c Diritto di dissentire, o di insinuare e offendere? - 08/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 08/03/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: climalteranti]
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Diritto di dissentire, o di insinuare e offendere?
Su “Le Scienze” Enrico Bellone paragona le preoccupazioni per il riscaldamento globale alle “paure sollevate dagli untori o dalle donne possedute dal demonio”, e porta a supporto delle sue tesi tre “verità” prese da un sito internet. Gli rispondono 49 studiosi italiani, in una lettera in seguito riportata. La replica di Bellone è debole e confonde la libertà di opinione con la propaganda di insinuazioni offensive e senza fondamento.

La pubblicazione, nel numero di febbraio 2010 de “Le Scienze”, di un articolo sul tema del cambiamenti climatici disinformato e pieno di palesi errori, facilmente documentabili come illustrato di seguito, costituisce un motivo di preoccupazione per quanti sperano in un dibattito sereno e di alto livello su questa grande questione.
Pur se firmato dal Prof. Enrico Bellone, di cui non possiamo non riconoscere l’importante attività di divulgazione scientifica svolta in passato, l’articolo contiene toni inaccettabili e ignora completamente il lavoro rigoroso e appassionato di migliaia di studiosi in tutto il mondo – e centinaia anche qui in Italia  - documentato da innumerevoli pubblicazioni scientifiche sulle più prestigiose riviste internazionali sottoposte all’attento vaglio della comunità scientifica.
Nel merito, le tre “verità sull’anidride carbonica” proposte dal prof. Bellone sono argomenti inconsistenti, e rispondono ai ricorrenti miti e alle leggende metropolitane continuamente proposte, come una catena di S.Antonio, su riviste generaliste e siti internet di nessuna credibilità scientifica.

Infatti:

1)    Secondo Bellone “la CO2 è uno dei costituenti fondamentali della vita, perché consente quei processi di fotosintesi che fanno crescere i vegetali”. Dal punto di vista biologico, la cosa è ovvia già agli studenti delle scuole medie. Dal punto di vista climatologico, invece, l’attuale variazione di concentrazione atmosferica in un arco di tempo così breve non è mai stata osservata negli ultimi 800.000 anni, ossia ben prima della comparsa di Homo sapiens. Oltre alle eventuali variazioni dell’irradianza solare, l’incremento del 38 % registrato negli ultimi 250 anni è in grado  di alterare il bilancio energetico del pianeta, come spiegato da una teoria pubblicata più di 100 anni or sono.

2)    Secondo Bellone, “durante il Medioevo si realizzarono temperature superiori a quelle odierne, ma le percentuali di CO2 erano assai inferiori alle nostre”; questa affermazione non trova fondamento nella letteratura scientifica, che invece ha mostrato, mediante l’analisi di molteplici indicatori climatici indiretti (proxy), come la cosiddetta anomalia climatica medioevale sia stata un fenomeno limitato ed eterogeneo dal punto di vista geografico, e le attuali temperature a scala globale e nord emisferica, pur tenendo conto delle incertezze di queste analisi, siano le più alte almeno degli ultimi  1500 anni (vedi qui e qui).

3)    Il fatto che “la crescita [della temperatura] non è stata lineare…è ampiamente spiegato nella letteratura scientifica, e anche in molti libri a carattere divulgativo. La crescita della temperatura non è stata, e non sarà, lineare, sia per le notevoli fluttuazioni interannuali causate dalla variabilità naturale che per la presenza di altre sostanze interagenti con il sistema climatico (ad esempio le emissioni di particolato atmosferico che hanno “nascosto” la crescita delle temperature nel dopoguerra), con meccanismi di retroazione che svolgono un ruolo sì complesso, ma comprensibile nei suoi tratti fondamentali non solo agli esperti del settore, ma a chiunque abbia l’umiltà di studiare la fisica e la termodinamica del sistema climatico.

L’infondatezza delle tesi di Bellone è spiegabile con la debolezza della fonte su cui si basano, ossia un articolo pubblicato sul quotidiano “Avvenire” del 13 dicembre 2009, ripreso dal sito internet “Svipop”. Questo sito, incredibilmente scambiato da Bellone per un “buon canale europeo di informazione”, è conosciuto per ospitare le più strampalate teorie negazioniste sui cambiamenti climatici, spesso accomunate solo da una paranoia antiambientalista.

