c Città inquinanti (ma forse volonterose) - 23/05/2007 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 23/05/2007]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Il Manifesto]
[Autore: Marinella Correggia]
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Città inquinanti (ma forse volonterose)
Rubrica "terraterra", da "il manifesto" del 22 Maggio 2007

«Un grande successo» è stato definito dai protagonisti il Summit sul clima delle C40 ovvero le più grandi città del mondo, quelle che contano più di cinque milioni di abitanti (ma del consesso fanno parte anche agglomerati meno giganteschi, come Roma), conclusosi nei giorni scorsi a New York. I grandi centri urbani, dove ormai vive metà della popolazione mondiale, sono responsabili del 75 per cento delle emissioni di gas serra visto che consumano i tre quarti dell'energia del pianeta. Almeno per settori le megacittà hanno iniziato a riconoscere le proprie responsabilità ad agire. Nell'ottobre del 2005 il sindaco di Londra riunì al capezzale del clima un primo gruppo di 18 centri, che si impegnarono a lavorare insieme fondando il C40, presieduto proprio da Ken Livingstone.
Al secondo summit hanno partecipato le giganti, da Cairo a Shangai, da Los Angeles a Bangkok, che hanno convenuto sull'impegno urgente - «facendo massa critica» - di ridurre il contributo delle C40 al caos climatico ma anche di trovare strade per l'adattamento a un fenomeno ormai reale. I leader delle città hanno firmato un appello al prossimo vertice dei G8 che si svolgerà a Heiligendamm in Germania: chiedendo sia di dare più potere alle città in questa lotta sia di impegnarsi a livello statale e sovrastastale per la stabilizzazione della concentrazione di gas serra in atmosfera, impegno fondato sugli ultimi studi dell'Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) dell'Onu e sul noto rapporto inglese Stern (che ha disegnato uno scenario da incubo anche dal punto di vista economico). Le città fanno appello inoltre ai paesi firmatari della Convenzione quadro dell'Onu sui cambiamenti climatici affinché inizino seriamente i negoziati per il post-Kyoto nel loro incontro a Bali alla fine dell'anno.
Il problema è che, nei colloqui organizzati dall'Onu a Bonn per gettare le fondamenta del «figlio di Kyoto», il negoziatore di Papua Nuova Guinea Kevin Conrad, voce emergente fra le nazioni impoverite, ha accusato gli Usa di non voler agire, perché «alla Casa Bianca non c'è né un obiettivo né una direzione».
Watson, il negoziatore statunitense ai colloqui di Bonn, ha sostenuto che non vanno bene obiettivi e scadenze vincolanti (come quello, indispensabile, di ridurre le emissioni mondiali del 50 per cento entro il 2050), perché «è importante non colpire la crescita economica». La decisione delle città C40 è: non aspetteremo gli stati. Prima del prossimo appuntamento del C40 a Seoul fra due anni si svolgeranno conferenze specifiche (a Los Angeles sulle emissioni di gas serra legate agli aeroporti; a Rotterdam sullo scambio riguardo alle azioni sui porti e le navi). Nessuna città ha finora fatto una rivoluzione, beninteso, e al summit di New York erano parte attiva anche grandi società multinazionali che si occupano di forniture in campo energetico o di altri servizi. Ma qualche cambiamento si vede. Los Angeles ha presentato il suo piano per ridurre le emissioni del 35 per cento, guidando il cambiamento nazionale: l'azienda elettrica municipale (pubblica) passerà dal carbone a fonti pulite, si cercherà di ridurre del 20 per cento all'anno il consumo di acqua, la raccolta differenziata dei rifiuti dovrà passare dal 70 per cento entro il 2010, pioveranno incentivi per le costruzioni ecologiche e saranno creati moltissimi nuovi parchi nei prossimi cinque anni.
Seattle ha puntato molto sull'habitat ed è la metropoli con più edifici a consumo limitato; e gli edifici del comune danno il buon esempio sull'acqua, usando quella piovana per innaffiare i giardini e far funzionare le toilette. L'edilizia è responsabile del 40 per cento dei consumi energetici ed è su di essa che si concentrerà il fondo di 5 miliardi di dollari annunciato da Bill Clinton per ridurre i consumi del settore, coinvolgendo quattro delle maggiori energy service companies del mondo, cinque delle maggiori banche, 15 delle città più grandi.

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