c Palma da olio: domande e risposte - 16/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 16/03/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: A sud]
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Palma da olio: domande e risposte
12 Domande e risposte sul tema della palma da olio

L'olio di palma è una delle materie prime che si utilizzano per la produzione di biocombustibili o agrocombustibili , di conseguenza sta crescendo il suo bisogno e la sua domanda. Obbligati dalle critiche che sono sorte e per ottenere consenso politico e sociale, l'Unione Europea e altre Organizzazioni e Istituzioni stanno proponendo di elaborare dei criteri di sostenibilità per la produzione di materie prime per gli agrocombustibili. Tuttavia le coltivazioni di palma africana, come tutte le monocolture agroindustriali, NON SONO né potranno essere sostenibili.

1. Cos'è la palma da olio o palma africana?

E' un tipo di palma, il cui nome scientifico è Elaeis guineensis. E' una specie vegetale perenne ,ad accrescimento lento e a lungo rendimento. Comincia a produrre i frutti a partire dai 2 anni e mezzo dalla semina e raggiunge la maggiore produttività tra i 20 e i 30 anni (12 m di altezza), dopo i quali il suo rendimento va diminuendo, specialmente per l'altezza alla quale si trovano i frutti (fino a 40 m!). E' una pianta tipica delle regioni tropicali, cresce ad altitudini al di sotto dei 500 m sul livello del mare. I suoi frutti sono di colore rossiccio.

2. Cos'è l'olio di palma?

L'olio di palma si estrae dalla polpa del frutto mediante varie tecniche. Si produce seguendo il modello della monocoltivazione su grande scala e si esporta dalle zone tropicali al mercato globale (fondamentalmente l'Unione Europea, la Cina, l'India , USA). E' il secondo olio di origine vegetale commercializzato al mondo (dopo l'olio di soia), nei settori alimentare, industriale ed energetico ; per questo, l'olio di palma è una materia prima strategica nel settore del commercio alimentare. I guadagni sono straordinari.

3. Dove si produce l'olio di palma?

La palma da olio cresce in zone caratterizzate da clima tropicale caldo-umido. I Paesi produttori sono: Indonesia, Malesia, Papua Nueva Guinea, Camerun, Uganda, Costa del Marfil, Cambogia, Filippine e Tailandia, così come Colombia, Ecuador, Perù, Brasile, Guatemala, Messico, Nicaragua e Costa Rica. In questi Paesi la palma africana si sta diffondendo rapidamente sostituendo gli ecosistemi originari come le foreste tropicali con monocolture industriali. Queste piantagioni occupano ampie estensioni di territorio privando le popolazioni locali del loro diritto a prodursi i propri alimenti con metodi compatibili con le caratteristiche dell' ambiente nel quale vivono e della loro tradizionale cultura alimentare. Questo ha come conseguenza che mentre l'olio di palma e i suoi derivati si commercializzano maggiormente nei mercati internazionali, i Paesi produttori si vedono obbligati a importare alimenti. Per questi motivi, molte organizzazioni ambientaliste e per i diritti umani hanno risposto criticamente all' espansione indiscriminata della palma da olio.

4. Come si diffonde la palma africana?

Non si tratta solo di problemi ambientali nati dal fatto che le piantagioni di palma prendono il posto delle foreste tropicali, comportando la distruzione di ecosistemi naturali e quindi la perdita di biodiversita', esiste un'altra questione. Per queste coltivazioni si utilizzano pesticidi molto tossici (come il Paraquat o il Gramoxone) , estremamente nocive per la salute umana e dell'ambiente. Inoltre, la palma da olio e' una specie vegetale esotica nella maggioranza dei Paesi che la coltivano e cio' comporta un alto rischio di minaccia per le specie autoctone. Alla maggior parte dei problemi ambientali si collegano continuamente problemi come conflitti di lavoro e gravi violazioni dei diritti umani che arrivano fino all'eliminazione di persone.

