c Pappe a confronto - 21/01/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
Home Capitolo
APRE CAPITOLO RASSEGNA STAMPA
RASSEGNA STAMPA
Invia questa notizia ai tuoi conoscenti
Home Sito
APRE IL SITO DI PROGETTO GAIA
[Data: 21/01/2010]
[Categorie: Alimentazione ]
[Fonte: ]
[Autore: Michela Trevisan]
Social network:                e decine d'altri attraverso addthis.com Tutti gli altri con: addthis.com 

Spazio autogestito Google


Pappe a confronto
Per la maggior parte dei bambini, le pappe precotte rappresentano il primo passo verso l’alimentazione solida, ma quanto sono sane? E come fare a scegliere quelle più idonee alla loro crescita?

Per tutti i bambini, ma soprattutto per tutti i genitori, prima o poi si arriva al momento del passaggio dall’alimentazione lattea a quella solida. Quale mamma moderna non si è posta , almeno una volta, una domanda su quali alimenti scegliere per il proprio bambino, quale marca preferire, quali siano le pappe più affidabili oppure se… alla fine sono tutte uguali. Alle nostre nonne queste domande non sorgevano, i bambini venivano svezzati con alimenti della dispensa, resi adatti alle bocche sdentate e agli stomaci ancora delicati dei piccolissimi.
Allora andavano per la maggiore “pancotto” e “panda”, cremine a base di pane raffermo o polenta, cotti in acqua o, se era disponibile, un po’ di latte. Un po’ alla volta, con il crescere della curiosità e dei denti, venivano proposti assaggi dal piatto materno, fino ad arrivare a inserire il bambino alla tavola degli adulti.
Dagli anni ’50 in poi, l’ondata dell’industria alimentare ha travolto anche la tavola dei più piccini con la comparsa di pappe precotte, omogeneizzati e biscottini per la prima infanzia. Molti di questi alimenti, come i famosissimi Plasmon, furono ideati nel periodo del secondo dopoguerra per assicurare ai bambini e agli anziani un apporto adeguato di nutrienti, soprattutto proteine. L’idea di “alimenti adatti per l’infanzia” sui è poi mantenuta nel tempo, anche quando l’emergenza nutrizione è diventata solo un ricordo, lasciando il posto all’emergenza ipernutrizione.
Nel corso degli ultimi decenni, questo alimenti precotti, liofilizzati e omogeneizzati sono diventati quasi gli unici utilizzati per l’alimentazione dei bambini dal sesto al dodicesimo mese di vita. La scelta deriva probabilmente sia dall’effetto rassicurante dell’alimento “studiato ad hoc” per i bambini, sia dalla progressiva mancanza di tempo delle mamme; a tutto ciò si aggiunge l’assottigliarsi delle famiglie, con la conseguente perdita delle conoscenze tramandate di madre in figlia, e forse anche il peggioramento dell’alimentazione in generale, per cui il cibo dei genitori si rivela spesso inadatto ai più piccoli.

