c Riflettendo con… GLI AFRICANI SUL CONTINENTE, L’AMBIENTE E I CAMBIAMENTI CLIMATICI - 04/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 04/03/2010]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: misna]
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Riflettendo con… GLI AFRICANI SUL CONTINENTE, L’AMBIENTE E I CAMBIAMENTI CLIMATICI

-- “Ovunque viviamo, abbiamo il dovere di preservare le risorse limitate a nostra disposizione; se gestite in modo equo e responsabile, si eviteranno tensioni e conflitti. La foresta congolese, il secondo polmone del pianeta, va protetta: la sua distruzione avrà gravi conseguenze non solo per i 10 paesi della regione, ma per tutta l’umanità”.



-- “L’Africa subisce i torti fatti alla natura da altri... Gli europei abbattono gli alberi dal Medioevo ma non si sono mai chiesti se questo provochi conseguenze in Africa. Ora il nostro continente è indicato come uno dei polmoni dell’umanità per la sua foresta equatoriale: questa foresta, però, è la risorsa della quale vivono le comunità africane”.


-- “La lotta ai cambiamenti climatici riguarda la sopravvivenza dei nostri popoli” ha detto il presidente keniano Emilio Mwai Kibaki aprendo a Nairobi l’“Africa Carbon Forum” (Acf), un convegno internazionale dedicato alle opportunità del “Meccanismo per uno sviluppo pulito” (Cdm). Secondo i dati presentati a Nairobi, in Africa è stato avviato appena il due per cento dei 4890 progetti “verdi” finanziati attraverso il “Meccanismo”, un sistema introdotto con il Protocollo di Kyoto che prevede stanziamenti internazionali a beneficio dei paesi emergenti e più poveri. Kibaki ha sostenuto che il Cdm può divenire uno strumento importante e che, inoltre, risponde a un principio di giustizia. “Il nostro – ha detto il presidente del Kenya - è il continente che ha beneficiato meno di tutti del ‘Meccanismo’, dobbiamo esaminare i fattori che hanno impedito l’arrivo dei finanziamenti”. Grazie al sistema introdotto dal Protocollo di Kyoto, in Africa sono stati avviati 122 progetti, 32 dei quali in Sudafrica, 15 in Kenya, 13 in Egitto e 12 in Uganda. Secondo Kibaki, per risolvere il problema dei cambiamenti climatici serve “un doppio impegno” delle potenze industriali, nei tagli alle emissioni inquinanti e in un trasferimento di risorse che consenta anche ai paesi poveri di sviluppare tecnologie verdi. Per diversi aspetti simile la posizione espressa al Forum dal direttore del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep), Achim Steiner, che ha invitato però anche i governi africani a definire politiche coerenti e “a lungo termine”.


-- “L’Africa è il continente più vulnerabile e colpito dai mutamenti del clima ma, allo stesso tempo, ha il potenziale per offrire al mondo un esempio brillante di sviluppo sostenibile”: Nick Nuttal, il portavoce del Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep) spiega alla MISNA l’“importanza” delle celebrazioni di Arusha. Per l’VIII Giornata africana dell’ambiente, nella città della Tanzania sono stati organizzati dibattiti e conferenze, ma anche esibizioni artistiche e concerti. “Ad Arusha – dice il portavoce di Unep, promotore dell’iniziativa insieme con la Commissione dell’Unione Africana (UA) – abbiamo voluto sottolineare che le grandi risorse naturali di questo continente possono essere messe al servizio di una crescita pulita, fondata sulle energie rinnovabili”. In una regione di nuova industrializzazione, questa l’idea, è possibile “saltare” una fase dello sviluppo industriale basata sulle fonti fossili e dunque ad alta intensità di emissioni inquinanti. In Tanzania la maggior parte degli esperti ha evidenziato sia i rischi che le opportunità. “L’Africa – sottolinea Nuttal – è la regione del mondo più vulnerabile ai mutamenti del clima perché già sperimenta fenomeni estremi, da prolungate siccità ad alluvioni devastanti: serve l’impegno dei paesi ricchi, che hanno il dovere di risarcire i guasti di una crescita economica irresponsabile”. Le manifestazioni di oggi hanno seguito di alcune settimane la conferenza internazionale sul clima di Copenhagen, un incontro molto atteso ma che ha ottenuto risultati controversi. Secondo Nuttal la mancanza di impegni vincolanti sui tagli alle emissioni di gas serra è compensata solo in parte dalla promessa di finanziamenti a beneficio dei paesi più vulnerabili. Nei prossimi tre anni dovrebbero essere stanziati 30 miliardi di dollari l’anno, per arrivare poi a 100 miliardi entro il 2020. “A Copenhagen – sostiene il portavoce di Unep - si è discusso poco di un’altra questione cruciale: la tutela delle foreste e dei polmoni verdi d’Africa, risorsa chiave per lo sviluppo delle comunità locali”.

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