c I verdi in politica, romantici e pagani - 13/01/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 13/01/2010]
[Categorie: Filosofia ]
[Fonte: Verdi.it]
[Autore: Marco Belpoliti]
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I verdi in politica, romantici e pagani
I Verdi, perché in Germania si sono affermati più che nel resto d'Europa

Trent'anni fa nascevano i Verdi in Germania. Ma perché proprio lì?
Probabilmente per diversi motivi politici, ma anche per ragioni culturali e persino religiose.
Nel substrato della civiltà tedesca l'attenzione alla natura è un elemento fortemente presente. A partire dall'età preromana, dal paganesimo precristiano, la Natura è vista come qualcosa di sensibile, di vivo, di magico, e insieme di sacro.
Questa idea della sacralità è ben presente nel Romanticismo tedesco, nelle sue origini, a partire dal movimento dello Sturm und Drang, e nella pittura di Caspar David Friedrich. Per quanto vista come assoluta, e insieme pericolosa, la natura è uno dei momenti attraverso cui si esplicita l'idea del Sublime.
La riscoperta delle forze naturali attraversa tutto il Settecento e l'Ottocento tedesco, sino a influenzare di sé il movimento naturista e quello socialista degli anni Dieci e Venti, da cui deriva, per osmosi, la stessa passione per il mondo vegetale e minerale del nazionalsocialismo, come ricorda George Mosse in La nazionalizzazione delle masse (Edizioni il Mulino). Non è solo una battuta ricordare che Adolf Hitler era vegetariano.
Nel clima dell'esoterismo dei primi decenni del Novecento la Natura è un valore assoluto, una fonte di energia, un riferimento incontrovertibile. Il culto dell'istintività e della passionalità si svolgono sempre in un ambiente agreste, tra i boschi, lontano dalla civiltà cittadina. Questa inclinazione al paganesimo, che la cultura tedesca ha coltivato negli ultimi due secoli, non confligge, poi, con la radice luterana, protestante, della civiltà tedesca, anzi ne è una componente essenziale.
Forse proprio per questo la cultura dei Verdi, l'ecologismo, non ha mai attecchito davvero nei paesi cattolici, dove la Natura non fa davvero parte del progetto di salvezza divina.
Nel cattolicesimo il mondo è destinato a perire; nell'Apocalisse finale sarà distrutto con tutto ciò che contiene: animali, alberi, prati, montagne, fiumi, laghi, mari. Nella Parusia, il secondo ritorno di Cristo, è prevista la sola salvezza dell'uomo, e non quella dell'ambiente in cui vive. Inoltre, i paesi cattolici hanno conosciuto una tardiva e scarsa industrializzazione rispetto ai paesi anglosassoni, ragione per cui non è mai cresciuto quel paradossale culto per la Natura che è proprio delle civiltà industriali.
Il mondo contadino vive a stretto rapporto con la Natura, vista come nemica e insieme alleata, sacralizzata nel paganesimo, ma tenuta a distanza dalla cultura controriformistica che in Italia e in Spagna ha segnato la storia degli ultimi cinque secoli, e di cui ancora se ne riconoscono le tracce. Il mondo contadino lotta con la natura, la rispetta, ma anche la sfrutta, come fa con ogni cosa, per necessità di sopravvivenza; non possiede quella distanza che è il risultato dell'industrializzazione.

Keith Thomas in un libro importante di alcuni anni fa, L'uomo e la natura (Einaudi), ha spiegato come questo culto del mondo naturale praticato in Inghilterra - rispetto verso i boschi, la passione per gli animali domestici, per le residenze di campagne, per la protezione della natura -, sia in effetti il risultato di una virulenta industrializzazione che devastò quel Paese nella seconda metà del Settecento, sviluppando così per antitesi nella nobiltà e nella borghesia inglese un'attenzione differente per l'elemento naturale, documentato dai poeti Laghisti e dai grandi pittori di paesaggio.
Niente di simile in Italia, dove la cultura dei Verdi trae le sue origini da forme eterodosse di cristianesimo primitivo, alla San Francesco, o da figure eretiche della politica, come Alexander Langer, un ebreo di origini altoatesine, ma anche dai giovani provenienti dai movimenti extraparlamentari.
Per identificare cosa è stato in Germania il movimento ecologista e i Verdi bisogna evocare una figura dell'arte, Joseph Beuys, con le sue performance ecologiste, le battaglie culturali, che si compendiano nel motto: «La rivoluzione siamo noi». Beuys, ex pilota della Luftwaffe nella Seconda guerra mondiale, ha posto nel 1982 7000 blocchi di pietra acuminata nella piazza di Kassel, sede di una famosa esposizione d'arte: ogni cuneo sarebbe stato eliminato ogni volta che la città avesse piantato un nuovo albero.
Un gesto duro e insieme deciso, che ci ricorda quale sia il fondo romantico dell'anima verde dei tedeschi

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