5. Cosa ha a che fare la coltivazione della palma da olio con la deforestazione?

La sostituzione delle foreste con monocolture industriali di alberi promossa dalle politiche governative di molti Paesi è stata ufficialmente identificata come una delle maggiori cause di deforestazione a livello mondiale (per esempio in Paesi come la Malesia e l'Indonesia il tasso di deforestazione e`aumentato drammaticamente negli ultimi anni contemporaneamente alla diffusione della palma africana).
Sebbene molti Paesi e Imprese affermino che le piantagioni di palma si realizzino su terre degradate o "marginali", e' certo che la maggior parte delle terre sono utilizzate dagli abitanti e il concetto di terre "marginali" è molto relativo. In molti casi le monocoltivazioni si estendono oltre i confini agricoli causando la deforestazione. Per queste ragioni i monocoltivi , come quello della palma da olio, sostituiscono foreste tropicali e altri ecosistemi naturali, provocando una grave deforestazione. è noto che la diminuzione di foreste danneggia anche l'umanità: la deforestazione è causa di una grande perdita di biodiversità, dell'erosione del suolo , del cambiamento climatico e dell'aumento della siccita'. Inoltre, le piantagioni di palma africana sono causa della contaminazione di corsi d'acqua e della comparsa di malattie e della comparsa di specie invasive a causa della rottura degli equilibri ecologici e dei cambiamenti delle catene trofiche. Questo significa che la conservazione dell'acqua, del suolo , della flora e della fauna si vedono seriamente minacciate dalle piantagioni di palma in quei Paesi dove si stanno espandendo.

6. Le piantagioni di palma provocano o contengono i cambiamenti climatici?

Gli incendi provocati per appropriarsi di terre da destinare alle monocolture di palma africana causano l'emissione di CO2 nell'atmosfera. A queste si aggiungono le emissioni per la perdita di carbonio dal suolo, per l'uso di fertilizzanti nitrogenati e l'emissioni dei macchinari agricoli utilizzati. L'olio di palma si utilizza per la produzione industriale di agroicombustibili e nonostante questo tipo di combustibili venga promosso come più "rispettoso" dell'ambiente, esistono studi che dimostrano che incrementare la quantita' di agrocombustili importando olio di palma aumenti le emissioni di CO2 invece di ridurle.

7. Chi e per cosa viene utilizzato l'olio di palma?

L'olio di palma si trova come ingrediente di moltissimi prodotti alimentari che consumiamo quotidianamente. Tutti noi consumiamo olio di palma che è causa della diminuzione delle foreste tropicali. Viene venduto a Multinazionlali come Unilever, Nestlè e Procter & Gamble e ad altri grandi ditte produttrici di prodotti alimentari, cosmetici e di agrocombustibili.

8. Chi trae benefici dalle coltivazioni della palma da olio?

Le piantagioni di palma da olio sono altamente poduttive. Tuttavia sono altamente meccanizzate e il numero di lavoratori è molto basso in relazione alla loro superficie estensiva. Così, nei diversi Paesi dove esistono le moncolture di palma si sono riportati seri conflitti d lavoro. Sono le Imprese produttrici che traggono vantaggi dal suo commercio, che non costituisce una reale possibilità di sviluppo locale. Sebbene in alcuni posti esistano progetti con piccoli produttori, ci sono stati casi nei quali questi sono risultati disastrosi a causa delle fluttuazioni del mercato.

Secondo il Forum Permanente sui Temi Indigeni delle Nazioni UNite, 60 milioni di indigeni nel mondo corrono il rischio di perdere le loro terre e il loro ambiente di sussistenza per l'espansione delle piantagioni per produrre energia. Molti monocoltivi di palma si stanno diffondendo su terre rivendicate dalle comunità indigene i cui governi non riconoscono diritti territoriali ancestrali o indigeni (per esempio in Indonesia). Questo significa che né gli indigeni né altre popolazioni locali , né piccoli produttori beneficiano dell'espansione della palma. Le Ditte sono proprietà di una élite locale o delle grandi multazionali, le quali finiscono a controllare ampie estensioni di territori e le quali sono responsabili di uno sfruttamento del lavoro , provocando in più migrazioni dalla campagna alla città, povertà, conflitti sociali e violazioni dei Diritti Umani.

9. Qual'è la responsabilità dei Paesi del Nord negli impatti delle piantagioni di palma africana menzionati?

Senza prestare la necessaria attenzione alle denunce di 100 ONG ambientaliste e umanitarie , di società civili, di gruppi scientifici e di portavoce dei differenti Organinismi Internazionali, che hanno parlato degli impatti di dimensioni incalcolabili, l'Unione Europea fissò una percentuale obbligatoria intorno al 10% di energia rinnovabile per trasporti e produzione di energia. Questa percentuale spinge ad una domanda massiccia di materie prime per la produzione di biocombustibili , giacchè non esistono attualmente altre fonti rinnovabili di energia sufficientemente sviluppate.

L'olio di palma è una delle materie prime che si utilizzano per la produzione di biocombustibili o agrocombustibili,facendo crescere di conseguenza la sua necessità e domanda. Obbligati dalle critiche che sono sorte, e per ottenere il consenso politico e sociale, l'Unione Europea e altre organizzazioni e istituzioni propongono di realizzare dei criteri formali di sostenibilità per la produzione di materie prime per gli agrocombustibili. Tuttavia le coltivazioni di palma da olio, come tutte le monocoltivazioni agroindustriali, NON E' è né può essere sostenibile.

