c 15 milioni “in marcia” con 56 associazioni - 28/10/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 28/10/2009]
[Categorie: Iniziative ]
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15 milioni “in marcia” con 56 associazioni
CLIMA – COPENAGHEN. Da gennaio del 2008 in Italia si è formata una Grosse Koalitionen climatica che riunisce organizzazioni sociali, Ong, volontariato e associazionismo ambientalista. Il parere del presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza.

La questione climatica al centro dell’attenzione sociale. Con questo obiettivo nasce nel gennaio del 2008 la coalizione di associazioni e organizzazioni “In marcia per il clima”. Oggi tiene assieme 55 sigle in rappresentanza di 15 milioni di italiani. Dalle Acli alla Uisp, dallo Slow Food alla Focsiv passando per Wwf, Cgil, Uil, Cisl, Libera e Auser: ognuno con i suoi mezzi e con i suoi obiettivi intermedi, con la sua lettura politica e culturale, ma comunque tutti orientati a far sì che il cambiamento globale sia ai primi posti dell’agenda politica e dei comportamenti associativi, se non anche privati. A fare il primo passo, due anni fa, è stata Legambiente, che ancora oggi anima la Grosse Koalitionen climatica (nella scheda in basso la lista dei protagonisti). Ne parliamo con il presidente dell’associazione del cigno, Vittorio Cogliati Dezza.

«La questione climatica è di interesse generale, non è un’esclusiva degli ambientalisti. La prima grande iniziativa che abbiamo organizzato, la marcia del 7 giugno del 2008, è stata la prima manifestazione nazionale in Europa: 30mila persone che in buona parte non avevano e non hanno il tema climatico come tale al primo posto dei loro interessi, ma che hanno collegato i loro interessi al tema climatico. Da sempre la cifra della coalizione è quella di premere sulle istituzioni nazionali perché si sviluppi una politica di attenzione alla mitigazione dei gas serra e alle necessità di adattamento. Allo stesso tempo c’è una presa di responsabilità soggettiva su quello che le associazioni e i cittadini possono fare per la lotta al cambiamento climatico. Il dato interessante è la contaminazione. Molte organizzazioni hanno acquisito la questione climatica fra le loro priorità e nelle loro strategie».

Qualche esempio?
Il clima che cambia è diventato un tema di attrazione per le politiche agricole e quindi per associazioni come la Coldiretti, la Cia e l’Aiab. Lo stesso è successo con il mondo dei consumatori, ma anche per le grandi associazioni sociali, come le organizzazioni che si occupano di povertà, di immigrazione, di profughi. Esempi concreti sono il decalogo dell’Arci per le case del popolo, oppure la piattaforma per la giustizia climatica elaborato dalle Ong di impianto cattolico. Qualche difficoltà in più si incontra nel mondo sindacale dove il corpo politico centrale è fortemente impegnato ma le categorie, la vera struttura portante, di fronte alla crisi hanno reazioni diversificate.

Nonostante questa contaminazione positiva, non sembra che nel nostro Paese si stia sviluppando un movimento di pressione per politiche nazionali carbon free o perché si raggiunga l’accordo a Copenaghen.
Ogni volta che c’è una proposta concreta viene accolta molto favorevolmente dalla gente. Così l’opinione pubblica si mobilita, ad esempio contro la cancellazione del 55 per cento di sgravi sulla ristrutturazione edilizia e altri temi di carattere pratico. In generale, va detto che ci troviamo di fronte a una scarsa reattività sociale anche su argomenti che toccano in maniera più diretta le corde della sensibilità sociale. Penso, per fare un esempio, alla sostanziale accettazione dei comuni dell’aquilano del ruolo marginale cui sono stati relegati. Penso al razzismo, all’attacco ai gay. Questo non mi sembra un Paese molto reattivo, in genere, se si intende questo termine in un’accezione politicamente tradizionale. La reazione civile si limita spesso alla vita quotidiana.

Cosa farà “In marcia per il clima” per Copenaghen?
«Come coalizione stiamo preparando un appello da lanciare nei confronti del governo: chiederemo un incontro per capire quale sarà il ruolo dell’Italia nei negoziati. E poi, il 12 dicembre ci saranno “100 piazze per il clima”: un evento declinato territorialmente in cui le organizzazioni presenti saranno in piazza a parlare con la gente. E sarà anche l’occasione per far lavorare assieme le associazioni, per dare alla coalizione la dimensione locale che finora è mancata.

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