FESTA DELLA PALOMBELLA

FESTA DELLA PALOMBELLA: La colomba in croce sulla raggiera vene mostrata alla folla.


Conferenza stampa
del Coordinamento Nazionale
Associazioni Animaliste
1 giugno 2000


Nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina ad Orvieto, il Coordinamento Nazionale Associazioni Animaliste ha ribadito ai giornalisti, giunti anche dalla Gran Bretagna, la propria intenzione di proseguire sulla strada inaugurata ad Assisi il 9 aprile scorso ed ha riaffermato la propria fiducia nella possibilità, esclusa per ora dal Sindaco, di sostituire la colomba viva con un simulacro.

A conferma di come gli appelli del Coordinamento abbiano raggiunto tutta l'Europa, è stata presentata alla stampa anche la colomba di pezza inviata al Vescovo dagli alunni di una scuola elementare tedesca, con l'invito ad utilizzarla al posto dell'animale vivo.

Di seguito il testo della Lettera aperta consegnata dal Coordinamento a Sindaco e stampa.


Riti, muri e speculazioni:
le "ragioni" di molti valgono
il dolore di una colomba?

Lettera aperta al Sindaco e ai cittadini di Orvieto

Egregio signor Sindaco e gentilissimi Orvietani,

Facciamo parte della schiera dei "contestatori di tradizioni popolari" che, accogliendo l'invito del Coordinamento Nazionale Associazioni Animaliste, hanno espresso la propria disapprovazione rispetto alla decisione di impiegare, anche quest'anno, una colomba viva durante le celebrazioni orvietane della prossima festa di Pentecoste.

Siamo tra quelli che hanno inviato lettere, fax e messaggi di posta elettronica per affermare il diritto della colombella bianca - e di tutti gli animali utilizzati in maniera strumentale nelle feste e nelle celebrazioni popolari e religiose - a non essere messa in croce, ma a essere rispettata in sé come animale senziente in grado di soffrire, e per sé come simbolo della purezza e dello Spirito Santo.

Per questo siamo stati pubblicamente accusati di aver orchestrato una "aggressione multimediale" nei confronti della città e, in particolare, del suo Primo Cittadino dietro la quale si celerebbe - ma non accade sempre nella battaglia tra fazioni per ottenere di gestire le cose pubbliche? - "qualche speculazione politica". Eppure, ci siamo limitati a esprimere il nostro dissenso per iscritto, come ci consentono le leggi e le convenzioni senza eccedere nei toni e nelle forme (se qualcuno l'ha fatto, ha sbagliato ed è senz'altro da biasimare).

Abbiamo utilizzato una tradizionale forma di protesta civile per fare conoscere le nostre ragioni non contro la città, i suoi abitanti, i suoi riti e la sua storia (a cui va - lo ribadiamo con forza - tutto il nostro rispetto), ma contro un'usanza secondo noi anacronistica e crudele, contraddittoria come lei stesso, Signor Sindaco, ha affermato nella Sua conferenza stampa e come altre personalità, schierate anche provocatoriamente per il mantenimento dello status quo, hanno di fatto implicitamente ammesso (vedi la lettera aperta del consigliere di AN Pier Luigi Leoni "Palombella ti capisco ma non ti compatisco").

Non crediamo che gli orvietani siano torturatori e non abbiamo intenzione di metterli sullo stesso piano dei massacratori canadesi di foche o di confonderli con gli avvelenatori umbri di cani. Queste sono alcune delle battaglie che abbiamo scelto di combattere, alcuni tra gli avvenimenti che abbiamo deciso di non passare sotto silenzio.

Sono esemplificazioni di ciò che accade quotidianamente nel mondo contro i più deboli, siano essi umani o non umani. Anche se cambia il numero di esseri sacrificati e i modi della loro agonia, non crediamo debba mutare il nostro giudizio sull'iniquità della sopraffazione a cui sono sottoposti.

Non stiliamo graduatorie della violenza, né nei confronti degli animali non umani né nei confronti degli uomini. Uno stupro diventa forse meno condannabile, ingiusto e violento se a subirlo è una sola donna? Come attribuire valori diversi al dolore di un bambino sfruttato, a quello picchiato, violentato o affamato?

Noi tenaci, esagerati, fissati animalisti continuiamo irriducibilmente a credere che il dolore di una colomba non sia quantificabile ai fini del suo rifiuto, né maggiore o minore di quello inflitto ad altri esseri viventi che, a causa della prepotenza di alcuni - pochi o tanti, servi o signori - sono resi oggetto e usati a fini altrui senza un pensiero né un attimo di compassione.

Abbiamo troppo rispetto per le tradizioni per accettare acriticamente, in nome della festa collettiva e del bisogno di riconoscersi come comunità, rituali che abusano di esseri viventi più deboli che dovremmo invece proteggere e tutelare. La storia, anche recente, dimostra che le tradizioni possono essere cambiate con il cambiare della coscienza collettiva. L' apartheid è stato sconfitto in Sud Africa da pochi anni, le donne italiane hanno diritto di voto da poco più di mezzo secolo e i minori sono considerati soggetti di diritto da molto meno.