10. Le certificazione delle monocolture di palma da olio costituiscono una garanzia di sostenibilità?

Le iniziative di certificazione dei monocoltivi di palma sono state identificate dalle organizzazioni ambientaliste come l'ennesimo tentativo da parte dell'agroindustria di "darsi una ripulita". Affermano che i processi di certificazione non possono garantire soluzioni ai problemi provocati dalle monocolture industriali e che per questo, le monocoltivazioni di palma da olio non sono né saranno mai sostenibili, a causa della sua stessa logica di produzione.

Una di queste iniziative è la Tavola Rotonda dell'Olio di Palma Sostenibile.(RSPO). RSPO è un processo di certificazione volontaria promosso da grandi ONGs (come il Wolrd Wide Found WWF) e dall'Industria. Tuttavia Organizzazioni hanno dichiarato che questa iniziativa va contro gli interessi popolari.
I timbri di certificazione sono stati creati molto bene come strumento di diffusione del commercio della palma e non come una strategia per contenere i suoi impatti ambientali e sociali. Molte delle imprese membro della RSPO continuano a distruggere grandi aree di foresta umida e continuano a violare i diritti umani, come il caso della Wilmar International sull'Isola di Bugala (Uganda) e in Indonesia, PT SMART , Agro Group e IOI Group in Indonesia, FEDEPALMA in Colombia, o Unilever in Indonesia, Malesia e Costa del Marfil. E' evidente che l'interesse principale di questo processo alla "sostenibilità della palma da olio" è puramente commerciale. Non esiste una reale intenzione di limitare i suoi impatti sociali e sui diritti umani, bensì tende a mettere a tacere i gravi crimini , le irregoralità e il controllo paramilitare relazionato all'agrobusiness della palma da olio nei Paesi come Indonesia e Colombia.

11. Che si può fare per evitare la distruzione delle foreste tropicali e le popolazioni soggette alle problematiche collegate alla coltivazione industriali di palma africana?

E' necessario evitare nuove deforestazioni o conversioni dell'uso del suolo per la coltivazione della palma da olio; non si deve distruggere nessun altro ettaro né ecosistema naturale per aumentare le coltivazioni di palma africana.

Per questo, si deve esigire dai governi dei Paesi produttori:

-il blocco immediato dell'espansione delle piantagioni di palma da olio

-la protezione dei diritti umani dei popoli indigeni e delle comunita' campesine soggette alle problematiche collegate ai monocoltivi di palma africana su grande scala e al rispetto delle loro terre e dei loro territori.

-il recupero integrale dei danni umani e ambientali generati dall'imposizione delle paintagioni su grande scala e dalle violazioni dei diritti umani da parte delle Forze dello Stato e Imprese private.

-la Risoluzione dei conflitti delle terre vincolate alle monocolture di palma,la restituzione delle terre ancestrali alle comunita' trasferite forzamente per le monocoltivazioni e l'attuazione del Convegno 169 dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro OIT in tutti i casi nei quali sia pertinente.

-la risoluzione dei processi pregiudiziali, delle denunce e di altri reclami iniziati da parte delle comunita' assoggettate.

E si deve esigire dall'UNione Europea:

-l'eliminazione della percentuale obbligatoria del 10% di energia rinnovabile per i trasporti e la produzione di energia, che tradotto significa un aumento esponenziale della domanda di olio da palma per il mercato europeo, per la produzione di combustibile e per la produzione di elettricita'. L'eliminazione degli incentivi come esenzioni dalle tasse e sovvenzioni per gli agrocombustibili industriali, incluso il finanziamento attraverso il commercio del carbonio, della cooperazione internazionale allo sviluppo o al credito di Organizzazioni multilaterali come il Banco Mondiale o il Banco Interamericano dello Sviluppo.

-Una moratoria alle importazioni di olio di palma.

- La cancellazione dei legami commerciali delle imprese che acquistano l'olio di palma con provvedimenti che distruggono foreste e torberie , e che sono responsabili o beneficiarie delle violazioni dei Diritti Umani.

-Includere aspetti sociali e dei diritti umani stretti nei criteri di sostenibilita' per la produzione di materie prime per gli agrocombustibili che si stanno sviluppando.E' da sperare che nel processo, gli esecutivi delle politiche europee, arriveranno perfino a comprendere che per definizione , i monocoltivi industriali su grande scala come la palma africana non sono sostenibili ne' per l'ambiente ne' per la societa'.

