c Corride no, corride sì. Barcellona contro Madrid - 16/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 16/03/2010]
[Categorie: Animali ]
[Fonte: Terra]
[Autore: Aldo Garzia ]
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Corride no, corride sì. Barcellona contro Madrid
Il Parlamento della Catalogna alle prese con una proposta di legge di iniziativa popolare che vuole chiudere le plazas de toros. Il voto finale favorevole potrebbe arrivare già a maggio. In rivolta i difensori dei matador: accusano i catalani di voler emarginare dal proprio territorio una tradizione spagnola in nome di una maggiore autonomia economica e culturale. E intanto la tv pubblica trasmette le gesta del pacioso toro Billy, un simpatico cartoon

Anche dietro le polemiche sulla corrida si può intravedere la voglia di maggiore autonomia della Catalogna dal resto della Spagna? Sta di fatto che il Parlamento regionale di Barcellona ha dato nei giorni scorsi il primo parere favorevole alla proposta di legge di iniziativa popolare, sostenuta da 180mila firme raccolte dall’Associazione Prou! (Basta!), che chiede l’abolizione delle corride. Quando si sono votati a scrutinio segreto alcuni emendamenti al testo proposti dal Partito socialista e dal Partito popolare per non abolire del tutto le corride, l’esito è stato di 67 voti contrari, 59 a favore, 5 astensioni. A Barcellona, a riprova di una certa sensibilità al tema, delle tre storiche plazas de toros sopravvive solo La Monumental. E a nulla è servito che 285 intellettuali di origine catalana - tra cui il pittore Miquel Barcelò e il cantautore Manuel Serrat - lanciassero un appello contro la legge di iniziativa popolare. 

 

Pur rispettando la decisione del Parlamento catalano, il governo del primo ministro socialista Zapatero ha preferito non entrare nel merito della querelle. La vicepremier Maria Teresa Fernández de la Vega, interpellata dai giornalisti, se l’è cavata con un laconico: «Non ci piace proibire, preferiamo che ognuno possa scegliere in libertà». 

 

Di Zapatero si sa che non è mai stato fotografato in una plaza de toros e che ha sempre evitato di esprimersi sulle corride. A maggior ragione in questo periodo che vede in difficoltà il suo governo per la crisi economica che si è abbattuta sulla Spagna: i suoi consiglieri temono un ulteriore calo di consenso nei sondaggi, se Zapatero dovesse esprimersi contro le corride che sono un argomento controverso per la popolarità di cui godono. 

 

Prende così ulteriormente quota il dibattito che infiamma i quotidiani, le radio e le tv di Spagna dividendo soprattutto Madrid e Barcellona. Lo scorso 4 marzo, a riprova di tale rivalità, la Comunità di Madrid governata dai Popolari, l’equivalente dell’istituzione della nostra Regione, ha deciso di dichiarare la corrida “bene di interesse culturale”. Ignacio González, vicepresidente della Comunità madrilena, ha addirittura definito «assurde» le posizioni di chi si batte contro l’uccisione dei tori. Dopo questa decisione, la Catalogna - che da tempo chiede uno status di legge che le conceda più autonomia rispetto alla “centralistica e oppressiva” Madrid - ha un motivo in più di contenzioso con la capitale spagnola.

 


La disputa tra Barcellona e Madrid non ha solamente una componente animalista. La corrida appartiene alla cultura spagnola, è un suo tratto distintivo. Come Roma è famosa  per il Colosseo, così la Spagna è conosciuta in tutto il mondo per le corride che hanno origini molto antiche. Non a caso il simbolo della Spagna, sotto ogni latitudine, è il toro. A circa 70 km a ovest di Madrid, poco dopo San Martin de Valdeiglesias, è visibile un monumento in granito denominato “Toros de Guidando”. In quella località, sostengono gli storici, c’era probabilmente nell’antichità un santuario pagano iberico. Gli Iberi come i Cretesi, praticavano il Tauròlio, il sacrificio dei tori, considerati animali sacri che venivano offerti in sacrificio agli dei. Il rito consisteva nell’affrontare a mani nude tori selvaggi e nell’ucciderli, dimostrando così la forza e la potenza degli esseri umani rispetto a quelle degli animali. Questa tradizione si è tramandata di generazione in generazione, fino ai tempi nostri.

