c Legambiente porta i numeri: le rinnovabili più efficienti del carbone - 10/02/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 10/02/2010]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Greenreport.it]
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Legambiente porta i numeri: le rinnovabili più efficienti del carbone

Legambiente si è spostata in fondo allo "stivale" per denunciare l'arretratezza dell'Italia in quanto a scelte energetiche: nucleare e carbone sono stati definiti simboli del ritorno alla "preistoria". L'associazione ambientalista in vista del via libera (atteso per domani) alla nuova centrale a carbone di Saline Joniche in provincia di Reggio Calabria ha presentato proprio nel capoluogo il dossier "Carbone: vecchio, sporco e cattivo", in cui vengono specificati gli impatti di questo combustibile sul clima.

Con la nuova centrale che si aggiunge a quelle di Civitavecchia, Vado Ligure, Fiumesanto e Porto Tolle, ora superano i 32 milioni le tonnellate di CO2 in più all'anno prodotte dagli impianti a carbone autorizzati, che diverranno 39 milioni circa con le future autorizzazioni.

Secondo Legambiente si tratta di un livello di emissioni altissimo che contrasta in modo evidente con l'impegno assunto dal nostro Paese in sede europea per ridurre i gas serra di 60 milioni di tonnellate entro il 2020.

«È arrivato il momento di fermare la politica energetica autolesionistica del nostro Paese - ha sottolineato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente - per rilanciare il sistema di produzione di energia, l'industria, i trasporti e l'edilizia, partendo dall'innovazione e dalle tecnologie pulite. Diversi paesi lo hanno già capito, ma mancano all'appello ancora paesi importanti come l'Italia. Continueremo la nostra vertenza contro il carbone nell'interesse generale, al contrario di quanto sta facendo il governo italiano che, nonostante lo spauracchio delle multe previste dai trattati internazionali, continua a prendere decisioni ambientalmente improbabili, a vantaggio di poche aziende energetiche e scaricando i costi sulla collettività» ha concluso Ciafani.

Secondo il rapporto di Legambiente, nel 2008 le 12 centrali a carbone in funzione sono stati gli impianti industriali che hanno sforato di più rispetto ai limiti sulla CO2 fissati dall'Unione europea e pertanto dovranno pagare le multe più alte. Mentre i 600 impianti termoelettrici che bruciano altri combustibili hanno superato complessivamente il limite Ets (Emission trading scheme) di 2,8 Mt di CO2, le 12 centrali a carbone hanno sforato di 7,3 Mt. Inoltre a fronte di emissioni di CO2 pari al 30% del totale del settore elettrico italiano, queste centrali si limitano a produrre solo il 13,5% dell'elettricità.

«Sommando tutti i superamenti delle 12 centrali, il costo per il mancato rispetto dei limiti Ets ammonta per il 2008 a 88 milioni di euro-spiegano da Legambiente- un prezzo che verrà interamente addebitato sulle bollette degli italiani e nei prossimi anni sarà destinato ancora ad aumentare: tra il 2009 e il 2012, infatti, il prezzo che le famiglie italiane dovranno pagare per il mancato rispetto degli impegni internazionali potrebbe superare il miliardo di euro». L'associazione ambientalista con l'aiuto dell'Istituto di Ricerche Ambiente Italia ha poi analizzato ai "raggi X" il potenziale energetico di carbone e rinnovabili mettendoli a confronto. Nel 2020 con le sole rinnovabili si può arrivare a produrre circa 100.000 GWh all'anno di energia elettrica contro i 50.000 GWh all'anno prodotti ipoteticamente dai progetti di nuove centrali a carbone. Inoltre con fonti pulite è possibile sfruttare quasi 12 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia termica, mentre su questo fronte l'apporto del carbone risulta pari a zero, visto che l'energia prodotta dalle centrali verrà usata solo per produrre elettricità e non calore.

«Infine è impietoso il confronto sulle prospettive d'impiego concludono da Legambiente- mentre i progetti di nuove centrali a carbone potrebbero garantire nei prossimi dieci anni non più di 3.200 posti di lavoro si stima che le rinnovabili possano crearne 135mila». Un confronto su questi numeri pare almeno doveroso per dimostrare che le scelte compiute (al momento irreversibili) da parte del governo, non siano dettate da pure convinzioni di carattere ideologico.

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