-Al tempo stesso, nè ufficialmente l'EU, nè le Imprese devono cadere nella falsità di una possibile sostenibilità o Òmaquillaje verdeÓ dell'Industria del agrobusiness (come RSPO), per giustificare l'espansione indiscriminata delle monocoltivazioni della palma da olio di cui beneficiano solo le grandi Imprese a discapito del futuro dei popoli e del pianeta, creando un'illusione falsa del comportamento responsabile del consumatore finale.

12. L'espansione della palma africana costituisce una minaccia per il futuro?

Non è una minaccia per il futuro, bensì una delle cause attualmente più importanti e preoccupanti di distruzione delle foreste tropicali. Molti danni provocati dall'agroindustria della palma da olio nei Paesi tropicali sono già irreversibili.

Come dimostrazione , presentiamo un esempio critico di espansione delle monocolture di palma.

In Indonesia i conflitti per l'espansione delle monocolture della palma sono aumentate: le grandi Società stanno espropriando illegalmente terre ai contadini e assumono polizia privata per imporre questo stato di fatto. SOlo nel 2006 si registrarono 350 conflitti agrari e 1753 casi di violazioni dei diritti umani.

Il piano strategico per la coltivazione di specie agrocombustibili in Chiapas , Messico - piano pilota a livello nazionale- stabilisce come superficie potenziale in Chiapas, 900.000 ettari (e la 7ª parte della superficie statale). Già si sono stabiliti al Sud della foresta Lacandona due vivai per la palma africana, i più grandi dell'America Latina. Questo megaprogetto è stato accusato dalle organizzazioni ecologiste e sociali locali di ecocidio ed etnocidio per permettere e spingere la individuale e la successiva privatizzazione delle terre delle popolazioni indigene e delle comunità campesine, conosciute in Messico come beni comuni.

In Colombia, l'espansione dell'olio da palma è relazionata con gravi violazioni e abusi dei diritti umani. Sono stati documentati 113 assassinii nella valle fluviale di Curvaradò e Jiguamiando, regione del Choco, per mano dei paramilitari che lavorano con le compagnie produttrici dell'olio, perchè queste si appropriano di terre che legalmente appartengono alle comunità afrocolombiane. I gruppi paramilitari agiscono con l'appoggio della Brigata 17 dell'Esercito colombiano e sono responsabili di 23 sfollamenti forzati. La strategia paramilitare sviluppata in complicità con l'esercito colombiano include il blocco economico, assassinii selettivi, massacri e tortura. Nonostante le prove dell'illegalità dell'installazione di monocolture (riconsociute da Fiscal General y el Defensor del Pueblo de Colombia; la Comisión Interamerista situazione cana de Derechos Humanos, etc.) e la distruzione di vite umane, il governo colombiano sebbene non abbia preso misure effettive per prevenire questa situazione o per restituire la terra sottratta alle comunità afrocolombiane.

Si sono documentati conflitti anche a Tamuco, Magdalena Medio, Meta e in alcune regioni amazzoniche.

In Ecuador le piantagioni di palma africana causano la perdita di foreste primarie uniche che costituiscono il territorio comunitario e ancestrale delle comunità, ponendo fine alle risorse di acqua, di cibo, di piante medicinali e ad altri aspetti quali la spiritualita' e la cultura. Attualmente, il Piano Agrario e forestale del governo ha previsto piu' di 450.000h di palma, dentro altre monocoltivazioni per la produzione di agrocombustibili, appropriandosi di aree forestali e di terreni agricoli destinati all'alimentazione di popoli indigeni afroecuadoriani e di comunita' campesine. Il loro diritto all'acqua e' gravemente violato.

In Peru', in piena Amazzonia , nelle regioni di San martin e Loreto, la politica del governo peruviano e la realizzazione di Imprese stanno provocando la distruzione di migliaia di ettari di foresta vergine. Senza alcun consenso della popolazione locale, migliaia di ettari della foresta sono stati concessi alle Societa' imprenditoriali che dal 2006 stanno deforestando queste zone e che sono responsabili dello sfollamento delle comunita' locali che resistono a questo trasferimento forzato.

In Guatemala sono stati avviati megaprogetti di coltivazione della palma africana per la produzione di agrodiesel , provocando un accelerato cambio dell'uso del suolo , che ha influenzato la sovranita' alimentare delle zone rurali, cosi' come lo spostamento obbligatorio delle popolazioni campesine. Il presidente del Paese si e' visto obbligato pochi mesi fa a dichiarare ufficialmente lo stato di emrgenza alimentare.


Guadalupe Rodriguez, Salva la Selva
http://www.salvalaselva.org/

Traduzione di Jessica Ferretti

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