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Negli ultimi mesi molti sono stati gli attacchi alla ricerca sul cambiamento climatico e alle persone che se ne occupano. Questi attacchi non si sono basati su critiche dei dati e delle teorie, sempre legittime, ma su attacchi personali ai ricercatori e alle organizzazioni impegnate nella scienza del clima, con l’accusa di aver ordito una cospirazione per lucrare sul concetto di riscaldamento globale causato dall’uomo. Le accuse si sono rivelate inconsistenti ma hanno avuto successo nel disorientare l’opinione pubblica, non solo nel campo del cambiamento climatico, ma mettendo in dubbio l’integrità degli scienziati e delle organizzazioni scientifiche in tutti i campi.
La letteratura scientifica internazionale, al di là del lavoro di sintesi che fa l’IPCC, è pressoché unanime nel ritenere che l’evidenza sperimentale per il cambiamento climatico in atto sia ampia e incontrovertibile e che non ci siano elementi di nessun tipo che possano giustificare l’abbandono dell’interpretazione che lo vuole causato, negli ultimi decenni, principalmente dall’attività umana e, in particolare, dall’uso dei combustibili fossili.
Prepararsi al cambiamento, decarbonizzare l’economia mondiale per limitare i danni e limitare la nostra dipendenza dai combustibili fossili, rappresenta oggi una delle più grandi sfide  che la società attuale si trova ad affrontare. Negare ideologicamente i rischi legati ai cambiamenti climatici e non riconoscerne le opportunità che da esso scaturiscono significa fare un pessimo servizio alla nostra società e alle generazioni future.

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Questo testo è stato pubblicato su Le Scienze del marzo 2010, e firmato da 49 studiosi italiani dei cambiamenti climatici.
Fabrizio Antonioli (ENEA, Roma), Vincenzo Artale (ENEA, Roma), Carlo Barbante (Università Ca’Foscari Venezia), Ugo Bardi (Università di Firenze) , Guido Barone (Università di Napoli), Francesco Bignami (ISAC-CNR, Roma), Marco Bindi (Università di Firenze), Michele Brunetti (CNR, Bologna) , Carlo Cacciamani (ARPA Emilia Romagna), Stefano Caserini (Politecnico di Milano), Claudio Cassardo (Università di Torino), Sergio Castellari (CMCC, INGV, Bologna), Orietta Cazzuli (Arpa Lombardia, Milano), Luca Chiari (Università di Trento), Susanna Corti (ISAC-CNR, Bologna), Giulio De Leo (Università di Parma, Stanford University), Claudio Della Volpe (Università di Trento), Guido Di Donfrancesco (ENEA, Roma), Federico Fierli (ISAC-CNR, Bologna), Massimo Frezzotti (ENEA, Roma), Sandro Fuzzi (ISAC-CNR, Bologna), Paolo Gabrielli (The Ohio State University), Marino Gatto (Politecnico di Milano), Domenico Gaudioso (ISPRA, Roma), Mario Grosso (Politecnico di Milano), Silvio Gualdi (CMCC, INGV, Bologna), Piero Lionello (Università del Salento, Lecce), Valerio Lucarini (Università di Bologna, Università di Reading), Valter Maggi (Università Milano-Bicocca), Elisa Manzini (CMCC, INGV, Bologna), Vittorio Marletto (ARPA Emilia Romagna), Simona Masina (CMCC, INGV, Bologna), Maria Luisa Moriconi (ISAC-CNR, Roma), Elisabetta Mutto Accordi (Climalteranti.it), Teresa Nanni (ISAC-CNR, Bologna), Antonello Pasini (CNR, Roma), Daniele Pernigotti (Università Ca’ Foscari, Venezia), Antonello Provenzale (ISAC-CNR, Torino), Maurizio Ribera d’Alcala’ (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli), Volfango Rupolo (ENEA, Roma), Paolo Ruti (ENEA, Roma), Maurizio Sciortino (ENEA, Roma), Barbara Stenni (Università di Trieste), Orazio Sturniolo (ISAC-CNR, Bologna), Stefano Tibaldi (Università di Bologna), Francesco N. Tubiello (JRC, Ispra), Marcello Vichi (CMCC, INGV, Bologna), Marina Vitullo (ISPRA, Roma), Antonio Zecca (Università di Trento).