La società evolve e con essa i riti e le tradizioni: legare in croce una colomba viva e lanciarla appesa a un filo tra il fumo, la confusione, lo scoppio di mortaretti e la folla esultante è una violazione al suo diritto alla vita e alla non sofferenza, è una prevaricazione a prescindere dalla quantità di dolore che le infliggiamo e da quella inflitta da altri, in altri luoghi, ad altre specie e per altre ragioni.

Orvieto si è dimostrata disponibile al dialogo e Lei, Signor Sindaco, aperto al confronto. Ci dispiace veramente che abbiate interpretato la nostra perseveranza come un'aggressione offensiva. Non era questa la nostra intenzione, né possiamo sentirci responsabili di vuote strumentalizzazioni e anacronistici arroccamenti.
Continuiamo a essere fiduciosi che la Festa della Palombella possa essere modificata perché crediamo nell'evoluzione positiva della società e nella capacità della Vostra città di continuare ad amare le sue tradizioni avendo il coraggio di modificarle.

L'immagine di Orvieto, la città del dialogo, della memoria e della tolleranza, non ne uscirebbe sminuita ma rafforzata: sarebbe un esempio per tante altre realtà e una dimostrazione, la più concreta, di forza non di debolezza, la forza della ragione e della pietà, prova eloquente e tangibile dell'apertura di cui la Vostra città va, a ragione, orgogliosa.

Quelli della protesta multimediale


Siamo sulla strada giusta,
quella delle richieste precise

I giornalisti britannici presenti alla conferenza stampa indetta giovedì scorso dal Coordinamento Nazionale Associazioni Animaliste a Orvieto avevano ben regione di esserci...

Il clamore suscitato in Italia e all'estero dalla mobilitazione a favore della sostizione della palombella con un simulacro ci conferma che siamo sulla strada giusta, quella delle richieste precise, della mobilitazione equilibrata e costante, dell'unità sugli obiettivi: la colomba bianca deve giungere ad essere, oltre che simbolo di pace, simbolo internazionale di una nuova volontà di giustizia interspecifica.


Animalisti inglesi contro la Chiesa
Minacciato lo scisma per la Palombella



La Nazione 5 giugno 2000

La polemica contro la festa della Palombella oltrepassa anche la Manica e arriva a scuotere le coscienze del partito inglese dei Tory. Le proteste sono talmente forti da spingere gli animalisti inglesi a ipotizzare l'abbandono della Chiesa cattolica.

Dopo 466 anni dallo scisma promosso da Enrico ottavo per sposare Anna Bolena, si prospetta un'altra uscita dalla Chiesa romana, almeno stando alle parole di Deborah Jones, guida carismatica del "Catholic study circle for animal welfare", un movimento animalista piuttosto diffuso ed alimentato da una forte ispirazione cattolica.

"Fino a poco tempo fa non sapevamo di quel rito, ma adesso c'è gente che pensa di lasciare la Chiesa cattolica se non si ferma la festa. E' assolutamente deplorevole e totalmente ingiustificabile. Deturpa l'immagine di Dio" afferma Debora Jones.

L'idea della colombina che percorre trecento metri lungo un filo legata ad una raggiera metallica per arrivare sul sagrato del dnomo dove è accolta da una selva di mortaretti, non piace nemmeno ai conservatori inglesi.

I Tory si associano allo sdegno già manifestato dagli animalisti londinesi ed una delle personalità piu' in vista del partito, Anne Widdecombe ministro ombra degli Interni, pronuncia parole di fuoco contro la festa orvietana utilizzando come tribuna le pagine del "Sunday Telegraph" e lanciando un monito anche alla chiesa: "La chiesa cattolica non deve prendere parte a qualcosa di così barbarico. Dovrebbe ricordarsi dello spirito di San Francesco d'Assisi. E' una cosa ripugnante" scrive il ministro ombra.

Il clamore intemazionale si aggiunge così alla battaglia in grande stile intrapresa dagli animalisti italiani che da anni chiedono di sostituire con un simulacro l'animale, la cui discesa simbolizza quella dello Spirito Santo sugli apostoli.

Il vescovo di Orvieto, Decio Lucio Grandoni, la pensa in maniera esattamente opposta e si è sempre contrapposto agli animalisti sostenendo che l'animale non soffre affatto ed è anzi un privilegiato perchè viene regalato ad una coppia di sposi evitando cosi di finire in padella.

Il sindaco Stefano Cimic­chi ha ricevuto migliaia di lettere di protesta dall'Italia e dall'estero, ma ha ribadito che la celebrazione non si tocca.

Le uniche concessioni che verranno fatte saranno quelle di proteggere la colomba in una gabbia metallica, ma gli animalisti minacciano denunce per "maltrattamento di animali" in tutte le procure d'Italia.

Claudio Lattanzi


 

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