c Andrea Rigoni ai sostenitori degli Ogm: “Inquinerete le nostre coltivazioni Bio” - 16/02/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 16/02/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: Blogbiologico.it]
[Autore: Andrea Rigoni]
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Andrea Rigoni ai sostenitori degli Ogm: “Inquinerete le nostre coltivazioni Bio”

Andrea Rigoni (foto), amministratore delegato della Rigoni di Asiago spa, azienda biologica leader delle marmellate in Italia, ha diffuso una lettera aperta ai sostenitori degli Ogm che volentieri pubblichiamo.
Egregi sostenitori degli Ogm,
a leggere i giornali di questi giorni e ad ascoltare i vari telegiornali televisivi, sembra proprio che abbiate vinto la vostra battaglia. Sembra proprio che l’agricoltura italiana sia prossima a una svolta epocale, dando la possibilità di coltivare (?) prodotti agricoli da semi geneticamente modificati.
Leggo che ci sono “1000 richieste dai coltivatori del Nord Est per poter seminare culture Ogm, soprattutto mais”, che è stata “ripristinata la libertà economica”, che è “stata rimossa un’illegalità diffusa”.
C’è addirittura chi sollecita il ministro Luca Zaia a sbloccare anche i protocolli per avviare le sperimentazioni in campo aperto che vanno oltre i brevetti in mano alle multinazionali (chissà perché, quando si parla di Ogm si delineano sempre le inquietanti ombre delle aziende multinazionali che ci sono dietro…), interessando varietà tipiche del paniere Made in Italy.
Questo significa che al consumatore verranno proposte prossimamente pesche Ogm, mele Ogm, arance Ogm, olive Ogm, pasta Ogm e chi più ne ha ne metta.
Alla faccia del Made in Italy…
Non entro nel merito delle leggi più o meno rispettate, ma ho l’impressione che tutto questo sia un’insopportabile prevaricazione su chi, come noi, coltiva frutta biologica e produce prodotti alimentari biologici, nella fattispecie miele, marmellate, dolcificanti, frutta pronta e crema di nocciole.
Se un agricoltore biologico ha un vicino che coltiva il mais geneticamente modificato, come potrà impedire che la sua coltura venga inquinata dal polline? Il problema l’hanno evidenziato, nella sua gravità, i coniugi canadesi Percy e Louise Schmeiser che a fine febbraio e inizio marzo 2009 sono stati in Italia e hanno incontrato ripetutamente nostri agricoltori raccontando la loro storia. Sono stati costretti a pagare a una nota multinazionale 120.000 dollari per la violazione del brevetto di cui la nota multinazionale è titolare esclusiva. Il tutto perché nei loro campi, dove da decenni selezionavano proprie varietà di alta qualità e resistenti ai forti venti che spazzano le praterie canadesi, erano state trovate piante di canola (la colza da olio canadese) geneticamente modificata. Piante indesiderate e nate da qualcosa trasportato lì dai campi Ogm vicini. Oltre al danno, la beffa: invece di essere indennizzati, hanno dovuto pagare una multa. Gli Schmeiser hanno detto agli agricoltori italiani:“Non è possibile trattenere gli Ogm: una volta che si introduce una nuova forma di vita nell’ambiente, non c’è più modo di richiamarla indietro. Non si può trattenere il vento, né il trasporto dei semi da parte di uccelli, api e altri animali. Gli Ogm si diffondono ovunque con la stessa facilità con la quale è avvenuto nelle nostre praterie”. Questi sono gli effetti della libertà di coltivazione che andate chiedendo, egregi sostenitori degli Ogm. Sono d’accordo con voi sul principio, che avete fatto diventare un vero e proprio manifesto, che ciascun agricoltore può scegliere di seminare non solo varietà tradizionali e biologiche, ma anche Ogm. Ma chi ci tutelerà, poi, dal vostro operato?
Perché, cari signori, sugli effetti collaterali degli Ogm sappiamo poco o nulla.
Inoltre, ci volete privare di una delle grandi gioie che ci riserva la vita: assaporare il gusto e il sapore di un alimento. Tenerlo in bocca gustandocelo. E’ innegabile che i prodotti geneticamente modificati sono l’esemplificazione di un’agricoltura omologata e quindi di prodotti alimentari omologati. Dando retta a voi, nel futuro mangeremo pere che hanno tutte lo stesso sapore (se vogliamo chiamarlo così…), ciliege tutte uguali a dispetto della varietà, formaggi che sapranno di tutto meno che di latte.
Voi dite, da anni le nostre bestie vengono nutrite con farina di mais Ogm importato da altri Paesi. E’ vero, anche se il consumatore al riguardo non viene informato, ma le bestie allevate con criteri biologici non vengono nutrite con mais Ogm. Quella biologica è una produzione che rifiuta gli allevamenti in batteria, dove gli animali trascorrono tutta la loro vita in spazi eccessivamente ristretti, ma garantisce loro accesso al pascolo, ampio spazio nei ricoveri coperti per potersi muovere in libertà, alimentazione vegetale (negli allevamenti biologici non si sono mai alimentati gli animali con le farine di carne responsabili del morbo di mucca pazza, né con mangimi Ogm) e salute.
