c Non conviene basarsi su un’unica fonte - 14/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 14/03/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Climalternati]
[Autore: Stefano Caserini]
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Non conviene basarsi su un’unica fonte
Un albero tagliato sulla spiaggia delle Maldive dimostrerebbe che il mare non si sta alzando. In realtà è un’invenzione di un solo scienziato, con competenze alquanto dubbie. Ma c’è chi ci crede.

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Un motivo per cui il termine “scettico” non si addice a molti che contestano il consenso scientifico raggiunto sul riscaldamento globale, è che lo scetticismo è applicato a senso unico: viene usato per contestare la spiegazione più plausibile di un fenomeno, in cui si riconosce la stragrande maggioranza della comunità scientifica internazionale, ma non la spiegazione alternativa.
Per fare questo occorre basarsi su un’unica fonte scientifica, spesso debole, vecchia e screditata, evitando di confrontarsi con tutte le altre, ben più solide e autorevoli.
Quando questo succede non si può certo più parlare di scetticismo, come sano atteggiamento che fa avanzare la scienza: è solo un’infantile testardaggine antiscientifica.

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È questo il caso di un’altra fra le strambe storie sui cambiamenti climatici che si possono ricostruire partendo da quanto pubblicato sui quotidiani.
Su “Il Giornale” del 20 gennaio 2010 un titolo recita “Le Maldive affondano? Una bufala, ma la prova dell’inganno sparisce”.

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L’accusa, che merita un richiamo in prima pagina, è clamorosa: un albero delle Maldive, una prova che il livello dei mari non sta crescendo, è stata fatta sparire dagli ambientalisti, che hanno segato l’albero. La conclusione dell’articolo di Rino Camilleri è che “i cambiamenti di livello attesi per il 2100 variano da più 5 cm a circa 15 cm”. Sarebbe davvero molto bello se le cose stessero così.
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Come racconta il Giornale, fonte della notizia è uno scritto del Prof. Luigi Mariani su Svipop, un sito internet già noto per aver pubblicato testi con numerosi errori sui cambiamenti climatici, sito definito come “una benemerita agenzia” a “guardia delle bufale climatiche” (l’altra guardia sarebbe l’editorialista dello stesso Il Giornale, Franco Battaglia)

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L’articolo di Mariani è impressionante per la leggerezza con cui si crede alle tesi di Morner, nonché per la nonchalance con cui si accusano gli ambientalisti di essere parte di un complotto, per motivi ideologici ed economici.
Come unica sua fonte, Mariani cita il lavoro del Prof. Nils-Axel Morner, definito “professore svedese con un curriculum scientifico di grande rilievo. Morner ha avuto a che fare con le Maldive perché vi ha condotto un decennio orsono un’indagine scientifica per verificarvi il comportamento del livello marino”.
Mariani racconta come il professor Morner usava un albero “per spiegare il comportamento del livello delle acque. Il problema è che la sola presenza di questo albero smentiva tutti gli allarmi sulla crescita dei mari”.
Già qui un campanello di allarme dovrebbe suonare: il fatto che tutti gli allarmi sull’innalzamento del livello dei mari possano essere messi in discussione da una sola prova, al di la della sua veridicità, dovrebbe apparire una cosa stravagante. Il livello dei mari è misurato con diverse tecniche, la cui affidabilità è ovviamente stata oggetto di discussione scientifica. Ci sono centinaia di pubblicazioni scientifiche su riviste autorevoli a testimoniarlo.
Non è difficile da verificare: per chi non ha voglia di cercare sulla banca dati delle riviste scientifiche (a cui Mariani, che lavora all’Università di Milano, ha sicuramente accesso), può guardare sulla sintesi dell’IPCC.

Chi vuol fare da se può invece cercare in Google Scholar: se ad esempio si mettono come parole chiave “present sea level rise measurement” si ottengono 310.000 risultati, da cui non ci vuole molto per capire che secondo la comunità scientifica internazionale, il livello medio del mare sta attualmente aumentando di 3,4 mm/anno, con un accelerazione rispetto ai decenni precedenti.

L’incremento registrato nel livello medio dei mari nell’ultima decade è vicino all’estremo superiore delle passate proiezioni dell’IPCC. In futuro, è previsto un innalzamento consistente, dell’ordine dei metri. I migliori pubblicati negli ultimi anni indicano un innalzamento del mare alla fine di questo secolo anche superiore a 1 metro.
La maggior parte dell’incertezza è dovuta al contributo che daranno le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide Occidentale
Nonostante gli ovvi margini di errore di queste proiezioni (indicati dalle cifre dopo il ±), il segnale è chiaro, evidente.
Può essere che tutti gli autori di queste centinaia di pubblicazioni scientifiche soggette a peer review si siano sbagliati, e che questo possa essere dimostrato da un solo albero (ora segato) sulla spiaggia delle Maldive?
Secondo Mariani, sì.

