c Allarme inceneritori: diossine nel latte materno - 02/03/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 02/03/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Libreidee]
[Autore: ]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Allarme inceneritori: diossine nel latte materno

Neonati avvelenati dalle diossine presenti nel latte materno: latte di donne che vivono nei pressi di un inceneritore. L’allarme è scattato dopo le analisi cui si sono sottoposte due giovani madri, di 30 e 32 anni, che vivono a due passi dall’impianto di incenerimento di Montale in provincia di Pistoia, un forno che brucia 150 tonnellate di rifiuti al giorno, già chiuso in via temporanea nel 2007. L’accusa: l’impianto produce 50 milioni di nano-grammi di diossine al giorno. Secondo l’Arpa della Toscana, contamina suolo, vegetali, uova, carne di manzo, pollame e persino i pesci. Anche il latte materno?

«Parlare della contaminazione del latte materno da parte di sostanze inquinanti, tossiche e pericolose – scrive Patrizia Gentilini su “Terranauta” – vuol dire affrontare un argomento che fa venire i brividi al solo pensiero, tanto è lo sgomento che suscita. Prendere coscienza del fatto che l’alimento più prezioso al mondo contenga ormai quantità elevate di sostanze pericolose e cancerogene, specie se proveniente da mamme residenti in territori industrializzati, è un argomento tabù. Forse, proprio per questo è rimasto finora confinato nell’interesse di pochi specialisti del settore e non è mai emerso, con l’attenzione che merita, al grande pubblico».

Le analisi delle due mamme di Montale, finanziate dal comitato ecologista che lotta contro l’inceneritore ed effettuate dal Consorzio interuniversitario nazionale di chimica per l’ambiente di Marghera (Venezia), dimostrano la presenza nel latte materno delle stesse sostanze tossiche, diossine e Pcb, riscontrate nella carne dei polli allevati nei pressi dell’inceneritore. Le diossine, sottoprodotti involontari dei processi di combustione industriale, derivano anche dall’incenerimento dei rifiuti.

Vent’anni dopo la nube tossica di Seveso del 1976, i cui effetti continuano a manifestarsi sotto forma di disturbi nei neonati, le diossine sono state classificate come le sostanze maggiormente tossiche più conosciute, altamente cancerogene. Sono “distruttori endocrini” che minano il sistema immunitario, alterano il funzionamento delle ghiandole, insidiano il metabolismo e procuranno danni anche a livello neurologico. Devastante l’impatto sull’organismo: linfomi, sarcomi, tumori a fegato, mammella, polmone e colon, ma anche disturbi riproduttivi, endometriosi, anomalie dello sviluppo cerebrale, diabete, disturbi alla tiroide, complicazioni polmonari, cardiovascolari, epatiche e cutanee, con grave deficit del sistema immunitario.

«L’esposizione a diossine – spiega Patrizia Gentilini – è particolarmente pericolosa durante le prime fasi della vita, ovvero specifici momenti dello sviluppo embrionale e fetale». Per la loro capacità di “infiltrarsi” negli alimenti proteici (carne, uova, latte) le diossine si accumulano nel nostro organismo e vengono trasmesse ai figli prima ancora del parto, durante la vita fetale, e poi attraverso l’allattamento.

L’avvelenamento è variabile: cresce nelle aree industrializzate e inquinate, come dimostrano recenti studi tedeschi, giapponesi e cinesi. In mancanza di dati analoghi, in Italia sono i comitati a realizzare analisi: nell’area industriale di Taranto, come a Montale, 3 campioni di latte materno sono risultati contaminati da diossine in percentuali molto maggiori di quelle della media riscontrata dagli studi giapponesi e tedeschi.

Casi isolati? Troppo poco per trarre conclusioni allarmanti? In Italia, denuncia “Terranauta”, non conosciamo la situazione perché non vengono effettuate rilevazioni a tappeto. Ma chi può escludere che ci sia relazione tra la combustione dei rifiuti e la presenza di diossine nel latte materno? Come ci si può ragionevolmente “fidare” di impianti come quello di Montale o del tanto decantato inceneritore di Brescia? L’Emilia, aggiunge Patrizia Gentilini, ha speso 3 milioni di euro per monitorare le ricadute sulla salute della popolazione che vive a ridosso di 8 inceneritori, ma senza campionare il latte materno.

«Come si possono dare consigli scientificamente motivati in merito se non si impostano studi su larga scala e protratti nel tempo?», insiste “Terranauta”. «Chi può assicurarci che il triste primato che l’Italia detiene riguardo il cancro nell’infanzia, ovvero un incremento del 2% all’anno, pressoché doppio di quello riscontrato in Europa (1.1% annuo) non abbia relazione con l’esposizione già in utero e poi attraverso il latte a questa pletora di sostanze tossiche e pericolose?».

E perché devono essere direttamente i cittadini a commissionare analisi, mentre le istituzioni sembrano preoccupate di “tranquillizzare” l’opinione pubblica? «Perché non ammettere – onestamente – che la questione è talmente scabrosa che di fatto si è preferito fino ad ora ignorarla? Non sarebbe il caso di cominciare chiudendo definitivamente inceneritori come quello di Montale, per il quale esistono ormai le prove del suo coinvolgimento nella contaminazione riscontrata negli alimenti e perfino nel latte materno?».

«Per nessuna donna al mondo può esser accettabile anche solo l’idea di trasmettere pericolosi veleni, attraverso il proprio latte, al bimbo a cui ha dato la vita», conclude Patrizia Gentilini. «Riconoscere l’esistenza di una pesante contaminazione del latte materno nelle aree industrializzate non può non comportare, di conseguenza, il riconoscere il fallimento di un modello di “sviluppo” di una società come l’attuale, che non si è mai curata delle conseguenze delle proprie scelte e soprattutto delle ricadute su quella che dovrebbe essere al primo posto nei pensieri di una comunità civile, cioè l’infanzia» (info: www.terranauta.it).

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google