c Ong: sul clima proposta inadeguata, il Consiglio europeo punta al ribasso - 04/11/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 04/11/2009]
[Categorie: Sostenibilità ]
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Ong: sul clima proposta inadeguata, il Consiglio europeo punta al ribasso

"E’ una buona notizia che l’Europa confermi la sua posizione negoziale sulla lotta ai cambiamenti climatici, ma il semplice impegno europeo a garantire "un giusto contributo finanziario" per il sostegno finanziario agli interventi di mitigazione ed adattamento nei Paesi in via di Sviluppo non è sufficiente a sbloccare l'attuale impasse negoziale, rischiando così di compromettere il raggiungimento di un ambizioso accordo Copenaghen". Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente commenta il compromesso raggiunto ieri dal Consiglio Europeo sul target di riduzione della Co2 dell’80-95% al 2050 e del 30% al 2020 in caso di accordo globale sul clima raggiunto a Copenaghen.

"La questione fondamentale per il successo del summit sul clima - prosegue Cogliati Dezza - è ora la ripartizione degli oneri finanziari (almeno 100 miliardi di euro al 2020), tra i paesi industrializzati per aiutare i Paesi in via di Sviluppo ad affrontare la crisi climatica. Nessun accordo sarà possibile senza una concreta risposta dei paesi industrializzati alla richiesta di aiuti da parte dei paesi più poveri. In queste settimane che precedono l’appuntamento di Copenaghen è importante che l’Europa accolga la richiesta del Parlamento europeo di contribuire con almeno 30 miliardi di euro al 2020, in modo da sbloccare i negoziati e preparare la strada per il raggiungimento di un accordo globale in grado di fronteggiare crisi climatica".

Sulla base dell'accordo, la Ue negozierà alla Conferenza sul clima di Copenhagen un pacchetto di aiuti internazionali ai Paesi più poveri di 100 miliardi di euro l'anno tra il 2013 e il 2020, ma le cifre sulla quota europea non sono state ancora definite, e saranno precisate solo dopo che gli altri partner internazionali, in particolare gli Usa, avranno assunto impegni comparabili. "E' stato definito un meccanismo condiviso di aggiustamento" - è stato spiegato ai giornalisti.

E proprio sui fondi da destinare ai Paesi in via di sviluppo Oxfam e Ucodep accusano l'Ue di puntare al ribasso. "I 50 miliardi di euro previsti sono meno della metà del bisogno" - sottolineano comunicato Oxfam e Ucodep. "Una proposta inadeguata e con un difetto fondamentale: non c’è alcuna garanzia che i fondi saranno aggiuntivi e non, invece, ricavati dalle risorse già destinate all’Aiuto pubblico allo sviluppo" - affermano le due associazioni. "Non è certo il passo in avanti necessario per un accordo sul cima. Rimane ormai poco tempo per fare una nuova offerta prima che la trattativa per un accordo sicuro ed equo a Copenhagen si chiuda".

Secondo Oxfam e Ucodep, il limite massimo della somma ipotizzata dall’Ue - 50 miliardi l’anno di denaro pubblico - corrisponde a meno della metà di quanto i Paesi in via di sviluppo hanno veramente bisogno per adattarsi ai danni prodotti dai cambiamenti climatici e perseguire un futuro a basso contenuto di carbonio. Con un appello online Oxfam chiede ai leader di tutta Europa di impegnarsi a dare 35 miliardi di euro all'anno in più entro il 2020: una cifra che corrisponderebbe solo allo 0,2 % del Prodotto interno lordo complessivo europeo.

"Le risorse finanziarie devono inoltre essere aggiuntive rispetto all’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps)" - evidenziano Oxfam e Ucodep. Se gli aiuti per salute e istruzione saranno deviati per combattere i cambiamenti climatici, Oxfam e Ucodep stimano infatti che le porte della scuola si chiuderebbero per 75 milioni di bambini, mentre 8,6 milioni di persone perderebbero l’accesso al trattamento contro Hiv/Aids.

"L’Europa si è impegnata ad aumentare l’Aiuto pubblico allo sviluppo per raggiungere lo 0,7% del Pil - avverte Elise Ford, responsabile dell’ufficio di Bruxelles di Oxfam International. I fondi per il clima devono essere aggiuntivi a quest’ultimo impegno. Le tattiche negoziali dell’Europa sono esattamente le stesse adottate nei negoziati internazionali sul commercio. Basse offerte di apertura saranno seguite da un’intensa pressione sui paesi in via di sviluppo affinché concordino con le richieste europee. Ma questi non sono negoziati convenzionali e tattiche del genere non produrranno l’accordo di cui c’è bisogno a Copenhagen" - conclude la Ford.

In vista del vertice europeo di Bruxelles, Greenpeace ha manifestato rendendo 'parlanti' le statue di Roma. "Con la 'protesta' delle statue a Roma chiediamo al Presidente del Consiglio di impegnarsi per evitare un disastro climatico di scala mondiale" - spiega Greenpeace che ha rilanciato l' appello al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che chiede di prendere finalmente sul serio la minaccia del riscaldamento globale, unendosi ai maggiori leader mondiali per un accordo all’altezza della sfida. "L'impegno europeo per ridurre le emissioni di gas serra del 20% al 2020 non è in linea con gli sforzi richiesti dalla comunità scientifica internazionale per mantenere sotto controllo l'aumento delle temperature del Pianeta ed evitare impatti climatici catastrofici" - sottolinea Greenpeace.

Anche il WWF con un appello si rivolge ai leader mondiali affinché vadano di persona a Copenhagen dando uno slancio nuovo, trasparente e forte ai negoziati. Per il WWF è necessario un accordo vincolante, equo e rigoroso e per questo ha avanzato dieci richieste tra cui l'impegno da parte dei Paesi industrializzati a ridurre le emissioni del 40% entro il 2020 rispetto ai livelli dei 1990 e una riduzione delle emissioni derivate dalla distruzione delle foreste nei paesi tropicali di almeno tre quarti (75%) entro il 2020. [GB]

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