La legislazione in merito
La prima normativa risale al 1951, la legge n. 327 del 29 marzo, seguita dal regolamento di esecuzione DPR del 30 maggio 1953, n. 578. Con questa legge viene introdotta una Commissione Scientifica selezionata dal Ministero della Sanità incaricata di controllare i prodotti dietetici – tra cui gli alimenti per la prima infanzia – sia dal punto di vista igienico-sanitario che da quello dell’idoneità della composizione del prodotto e degli ingredienti.
Questa legge è stata poi abrogata nel ’92 per essere sostituita dal D.Lgs. n. 111/92 in recepimento della Direttiva europea. Già dagli anni ’60 infatti, dapprima con la costituzione del Codex Alimentarius, organo sussidiario della Fao e dell’Oms, dell’Espgan (organismo europeo) e successivamente negli anni ’70 con la Comunità Europea, si è sentita la necessità di armonizzare le leggi in materia alimentare quanto meno a livello europeo. Solo però con il D.M. n. 371 del 2001 viene regolamentato il livello massimo di fitofarmaci tollerato, 0.01 ppm (mg/kg) come somma complessiva delle diverse tipologie eventualmente presenti, e viene m,esso il divieto di utilizzare ingredienti ogm, eccezion fatta per il latte di soia in cui viene tollerata la presenza di una contaminazione non superiore all’1% calcolata sulla quota proteica presente.
Solamente nel 2003 è stata definita una lista negativa di fitofarmaci che non devono essere utilizzati nella coltivazione di alimenti per la prima infanzia (Disulfoton, Fensulfothion, Fentin, Alossifop, Eptacloro e trans-eptacloro eposside, Esaclorobenzene, Nitrofen, Ometoato, Terbufos, Al drin e Dieldrin, Endrin), e viene inoltre ridotto il livello di tolleranza per altri antiparassitari e per altri contaminanti come le micotossine e i metalli pesanti.
Dal 22 luglio di quest’anno, è entrata in vigore la nuova normativa D.M. 82/09 in attuazione della Direttiva 2006/141/CE, che sostituisce le precedenti. Le novità salienti sono soprattutto relative alle norme sull’etichettatura, la pubblicità (ingannevole) ed il monitoraggio dei prezzi. L’intenzione è di sostenere sempre più l’allattamento al seno. Un’altra novità è nei criteri di composizione che dovranno sempre rifarsi a “studi adeguati, effettuati sulla base di orientamenti universalmente riconosciuti”.
Nessuna legge prevede ancora che gli alimenti per la prima infanzia debbano derivare da agricoltura biologica; anche si ciò garantirebbe al bambino l’assenza di sostanze chimiche di sintesi in tutta la filiera produttiva, il rispetto per l’ambiente in cui dovrà crescere ed alimenti più ricchi di fattori nutrizionali, soprattutto minerali, flavonoidi, e vitamine ad azione antiossidante.

Creme di cereali
Per preparare le prime pappe del bambino solitamente vengono utilizzate le creme di cereali precotte stemperate in brodo di verdura. Queste creme presentano numerosi vantaggi: rapida preparazione, elevata digeribilità e consistenza vellutata, adatta anche ai bambini più piccoli, dal palato più delicato.
Per la preparazione delle creme dopo la molitura, la farina dei cereali viene solitamente destrinizzata, ovvero, attraverso appositi accorgimenti tecnologici, viene effettuata una predigestione dell’amido fino a trasformarlo in destrine (corte catene di glucosio), allo scopo di aumentarne la digeribilità. Questo trattamento sostituisce l’azione effettuata dalla saliva durante la masticazione, assente nei bambini più piccoli. La stessa farina può subire trattamento di biscottatura per migliorare il sapore del prodotto finale.
L’alternativa alle creme precotte è l’uso di cereali semintegrali in chicco, tostati in una padella di acciaio, cotti nel brodo e passati con passaverdure. Questa seconda opzione richiede più tempo per la preparazione e porta a un risultato finale leggermente più granuloso che non sempre è gradito ai bambini al di sotto del settimo mese di vita, ma garantisce una migliore conservazione delle vitamine e la protezione dei preziosi oli, contenuti nel germe, dall’ossidazione che avviene a contatto con l’aria e con la luce dopo la trasformazione del chicco in farina. Inoltre le pappe elaborate dai cereali in chicchi, a differenza di quelle prodotte con le creme precotte, si possono conservare in frigorifero e riscaldare senza nessun problema.