 

Le pratiche di quella che viene considerata una pratica taurina - a metà strada tra sport e tradizione - riempie tuttora i quotidiani spagnoli (anche le pagine del prestigioso El País) con resoconti e commenti. Pure alcune trasmissioni televisive dedicano spazio ai matador e dissertano sulle loro gesta come fossero dei divi del cinema o della musica. E per capire quanto sia radicata questa tradizione basti citare la poesia del 1935 dell’andaluso Federico García Lorca Lamento per la morte di Ignacio Sánchez Mejías, un mitico torero ucciso mentre combatteva la sua corrida, che ripete all’infinito “Alle cinque della sera”, l’orario buono per le corride e per morire in una plaza de toros. O rileggere Fiesta, il racconto di Ernest Hemingway tratto dalle impressioni ricavate da un viaggio effettuato a Pamplona nell’estate del 1924 in occasione della Festa di San Firmino, quando i tori invadono la cittadina e la folla corre davanti a loro cercando di non rimanere infilzata dalle corna che di solito sono un trofeo da portare a casa come ricordo. Hemingway, che partecipò come cronista alla guerra civile spagnola (1936-1939), rimase affascinato dalle corride.


 

«La società catalana è pronta a cancellare una pagina nera che non può mantenersi con l’alibi della tradizione», ha dichiarato Leonardo Anselmi, portavoce di Prou!, dopo il voto del Parlamento catalano. Luis Alcantara, direttore della Scuola taurina di Catalogna, sostiene al contrario che la proposta di legge di iniziativa popolare «va contro la libertà e gli interessi economici di Barcellona». La Mesa del Toro, l’associazione che riunisce gli operatori del settore, annuncia una ferma opposizione all’abolizione delle corride: «La Spagna non può fare a meno dei 40mila posti di lavoro che dipendono dalle attività taurine». «Lotteremo per difendere il nostro patrimonio culturale», assicura anche Oscar Chopera, tra i manager che organizzano le corride. Enrique Ponce, uno dei toreri più popolari di Spagna, sostiene addirittura che il voto del Parlamento di Barcellona è «un attacco politico dei catalani contro una tradizione spagnola». 

 

Intanto il movimento in difesa degli animali e contro le corride ha trovato in Spagna un grande alleato nella tv pubblica che nella fascia oraria pomeridiana dedicata ai bambini fra i 3 e i 5 anni propone cartoon educativi e anti-corrida. Il toro ha il musone pacioso di Billy. «Le corride non sono giuste, obbligano il toro a combattere anche se lui non vuole. Lui non vuole fare del male al matador, è un toro pacifico. Ricorda, noi siamo dalla parte del toro», è un tipico intercalare tra Vipo, il cagnolino volante, e i suoi amici: la gatta Betty e la cicogna Henry. Billy, suo malgrado, deve vedersela col matador.

 