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La risposta di Enrico Bellone
Nella stessa pagina è contenuta la risposta di Enrico Bellone, intitolata “Diritto di dissentire”.

Rispondo volentieri. Mi accusate di aver usato «toni inaccettabili», ma non è inaccettabile il fatto di riportare le tesi di chi è scettico nei confronti di visioni catastrofiste sul contributo umano all’effetto serra. Ho citato un sito dove si parla della CO2 e mi si rimprovera in quanto esso riprenderebbe un articolo apparso su «l’Avvenire»: e allora? Il rimprovero sarebbe giusto se la fisica del riscaldamento globale fosse incorniciata una volta per tutte nel «lavoro di sintesi» dell’IPCC. Ma le cose non stanno così, e lo sapete benissimo.
Un climatologo di fama internazionale come Guido Visconti, nel suo libro Clima estremo, ha scritto che «oggi la scienza non è in grado di spiegare le variazioni climatiche che sono avvenute in passato: pertanto, non si capisce come la stessa scienza potrebbe essere in grado di prevedere quello che avverrà nel prossimo futuro. Malgrado ciò, organismi internazionali come l’IPCC annunciano, con cadenza regolare, previsioni per i prossimi 50 o 100 anni. Questa apparente capacità previsionale è la stessa che ha dato notorietà, e quindi assicurato fondi, a un’intera classe scientifica negli ultimi 20 anni».
Poche settimane fa il sito del «Times» ha dato la parola al consulente scientifico del governo britannico, John Beddington, secondo il quale c’è bisogno di «maggiore onestà» nel formulare previsioni sul cambiamento climatico. Non solo: «I climatologi dovrebbero essere meno ostili nei confronti degli scettici che mettono in dubbio l’origine antropica del riscaldamento globale» (E.B.)

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Ancora, Bellone sembra non accorgersi del problema.
Il punto non è il diritto di dissentire, che è certo garantito a tutti anche per cose ancora più evidenti dei cambiamenti climatici. C’è il diritto di dissentire sui risultati delle scienze del clima esattamente come esiste quello sui danni del fumo di sigaretta o sul fatto che la terra non sia piatta. La libertà di opinione è un diritto riconosciuto negli ordinamenti democratici e tutti siamo d’accordo che sia giusto così.
Il Prof. Bellone è liberissimo di non conoscere le basi scientifiche e gli strumenti modellistici con cui si elaborano le proiezioni climatiche, o anche solo le differenze fra proiezioni e previsioni e di voler trasmettere le sue opinioni al pubblico de “Le Scienze”.
Cosa diversa è se per sostenere le sue opinioni, considerate infondate dalla stragrande maggioranza degli studiosi del clima, il Prof. Bellone offende chi ha opinioni diverse, prima paragonandolo agli “untori” o alle “donne possedute dal demonio”, poi facendo insinuazioni sull’ ”apparente capacità previsionale” che “ha dato notorietà, e quindi assicurato fondi, a un’intera classe scientifica negli ultimi 20 anni”.
Dispiace dirlo per i meriti storici che Bellone ha avuto, non solo nella ricerca ma anche nella divulgazione scientifica, ma da parte di un Ordinario di Storia della Scienza e delle Tecniche ci si sarebbe aspettato tutt’altro rigore nel verificare le proprie fonti scientifiche, nonché un rispetto ben maggiore per quanti, ai massimi livelli scientifici, studiano i dati e le possibili evoluzioni del clima del nostro pianeta.
Il dibattito sulle cause e gli impatti dei cambiamenti climatici rimane aperto a chiunque sia interessato ad argomentare sulla base di dati e studi scientifici, ma non può scadere nella disputa ideologica e nell’offesa gratuita.

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Testo a cura del Comitato Scientifico di Climalteranti.

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