Creme a confronto
Sul mercato si possono trovare numerose creme per la prima infanzia e spesso non è facile districarsi nella scelta dei prodotti che sono, almeno in apparenza molto simili. In realtà le differenze ci sono., a parte alcune caratteristiche obbligate come, nel caso delle pappe a base di crema di riso, l’aggiunta di vitamina B1 come condizione necessaria per rientrare nella categoria di alimenti per la prima infanzia. A discrezione dell’azienda produttrice è invece l’addizione di minerali (calcio,fosforo, ferro, zinco), di vitamine (C,E,PP,A,B6,D, acido folico) e di fermenti lattici.
Leggendo le etichette delle varie pappe, si è portati a pensare che maggiore è la quantità di nutrienti aggiunti, migliore è la pappa. Purtroppo non è così, perché non possiamo avere la certezza che i minerali e le vitamine aggiunte vengano utilizzate dal nostro organismo alla stessa stregua di quelle presenti naturalmente presenti nella frutta, nella verdura e nei cereali integrali. Anzi: la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea come sia importante assumere quotidianamente i livelli raccomandati di vitamine e minerali nelle forme naturalmente presenti, che non sono sostituibili con gli analoghi prodotti di sintesi.
Quindi meglio preferire le pappe, come quelle biologiche, dove minerali e vitamine provengono dalla crusca dei cereali (eliminata nelle pappe convenzionali) e da altri alimenti (carote, formaggi freschi, verdure a foglia verde, ecc.) che arricchiscono la pappa sia dal punto di vista nutrizionale che da quello organolettico.
Inoltre in alcuni prodottisi trova anche la lecitina di soia, impiegata per rendere la pappa più cremosa e omogenea nel tempo, poiché le pappe precotte raffreddando tendono a separare la farina dall’acqua. Per legge, nei prodotti per l’infanzia, la lecitina non può derivare da organismi geneticamente modificati, anche se accettata una soglia di inquinamento fino al 0.9%.
Alcuni preparati contengono anche aromi. Ricordiamo che, secondo la legge italiana, quando troviamo la parola aroma dobbiamo intendere una sostanza chimica sintetizzata di fantasia dall’industria. Nulla che corrisponda a sostanza presenti in natura. La domanda sorge spontanea: perché è necessario aggiungere aromi alle pappe destinate a bambini così piccoli? Soprattutto quando la ricerca segnala sempre più che le molecole di sintesi (aromi, coloranti e conservanti) possono essere causa o concausa di disturbi al sistema nervoso dei bambini?
La ricerca dice anche che l’odore, parte integrante del sapore, è il senso che più ci lega ai ricordi, che li fa riemergere più velocemente. E quindi è possibile che il bambino, crescendo, collegherà aromi presenti in biscotti e merendine della grande distribuzione, con l’aroma e quindi l’atmosfera accogliente delle prime pappe traendone… un’attrazione fatale!
Nella pappa della Nestlè troviamo aggiunti anche fermenti lattici: Bifidobacterium lactis. Come da tempo ormai risaputo, i fermenti lattici che formano la flora batterica del nostro intestino sono il primo stimolo per la corretta (o scorretta) maturazione del sistema immunitario. Ed i bifidobatteri sono proprio i batteri che aiutano il sistema immunitario, nelle prime fasi dello sviluppo, a prendere la strada giusta, quella della difesa e non dell’allergia, dell’iper-reattività. Ma anche in questo caso sui tratta di un’aggiunta inutile, se il bambino è stato allattato al seno perché già presenti.

Più digeribili
Il riso, come tutti i cereali, ha un alto contenuto di amido, che per i bambini in fase di svezzamento risulta poco digeribile perché la saliva dei bambini non contiene ancora concentrazioni sufficienti di ptialina,l’enzima che effettua la prima digestione e frammentazione dell’amido durante la masticazione. L’amido si spezza anche durante la tostatura e durante la germinazione. Culture diverse hanno escogitato modi diversi per favorire la digestione dell’amido nei bambini:le mamme africane masticano il riso predigerendolo con la loro saliva, altre popolazioni lasciano fermentare la pappa prima di offrila ai bambini, le nostre nonne tostavano le farine.
Nella maggior parte delle creme di cereali presenti sul mercato la predigestione dell’amido viene effettuata industrialmente, con l’utilizzo di amilasi, un enzima che viene aggiunto durante la preparazione. Solo la marca Holle effettua una predigestione naturalmente, facendo germogliare brevemente il chicco prima di produrre la crema. Questo è possibile chiaramente solo perché viene utilizzato il chicco integrale.