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“Da anni alle Maldive, in vicinanza della linea di costa, viveva indisturbato un albero (qui in una foto dello stesso Morner) che era utile a Morner stesso per suffragare le sue tranquillizzanti considerazioni in merito alla scarsa variabilità del livello marino in quei lidi. A causa di testimonianze legate al passato di colonia penale che avevano le Maldive, si sapeva che quell’albero era lì sulla costa almeno già dagli anni ‘50. Ci fosse stato anche un leggero innalzamento del livello marino, in 50 anni sarebbe finito sott’acqua. E invece all’inizio del Terzo millennio l’albero era ancora lì, allo stesso punto di 50 anni prima. Una cosa intollerabile per chi sull’innalzamento degli oceani ci campa, ideologicamente ed economicamente”.
In altre parole, Mariani accusa in modo diretto gli ambientalisti, e in modo indiretto la comunità scientifica internazionale, di ingannare il mondo, per motivi ideologici ed economici.
L’articolo finisce raccontando che “attivisti australiani della lotta al cambiamento climatico” hanno abbattuto l’albero, e che il professor Morner in virtù della “sua personale battaglia per la verità” ha scritto una lettera aperta al presidente delle Maldive Mohamed Nasheed; la lettera viene tradotta in italiano, per rendere edotto il pubblico italiano che il livello del mare nel 1970 è sceso di circa 20 cm ed è poi rimasto poi stabile negli ultimi 30 anni, e che le zone costiere di tutto il mondo non sono condannate di subire nel prossimo futuro rovinosi allagamenti.

Tutto il racconto di Mariani si regge su quanto detto da un solo altro scienziato. Non ci sono prove che l’abbattimento dell’albero sia stato fatto dagli ambientalisti e in modo deliberato. Non ci sono prove neppure che questo sia avvenuto.
Se si fa un minimo di indagine sul web si scopre che questa storia è vecchia di cinque anni ed è stata raccontata qui nel 2007. Il presunto abbattimento dell’albero sarebbe è avvenuto nel 2003 da parte di alcuni studenti di un’imprecisata università, ma anche su questo non ci sono prove fotografiche ne filmate. Non si trovano le radici rimaste dell’albero, testimonianze di locali o turisti. Un abitante delle Maldive ritiene si tratti di un’invenzione di Morner.
I dubbi sul lavoro di Morner erano già leggibili anche nei commenti in alcuni siti negazionisti in cui questa bufala era stata rilanciata un anno or sono.

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Da un semplice controllo su Wikipedia si scopre che il prof. Morner, in pensione da più di 5 anni, è un veterano del negazionismo climatico; ma è noto anche per sostenere le basi scientifiche della rabdomanzia (sfidato da James Randi per eseguire un esperimento controllato a sostegno delle sue tesi ha rifiutato)
Le sue reali competenze sul tema sono alquanto dubbie: l’unico articolo pubblicato sul tema ha avuto una pesante stroncatura da 6 fra i più grandi studiosi del settore, di 6 diversi centri di ricerca, per motivi spiegati con precisione: mancanza di riferimenti a qualsiasi dato altimetrico pubblicato, affidamento a “dati grezzi” senza spiegare il metodo di elaborazione, mancanza di correzioni di alcuni errori riconosciuti nei sistemi di misura. Conclusione: i dati mostrati da Morner sono sbagliati e basati su errori, il suo lavoro “discredita il grande lavoro fatto dalla comunità scientifica per realizzare un sistema di misura del livello del mare preciso, valicato e calibrato ”.

La debolissima replica dello stesso Morner sarà stata probabilmente ignorata con compatimento dai sei studiosi; un’ulteriore confutazione del lavoro di Morner è stata pubblicata nel 2005.
Infine, la commissione oceanografica di cui ha fatto parte si è dissociata in modo netto dalla sue tesi.

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Questa storia è un esempio di come funziona un certo tipo di scetticismo, meglio definibile come negazionismo: la (giusta) voglia di andare a verificare una tesi scientifica (il mare che si sta alzando), si trasforma nella ricerca di una comoda spiegazione alternativa, non soggetta ad alcuna minima verifica scientifica, complice la paranoia per il complotto che inganna il mondo, complotto di scienziati felloni e di un ambientalismo che odia gli alberi e li taglia. Infine, la storia piace e trova spazio sui quotidiani e i soliti megafoni della disinformazione climatica via web.

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Da notare che Mariani è già incorso in errori basandosi su una sola fonte. In “A qualcuno piace caldo” ho avuto modo di raccontare un caso simile di qualche anno fa: basandosi su una fonte vecchia e inaffidabile e su qualche foto da lontano, Mariani era riuscito a sostenere la mancanza di riscaldamento alle Isole Svalbard.
Anche allora il metodo fu quello della mancanza del contatto o confronto con resto della comunità scientifica, la fiducia in una sola fonte vecchia e debole.

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