La serie, di produzione israeliana, ha esordito nel 2007 in Germania e racconta le avventure del cagnolino Vipo in diverse città del mondo. L’episodio spagnolo inizia sugli spalti dell’arena, dove la cicogna Henry spiega a Vipo e alla gattina Betty in cosa consiste la corrida alla quale stanno per assistere. «È un combattimento fra un uomo e un toro. L’uomo si chiama matador e il combattimento corrida. Si narra che molto tempo fa la Spagna fosse piena di tori selvaggi e la gente doveva combatterli per salvarsi», ricorda Henry. «È diventata una tradizione, a volte perfino il re di Spagna assiste alla corrida. Ricordate, noi tifiamo per il toro!», conclude. Una volta entrati nella plaza de toros, i tre personaggi iniziano a prendere in giro Fernando, il matador. Il torello Billy si difende: «Io non voglio combattere con nessuno. Non litigo mai, state sbagliando di grosso, ci dev’essere un errore...». Affermazioni che scatenano la reazione degli amici animali: «Non è giusto, obbligano Billy a lottare anche se non vuole farlo. No, non sta affatto bene, loro sono in tanti e Billy è solo. Non vuol fare del male al matador, anche se questi lo sta provocando. È un toro molto pacifico... questo è troppo”. Ed è così che il cane volante, la cicogna e la gatta decidono di dare una mano al toro: riescono a far cadere Fernando sull’arena, mentre il pubblico acclama Billy.


 

Ma sono in tanti a difendere la bontà delle corride. François Zumbiehl, direttore culturale dell’Unione latina di Madrid, grande aficionado di questa pratica, ha scritto ad esempio un dotto articolo sul quotidiano Abc del 16 dicembre 2009: “La corrida dovrebbe essere dichiarata Patrimonio Immateriale dell’Umanità (come il Tango pochi mesi fa). Perché? La corrida è spettacolo vivo per essenza, dato che in una serie di regole e in una struttura definite (i tercios, gli spazi dello spettacolo e i minuti contati...) tutto è effimero e quasi tutto imprevedibile. Per questo la tauromachia è un’arte sublime. Entra anche negli usi sociali, rituali e negli atti festivi. Chi non percepisce che racchiude una liturgia abbondante di gesti ispirati dalla coreografia o dalle esigenze di un rituale: i brindisi, il bacio del matador alla tazza d’argento prima di iniziare la faena, le insolenze davanti al pubblico alla fine di una serie di muletazos o la morte del toro. Ma, in modo più fondamentale, la tauromachia raccoglie e fa rivivere, adattandolo a nuove sensibilità, l’antico fondo della cultura mediterranea. Come la tragedia greca, l’opera italiana e le settimane sante, è una messa in scena della morte o, meglio detto, una sublimazione della morte per l’arte, un’esaltazione della vita e dello spirito che hanno saputo trionfare, anche se per alcuni minuti, sulla fatalità e il regno delle ombre. Rappresenta e reinterpreta a suo modo l’eterna lotta di Teseo con il Minotauro, la vittoria dell’umanità sull’animalità. La morte è parte necessaria della festa, perché se non ci fosse, sarebbe un semplice show”.


 

L’articolo sorvola sulle torture ai tori, prima e durante le corride, che sono la causa principale, insieme alla morte finale dell’animale, del malessere di una fetta importante dell’opinione pubblica spagnola. L’infuocato dibattito è destinato a continuare.

 

 

 

B.B. e la Rtve

 

Anche l’ex attrice Brigitte Bardot, impegnata da anni nella difesa dei diritti degli animali con la Fondazione che porta il suo nome (www.fondationbrigittebardot.fr), è intervenuta con una lettera pubblicata su Le Figaro sulla polemica relativa alle corride, problema che riguarda anche alcune città del sud della Francia dove sono molto in voga: “Sono scandalizzata che in Francia si possa ancora dare spettacolo con la sofferenza e la morte di un animale. Nessuna giustificazione culturale può cancellare la realtà di crudeltà e di barbarie che mette in mostra la corrida”. Per B. B. le corride sono solo una dimostrazione “di violenza e gusto per il sangue”. Dal 2008 la Rtve (Radio televisione spagnola), la tv pubblica di Madrid, ha deciso di non trasmettere più in diretta le corride, dal momento  che la maggior parte di esse si svolge nel pomeriggio, momento in cui davanti al piccolo schermo ci sono moltissimi bambini. Il crudele spettacolo tanto amato in Spagna continua a essere trasmesso dalle tv locali e dalle reti a pagamento. 

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