c Greenpeace: al via la campagna 'Io la bolletta nucleare non la voglio!" - 20/10/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 20/10/2009]
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Greenpeace: al via la campagna 'Io la bolletta nucleare non la voglio!"

Dopo le manifestazioni durante lo scorso week-end davanti agli uffici postali di 24 città italiane, Greenpeace lancia la protesta contro la "bolletta nucleare" (in .pdf) anche sul web. "Enel e Governo devono smetterla di prendere in giro il Paese sostenendo che il nucleare servirà ad abbassare le bollette degli italiani. In realtà le bollette schizzeranno alle stelle, proprio come quelle che stiamo distribuendo oggi. Il nucleare è una pura follia economica, a meno che qualcuno non ti regali la centrale, e lo Stato si faccia carico di gestire le scorie radioattive per secoli" - afferma Greenpeace.

Oltre ai costi per la realizzazione degli impianti Greenpeace sottolinea che bisogna anche tener conto degli accantonamenti per lo smantellamento dei reattori, della copertura assicurativa in caso di incidenti gravi, dei costi per il riprocessamento delle scorie, per la bonifica dei siti contaminati e per la realizzazione del futuro deposito geologico di stoccaggio.

In Gran Bretagna i soli costi per la gestione delle scorie hanno prodotto un buco nei conti pubblici di 90 miliardi di euro. In Italia il costo dello smantellamento delle vecchie centrali nucleari in funzione prima del 1987 è valutato in circa 4 miliardi di euro, ma si tratta molto probabilmente di una sottostima del costo finale per lo Stato e i contribuenti. "Quanto ci costerà lo smaltimento delle nuove scorie?" - domanda l'associazione ambientalista.

"Con il rilancio del nucleare si permette alle aziende di fare profitti, scaricando i rischi e i costi sulle spalle dei contribuenti e delle generazioni future. E poi puntare sul nucleare ci farà mancare gli obiettivi europei al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili, con ulteriori sanzioni per la collettività" - sostiene Greenpeace..

Entro il 2020 le fonti rinnovabili insieme a misure di efficienza energetica sono in grado di produrre quasi 150 miliardi di kilowattora, circa tre volte l'obiettivo del governo sul nucleare, creando almeno 100mila nuovi posti di lavoro "verdi". "La strada verso l'indipendenza energetica dell'Italia passa obbligatoriamente attraverso lo sviluppo delle rinnovabili, senza costi aggiuntivi per il Paese, senza scorie pericolose da gestire per i prossimi 100 mila anni e senza rischi per la popolazione" - ribadisce l'associazione.

Greenpeace invita a partecipate alla campagna anti-nucleare in tre semplici passi: (1) Scaricando la "bolletta nucleare" (in .pdf) e stampatendola; (2) Facendosi una foto con la bolletta in evidenza; (3) Caricando la propria foto sul gruppo Flickr "La bolletta nucleare non la voglio"! Greenpeace invitainoltre a pubblicare la bolletta sui blog, a diffondete il messaggio su Facebook e i Social network, invitando gli amici a scattarsi una foto: "Mettiamoci la faccia” per dire No al Nucleare!".

Lo scorso fine settembre almeno nove Regioni (Calabria, Toscana, Emilia Romagna, Marche, Liguria, Umbria, Piemonte, Puglia e Lazio) hanno aderito all'appello delle associazioni ambientaliste di ricorrere alla Corte Costituzionale per rivendicare la loro competenza in materia e soprattutto per quanto riguarda la localizzazione degli impianti nucleari. "Il Governo deve tener conto di quanto sta succedendo nel Paese e fare marcia indietro rispetto a una prospettiva, quella del nucleare, costosa e insicura, oltre che inutile rispetto ai problemi energetici italiani" - affermano le associazioni ambientaliste. Un'analisi di Greenpeace sulle tre 'mappe nucleari' dell'Italia fornisce una lista di aree a maggiore vulnerabilità sismica e climatica utile per capire dove potrebbero finire le nuove centrali nucleari.

Greenpeace e Legambiente già da mesi vanno denunciando che "il nucleare è una tecnologia vecchia, inquinante, insicura e costosa che non risolverà nessuno dei problemi energetici del Paese e finirà per affossare ogni altra forma di produzione energetica, come le rinnovabili, condannando il paese all’arretratezza e rinunciando a tutte le opportunità occupazionali (250mila posti di lavoro solo in Germania), tecnologiche e di sostenibilità che le rinnovabili invece garantiscono". Le associazioni ambientaliste avevano già fortemente criticato l'accordo tra Berlusconi e Sarkozy che affiderebbe alla francese la costruzione di quattro centrali nucleari di terza generazione in Italia, la prima operativa dal 2020.

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