L’agricoltore biologico protegge il patrimonio rappresentato dal suolo, la cui fertilità tutela e incrementa attraverso l’uso degli scarti vegetali e del letame opportunamente compostato, senza ricorrere ai fertilizzanti chimici di sintesi.
Voi dite, il solo strumento per offrire un prodotto più sano dal punto di vista alimentare è convertirsi agli Ogm.
Questa è a dir poco una forzatura.
Il regolamento CE n. 834/2007, che stabilisce le norme sulla produzione biologica valide per tutta l’Unione Europea, definisce l’agricoltura biologica come “un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali”.
Il metodo di produzione biologico, continua il regolamento, “esplica pertanto una duplice funzione sociale, provvedendo da un lato a un mercato specifico che risponde alla domanda di prodotti biologici dei consumatori e, dall’altro, fornendo beni pubblici che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale”.
Voi dite, gli Ogm risolveranno il problema della fame nel mondo, perché sarà possibile coltivare molto di più e produrre a prezzi più bassi.
Noi, come Rigoni di Asiago, nell’ambito di una filiera Bio che intendiamo sempre più controllare direttamente, in Bulgaria curiamo direttamente coltivazioni biologiche di frutta varia, tra queste le fragole, che si estendono per 70 ettari. E’ la dimostrazione lampante che l’agricoltura biologica è praticabile anche su grandi estensioni. E questo vale per tutto il comparto alimentare. Il fatto è che i terreni estensivi idonei ci sono, basta andarli a cercare.
Inoltre, le pratiche agricole sostenibili riducono l’erosione del suolo, migliorano la struttura fisica del terreno e la sua capacità di ritenzione dell’acqua, tutti fattori di cruciale importanza per evitare la perdita dei raccolti.
Sui prezzi, poi, siamo completamente fuori strada. Su un prodotto alimentare finito, la materia prima incide mediamente per il 20%. Cioè, poco. Il problema vero, quindi, non è la materia prima, bensì tutto quello che sta dietro la commercializzazione dei prodotti alimentari.
Sposare la causa degli Ogm, va contro gli interessi di tutti. Del consumatore e dell’agricoltore stesso. Il contadino che sposerà la causa degli Ogm se ne pentirà ben presto, in quanto si ritroverà tartassato dalle multinazionali che detengono i brevetti. Sarà nelle loro mani. E capirà di aver svenduto, oltre al territorio, anche la sua cultura, la sua storia. L’unica strada che l’agricoltore italiano oggi può seguire con soddisfazione di tutti è quella della qualità. Non ci sono Ogm che tengano.
Voi dite, gli Ogm permetteranno di ridurre in misura significativa l’utilizzo di diserbanti, insetticidi e anticrittogamici. Nelle coltivazioni biologiche vengono utilizzare sostanze naturali in luogo dei fitofarmaci di sintesi chimica, che sono del tutto esclusi.
Non solo, egregi sostenitori degli Ogm, chi può salvare il pianeta dall’autodistruzione non sono di certo gli Ogm, semmai l’agricoltura biologica, che tutela la natura e l’ambiente.
Chi ci assicura che tutto questo sarà ancora possibile quando avrete invaso i campi agricoli di Ogm? Nessuno, immagino. Anzi, sono convinto che le contaminazioni saranno possibili. A discapito delle coltivazioni biologiche. Così il mangiare naturale diventerà l’ennesima utopia.
Il ministro Zaia ha ripetutamente espresso un concetto che condivido. L’Italia è il Paese dell’agricoltura di qualità e di alta qualità. Con un plus valore: il cibo tradizionale dei territori. Su questo dobbiamo continuare a puntare. Il resto è una svendita dei nostri territori di qualità alle multinazionali degli Ogm. Sposare la causa degli Ogm è, a mio avviso, andare contro gli interessi stessi degli italiani e dell’agricoltura italiana.
Prima accennavo alle nostre coltivazioni di fragole biologiche in Bulgaria. Ogni anno festeggiamo il raccolto (un migliaio di tonnellate di fragole, che impiegano più di 1000 raccoglitori al giorno) con la “Festa della fragola”. E invitiamo amici e giornalisti italiani ad assaggiare. Ebbene, tutti, ripeto, tutti, dopo aver gustato una delle nostre fragole biologiche raccolte direttamente dal terreno restano sorpresi: “Una fragola così buona e saporita non l’avevamo mai mangiata!”.
Cari sostenitori degli Ogm, queste soddisfazioni voi non potrete mai averle. Permetteteci, almeno, di conservarle…

Andrea Rigoni
Amministratore delegato Rigoni di Asiago spa
Azienda Bio dal 1992

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