c Dopo Porto Alegre, Movimenti Sociali verso Cochabamba - 22/02/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 22/02/2010]
[Categorie: Movimenti ]
[Fonte: A sud]
[Autore: Giuseppe De Marzo]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Dopo Porto Alegre, Movimenti Sociali verso Cochabamba

Si è da poco conclusa la tre giorni di Porto Alegre, convocata a dieci anni dalla prima edizione del FSM tenutosi proprio nella capitale dello Stato del Rio Grande do Sul.

Il tema al centro del confronto tra i movimenti sociali dell’alleanza continentale e delle reti internazionali presenti è stato, come era prevedibile, la valutazione del COP 15 e da qui le prospettive dei movimenti a partire da quanto accaduto a Copenaghen.


Dall’incontro emerge una valutazione su Copenaghen diversa da quella che comunemente ci si sarebbe attesi. È opinione condivisa che per certi aspetti Copenaghen non sia stato un fallimento, perché se è vero che non sono state trovate soluzioni è vero anche che i paesi industrializzati e le multinazionali non sono riusciti ad imporre un’agenda ed un accordo al resto del mondo basato sulle soluzione che offre il “mercato”. Nella misura in cui non esiste un accordo su Copenaghen è ancora possibile giocarsi una partita a tutto campo, anche con molti governi dei sud del mondo, maggiormente disposti ad una prospettiva più democratica e sostenibile anche per i paesi impoveriti dal capitale e colpiti maggiormente dalla crisi ambientale. Questo il ragionamento dei movimenti.


Copenaghen, dunque, da questo punto di vista ha consentito ai movimenti globali di incontrarsi, rafforzare le alleanze sul tema della giustizia climatica, costruendo un agenda a partire dalle organizzazioni locali e regionali e cercando di coinvolgere sempre di più le vittime del cambio climatico. Una agenda per così dire a geometrie e metodologie variabili, che punta a costruire una partecipazione ampia a partire dalla saldatura teorica tra giustizia sociale e giustizia ambientale, denunciando le false e controproducenti “soluzioni” (?) prospettate dai 29 paesi che hanno proposto “l’accordo di Copenaghen”, già respinto dai paesi del sud. Anche per questo i movimenti, le reti e le organizzazioni presenti a Porto Alegre hanno deciso di fare propria la proposta del governo boliviano di Morales di realizzare una Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambio Climatico ed i Diritti della Madre Terra. È stato proprio il presidente indigeno Evo Morales dopo la delusione di Copenaghen a lanciare una proposta che oggi è entrata nell’agenda del movimento dei movimenti: realizzare ad aprile un incontro mondiale dei popoli per salvare la Terra. Un incontro amplio, aperto a tutti, nelle intenzioni del governo boliviano; a governi, istituzioni, movimenti, comunità, scienziati, intellettuali, tutti. Anche per questo non c’è un vero e proprio comitato organizzatore, così da non far sentire nessuno meno o più importante in una partita fondamentale per l’umanità.

Una partita che però si gioca con l’obiettivo di cambiare il paradigma di civilizzazione e con le idee ben chiare. Uno delle proposte della “Cumbre” boliviana è infatti proprio la creazione di un Tribunale Mondiale di Giustizia Climatica, insieme ad un referendum internazionale per coinvolgere più di 100 milioni di persone per difendere la Madre Terra. Strumenti in più per continuare la discussione sul tema, rafforzare le realtà locali e regionali, affinare le proposte sul piano globale e contestare così l’agenda dei 29 paesi dell’accordo di Copenaghen, impedendo che diventi questa la bozza da discutere per il prossimo COP 16 a Città del Messico.
Alcune delle proposte avanzate negli anni passati dai movimenti sono oggi sempre più utilizzate come esempi concreti di alternative praticabili. Come quella di istituire tribunali sulla giustizia climatica, insieme alla richiesta di riconoscere i “Diritti della Natura”, già previsti oggi nelle Costituzioni di Ecuador e Bolivia. Proposte concrete ed allo stesso tempo ineludibili se davvero si vuole salvare il pianeta ed allo stesso tempo la democrazia. Per continuarle a spingere bisogna costruire un’alleanza tra movimenti e governi impegnati in questa transizione. Solo così nell’agenda delle negoziazioni si potranno finalmente iniziare a discutere le cause reali del cambiamento climatico, insite nel modello stesso economico capitalista.


Non è quindi dal campo capitalista che possono arrivare le soluzioni alla crisi stessa del capitale ed alle sue spaventose e disastrose conseguenze a cui è esposta tutta l’umanità. Proprio per questo motivo i movimenti riuniti a Porto Alegre hanno stabilito che la Conferenza dei popoli per la difesa della Madre Terra, convocata per il prossimo aprile in Bolivia, deve servire per costruire un campo internazionale che abbia al centro del suo agire il Buen Vivir. Noi la chiameremmo la inevitabile necessità di costruire una Democrazia della Terra.


Dal 19 al 22 aprile a Cochabamba, Bolivia, si proverà a costruire un fronte mondiale che a partire dalla necessità di salvare il pianeta riscrive il concetto della democrazia e delle relazioni internazionali, utilizzando il buen vivir ed i diritti della natura come assi cartesiani per una nuova democrazia della Terra.

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google