ogni contatto con un bene materiale. Il più ricco ed ammirato è il finanziere, non più l'industriale taylorista.

Fra la comparsa dell'uomo su Gaia e la rivoluzione agricola la distanza è in milioni di anni. Fra la rivoluzione agraria e quella indistriale siamo alle migliaia. Fra la rivoluzione industriale e quella informatica di oggi, siamo alle poche centinaia di anni. Questa impressionante accelerazione storica esalta Gaio e gli fa vivere un senso di onnipotenza. Mentre guida il suo SUV super-tecnologico (e magari promosso come ecologico) egli si compiace che i suoi figli di cinque anni sappiano adattarsi meglio di quelli di quattordici alla progressione geometrica della tecnologia.

Ma quale relazione lega Gaio a Gaia? In molte culture Gaia è vista come madre. Pacha mama, la madre terra. Ma Gaio non riconosce questo rapporto. Per lui Gaia è un oggetto, anzi l' oggetto per antonomasia del suo dominium. Prima della strutturazione giuridica del rapporto di dominio (il cosiddetto dominio quiritario) avvenuta nell'ultima parte del primo millennio avanti Cristo, Gaia è già una «condanna» per Gaio. La Bibbia racconta che vi è stato scacciato per il peccato della sua donna. Un Dio maschio caccia Gaio dall'Eden e lo lancia fra le braccia di una nuova femmina, Gaia appunto, con cui sarà condannato a convivere. Gaia diviene moglie di Gaio? Come si è sviluppato il matrimonio? Per molto tempo le cose funzionarono bene.

L'ossessione del possesso

Gaio osserva Gaia, la corteggia, cerca di comprenderla, forse se ne è innamorato. Sa di essere intimamente legato a lei, sa che la sua stessa vita dipende dal buon rapporto che riesce ad avere con la sua sposa. Adatta a lei i suoi comportamenti, la carezza e ne trae godimento. Cerca di rispettarne le amicizie, gli spazi vitali di cui Gaia ha bisogno. Gaia è comunitaria per sua natura è fatta di nessi ed è nella comunità ecologica che gode e prospera, bellissima. Gaio per molto tempo ne condivide i gusti. Ama la comunità. Il suo orizzonte è costituito dal gruppo, dalla relazione, dalla cooperazione indispensabile per convivere insieme a Gaia. Ma Gaio sviluppa presto l'ossessione per il dentro e per il fuori. Inventa i confini. Inventa la guerra. Spesso trascura Gaia per ingaggiare nuovi conflitti, lontano dal suo villaggio dove abandona le sue donne dedite alla cura del gruppo, alla ricerca dell' acqua e alla coltivazione di Gaia.

Ben presto Gaio comincia ad annoiarsi del suo essere insieme a Gaia. Vuole possederne le ricchezze, vuole avere. Gaio scopre che per avere occorre escludere. Esclude le donne, simili nell'indole a Gaia, le riduce ad oggetto e ne rivendica la proprietà. Esclude i diversi, gli schiavi, i devianti. Anche su di loro esercita il dominio. Gaio organizza il lavoro dei suoi sottoposti, e con quel lavoro trasforma Gaia. La quantifica e ne desidera sempre di più, lanciandosi alla conquista guerriera di nuovi spazi e colonie. Il suo impero si espande e con esso le sue ricchezze ed il suo delirio di onnipotenza. Nei nuovi luoghi trova nuove comunità. Comunità che rispettano Gaia come una madre, come un'amica o come una sposa che vivono con lei in equilibrio armonioso; che ne rispettano e ammirano le qualità. Gaio non sopporta queste amicizie di Gaia e le distrugge, saccheggiandone le ricchezze. Le qualità non si misurano, e quello che a Gaio interessa di più è misurare, quantificare il valore delle sue ricchezze per creare organizzazioni sempre più ricche e potenti capaci di un dominio assoluto che ora lui chiama «sovranità» e che modella sulla proprietà assoluta ed individuale di un territorio.

La scienza della qualità

Gaio ama il piacere ma lo considera un lusso, un luogo dell'estetica. Il piacere generato dalla qualità, uno stato dell'essere, non lo aiuta ad accumulare ed avere sempre ed ancora di più. Perciò Gaio distingue tra arte e scienza. La prima si fonda sulla qualità, sulla relazione e sulla comunità spirituale fra artista, opera e fruitore. La seconda soltanto sulla quantità. La scienza di Leonardo, una scienza della qualità, è così dimenticata: il protoscienziato sarà Galileo colui che esclude la qualità ed il «non misurabile» (estetica, odori, sapori, armonie) dal mondo della rilevanza scientifica. Gaio inventa la manifattura e la produzione in serie. Inventa macchine prodigiose fondate su leggi assolute ed immutabili che impara a scoprire e misurare con precisione. Gaia gli offre l'energia per farlo, dalle sue viscere esce prima il carbone e poi il petrolio. Gaio diventa sempre più ricco e copre d'onori chi gli ha consentito di diventarlo. Newton, nella Londra del suo tempo, aveva status di superstar. Gaia ama la bellezza e l'armonia. La sua essenza è nell' ecosistema, un insieme di relazioni mutualistiche in cui il tutto non è una semplice somma delle parti. Gaio pone al centro se stesso. Promuove la sua visione egocentrica. Inventa l' umanesimo. Scopre che Gaia che non è più il centro dell'universo. Reagisce a ciò ponendovi se stesso.

Con Cartesio l'io pensante, Gaio si emancipa dalla matreria di cui rifiuta al contempo l'essenza animata. Gaio si emancipa perfino dal suo corpo, dal suo essere persona. Adesso conta solamente per quello che ha. È soggetto astratto, dominus borghese, dotato di poteri illimitati su Gaia di cui rifiuta l'identità viva riducendola ad una macchina. Per lui Gaia è governata da leggi meccaniche, simili a quelle a tutela della sua proprietà privata di cui la forza della sovranità esige il rispetto a pena di supplizi e galere.

Gaia deve svelarsi interamente ai suoi occhi, deve confessargli tutti i segreti di sé, proprio quelli che possono renderlo ancora più ricco e potente. Gaia è adesso prigioniera, e come i prigionieri deve essere torturata per estorcerne la verità: Come e dove posso trovare nuove ricchezze, nuove conoscenze, nuovo potere? Gaio prende le vesti di Francesco Bacone, onnipotente e crudele Cancelliere di sua maestà, ad un tempo grande giurista e grande scienziato. è Bacone a teorizzare l'inquisizione nell' Inghilterra della Magna Charta. È Bacone ad insegnare il metodo scientifico per interrogare spietatamente Gaia al fine ultimo di trasformarla e svilupparla. Gaio, al contempo estende la sua immagine alle sue donne: se capaci di avere avranno diritto alla parità formale.

Ma Gaia è sposa sfruttata, dominata e violentata col diritto e con la scienza. Rimarrà inerte? Qualcuno si ergerà a sua difesa?

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