Fibre si, fibre no
L’introduzione di alimenti ricchi di fibre, come i cereali integrali e i legumi, è uno degli argomenti più controversi dell’alimentazione della prima infanzia. Questo dibattito poggia le basi sul ridotto assorbimento di minerali (soprattutto ferro, calcio e zinco) conseguente all’assunzione di quantità eccessive di fitati e ossalati (sostanze chelanti, che intrappolano i minerali) spesso associati alle fibre insolubili (lignina della crusca ad esempio).
Dall’altra parte però le fibre insolubili (come le pectine della frutta o la mucillagine di orzo ed avena) vengono fermentate nell’intestino dalla flora batterica creando un ambiente acido che favorisce l’assorbimento del calcio e dello zinco.
Secondo i LARN (Livelli di Assunzione Raccomandati di Energia e Nutrienti per la popolazione italiana – 1996), in età pediatrica i quantitativi di fibra raccomandati si possono calcolare sommando l’età anagrafica del bambino maggiorata di5. Quindi durante lo svezzamento non è consigliato superare i 5 gr al giorno di fibre. Non viene però fatta ancora distinzione tra fibre solubili e insolubili.
Va anche detto che alcuni trattamenti sui cereali integrali, come la pregerminazione effettuata da Holle, ma che può anche essere praticata in casa, o la lievitazione con lievito acido (pasta madre), riducono drasticamente il contenuto di acido fitico della crusca liberando e rendendo i minerali disponibili per l’assorbimento intestinale.

Facciamo due conti
Se comunque vogliamo scegliere una pappa che apporti una quantità di fibre che rientrino nei parametri consigliati dai LARN possiamo cimentarci nel fare il famoso “conto della serva”. Durante le prime fastidi svezzamento, un bambino assume mediamente 30 gr di cereale con aggiunta facoltativa (da alcuni sconsigliata) di 20-30 gr di purea di verdure cotte (carota, zucchine o zucca). Una crema di riso integrale (Holle) contiene 33,3 gr di fibra contro le 1,4 (Hipp) di una crema di riso non integrale. Nella pappa avremo 0,99 gr di fibra nel primo caso contro le 0,42 nel secondo. Con l’aggiunta di tre cucchiai (30 gr) di passato di carota e zucchina avremo altri 0,66 gr. Poniamo poi una “classica” merendina a base di mela grattugiata 100 gr contengono circa 1,5 gr di fibra.
Tiriamo ora le somme: se un bimbo mangia 2 pappe al giorno (pranzo e cena) con crema di riso integrale e passato di verdura e 100 gr di mela grattugiata avrà totalizzato 3,15 gr di fibre contro le 2,58 de l bimbo che avrà consumato la crema di riso bianco. In ogni caso siamo ben al di sotto dei 5 gr di fibre… abbiamo spazio per aggiungere anche 2 cucchiai di lenticchie rosse decorticate (1,4 gr di fibre).
Le fibre in ogni caso vanno introdotte gradualmente nell’alimentazione del bambino perché l’improvvisa introduzione di fibre, in un intestino abituato ad un’alimentazione di solo latte potrebbe procurare infiammazione ed eccessiva produzione di gas da parte della flora batterica intestinale.

Dovendo scegliere
In definitiva, avendo la necessità di scegliere una pappa precotta meglio orientarsi verso le pappe più semplici con il minor numero di ingredienti possibili. Meglio ancora se sono biologiche e senza aromi, almeno finché non saranno state effettuate adeguate ricerche sull’impatto di questi additivi chimici sull’organismo di bambini così piccoli.
Se poi riusciamo a preparare i pasti dei più piccoli con alimenti presi dalla nostra dispensa, questi ne beneficeranno per la maggior freschezza degli ingredienti ed anche noi avremo la possibilità di nutrire i nostri figli con un gesto semplice, spendendo meno e senza ricorrere ad “alimenti speciali” che rischiano di medicalizzare anche questo momento della vita.

PARTECIPA ALLA CAMPAGNA "IO FACCIO LA MIA PARTE"

 

Per il nostro Emporio... clicca!CLICCA PER IL NOSTRO EMPORIO

 

Spazio autogestito Google